15 Aprile 2019, h. 18:06

STUDI – Italia primo paese UE per export no-energy verso la Libia, soprattutto alimentare, elettronica e macchinari. Al top per export Salerno, Milano, Napoli, Ravenna e Bergamo. La Libia è 5° fornitore di energia dell’Italia

L’escalation militare della crisi libica, innescata nei primi giorni di aprile, interessa il quarto fornitore di energia dell’economia italiana. Nei giorni scorsi si è svolta, a poche decine di chilometri da Tripoli, l’offensiva del generale Haftar contro le forze del governo Sarraj (vedi informativa sulla situazione in Libia del Presidente Conte). Si aggrava il pericolo per i civili e il rischio terroristico mentre prosegue l’invito della Farnesina ai connazionali di non recarsi in Libia e, a quelli presenti, a lasciare il Paese a causa delle precarie condizioni di sicurezza. Permane, anche nella capitale, la minaccia terroristica e vi è un elevato rischio di sequestri di cittadini stranieri, a scopo di estorsione o di matrice terrorista, in tutto il Paese.

Nel complesso l’interscambio commerciale tra i due paesi sulle opposte sponde del Mediterraneo vale 5.400 milioni. Il saldo del commercio estero per l’Italia è negativo per 3.520 milioni di euro.

Nel 2018 l’export verso la Libia è pari a 1.210 milioni di euro, in crescita dell’11,1% rispetto all’anno precedente e in accentuazione rispetto al +1,3% del 2017. L’export totale, al netto del comparto energetico (manifattura no-energy), è pari a 573 milioni di euro e nel 2018 presenta una crescita del 19,1%. L’Italia è il primo paese dell’Unione europea per esportazione di beni no-energy verso la Libia, con il 20,5% del totale Ue, davanti alla Spagna (14,7%) e alla Germania (11,3%).

I maggiori settori no-energy interessati dall’export verso la Libia sono Alimentari (12,4%), Apparecchiature elettriche e app. per uso domestico non elettriche (8,0%), Macchinari (6,4%) e Prodotti chimici (2,7%). In particolare i prodotti più venduti sono Frutta e ortaggi con il 5,4%, Apparecchiature di cablaggio con il 4,2%, Macchine di impiego generale con la quota di 3,3%, e Saponi e detergenti e cosmetici (1,3%). Tra i maggiori settori nel 2018 la miglior dinamica si registra per le Apparecchiature di cablaggio (+118,6%), Saponi e detergenti (33,5%) mentre sono in controtendenza le Macchine (in riduzione del 23,8%).

In chiave territoriale l’export manifatturiero no-energy è più elevato a Salerno con 60 milioni di euro, seguito da Milano con 50 milioni, Napoli con 43 milioni, Ravenna con 34 milioni, Bergamo con 27 milioni, Parma con 22 milioni, Padova con 20 milioni, Mantova con 19 milioni, Firenze con 18 milioni e Roma con 17 milioni.

L’88,8% dell’interscambio commerciale Italia-Libia deriva da prodotti energetici. La Libia è il nostro quinto fornitore di prodotti energetici con il 7,9%, dopo la Russia (che detiene il 20,1%), Algeria (10,7%), Azerbaigian (10,5%) e Arabia Saudita (8,4%).

In particolare la Libia è il nostro quarto fornitore di gas naturale dietro a Russia, Algeria e Qatar; il paese nord africano mantiene una analoga rilevanza per il petrolio greggio, dietro a Azerbaigian, Iraq e Arabia Saudita, mentre scende al decimo posto per i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio.

La Libia è il nono mercato di sbocco del petrolio raffinato esportato dall’Italia. L’export dei prodotti della raffinazione del petrolio si concentra pressoché interamente nelle province di Siracusa (51,3% del totale) e Cagliari (47,5%), la prima con le vendite in Libia in crescita del 37,5% mentre la seconda registra un andamento negativo dell’8,4%.

Il conflitto in corso determinerà effetti pesanti sull’economia libica che nel 2019 – secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale pubblicate la scorsa settimana – salirebbe del 4,3%. La previsione sembra comunque scritta sulla sabbia: il rapporto del Fondo indica, infatti, che sullo sfondo di una guerra civile, è bassa l’affidabilità dei dati della Libia, in particolare delle proiezioni a medio termine. Va evidenziato che dal 2011, anno di scoppio della guerra civile e dell’intervento militare internazionale, il Pil della Libia, valutato a prezzi costanti, ha subito un crollo dei terzi (-65,4%), su cui ha giocato un ruolo decisivo la contrazione delle vendite di commodity energetiche, in particolare quelle all’Italia, che nello stesso arco di tempo sono scese in volume del 67,7%.

Il focus sull’interscambio energetico nella rubrica dell’Ufficio Studi su QE-Quotidiano energia.

 

 

Export manifatturiero no-energy verso la Libia nei Paesi Ue

2018, milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

Export manifatturiero verso la Libia per settore

anno 2018, composizione % sul totale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Export manifatturiero no-energy verso la Libia: le prime 20 province

anno 2018, milioni di euro  – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

Libia: PIL ed export di energia verso l’Italia 2010-2018

indice 2010=100, Pil a prezzi costanti, export deflazionato con prezzi import di energia dell’Italia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fondo monetario internazionale e Istat

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