30 Aprile 2025, h. 11:19 Notizie

MEDIA – Lo Spirito Artigiano del Made in Italy: cultura, innovazione, atto creativo

Il nuovo numero di Spirito Artigiano racconta il Made in Italy come linguaggio, cultura, atto creativo, vocazione, innovazione. Un patrimonio da preservare, comprendere e valorizzare con uno sguardo rinnovato e profondamente umano.

Il numero si apre con un contributo di Beniamino Mirisola, docente a contratto di Letteratura Italiana all’Università Ca’ Foscari di Venezia e di Didattica della Lingua Italiana all’Università di Trieste e tra gli autori de ‘L’Abbecedario del made in Italy’, ispirato ai Sillabari di Goffredo Parise. Con parole scelte con cura – italiane, vive, non abusate – la Fondazione Germozzi e Confartigianato propongono questo nuovo ‘vocabolario del fare artigiano’, volto a restituirgli senso, profondità e autenticità. Tra termini inattesi come ‘fatica’ e concetti evocativi come ‘sinestesia’ o ‘genius loci’, l’opera si configura come un mosaico di racconti e riflessioni che restituiscono la ricchezza sensoriale e simbolica del Made in Italy. Al centro, la dialettica tra spirito e materia, racconto e gesto, innovazione e tradizione, fino ad arrivare al tema invisibile ma fondamentale: l’autenticità.

A questi temi si ricollega il contributo del professor Stefano Zamagni che  tratteggia l’artigianato come modello virtuoso di sviluppo sostenibile e coesione sociale. L’artigianato viene descritto come un atto di virtù, dove la creazione è un gesto d’amore per il mestiere; come espressione di innovazione, capace di integrare nuove tecnologie senza perdere la connessione con la tradizione; come forma di resilienza, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e culturali restando fedele alla propria identità; e infine come patrimonio culturale e sociale, testimone di un’Italia che costruisce legami e mantiene vive le comunità locali.

E, ancora, un’appassionata intervista di Federico Di Bisceglie a Camillo Langone, giornalista e scrittore, che interpreta l’artigianato come anima nascosta dell’Italia resistente. Per Langone, l’artigianato è presidio di autenticità e antidoto all’omologazione imposta dalla modernità. Esso vive nei borghi, nei luoghi decentrati, nelle botteghe che ancora custodiscono sapere, identità e spiritualità. Ma per resistere davvero, afferma Langone, l’artigianato ha bisogno di essere difeso dalle insidie della burocrazia e della standardizzazione, e di una maggiore consapevolezza sociale del suo valore culturale, artistico ed esistenziale.

Dominique Meyer, figura di spicco della cultura europea, racconta, in un’intervista a Marco Grazioli, Presidente di The European Ambrosetti, il suo percorso umano e professionale, ponendo al centro il valore dell’artigianato teatrale. Ex Sovrintendente del Teatro alla Scala, ha guidato l’istituzione milanese durante una delle fasi più critiche, introducendo innovazione tecnologica, sostenibilità, inclusione e un nuovo dialogo con le giovani generazioni. Per Meyer, il teatro è un luogo vivo di saperi artigianali, che va preservato e rilanciato: dai costumi alla scenografia, dai laboratori ai corpi di ballo, la dimensione del “fare con le mani” resta fondamentale. Il suo approccio alla leadership si fonda sulla fiducia costruita quotidianamente, con rispetto, ascolto e presenza costante. Meyer evoca figure che lo hanno ispirato – da Nureyev a Strehler – e sottolinea la necessità di tutelare i lavoratori del teatro, in particolare i ballerini, per i quali propone un modello sostenibile di transizione verso una “seconda carriera”.

Carlo Adelio Galimberti, pittore e storico dell’arte, esplora l’origine culturale e umanistica dell’artigianato italiano, radicandola nel Rinascimento, quando nelle botteghe l’arte del fare si coniugava allo studio della natura, della geometria, della mitologia e della letteratura. L’autore evidenzia come questa tradizione abbia trasformato il lavoro manuale in un atto creativo quasi “divino”, capace di generare bellezza, innovazione e significato. Attraverso esempi emblematici – da Brunelleschi a Cellini – Galimberti mostra come la formazione culturale degli artigiani abbia alimentato una progettualità estetica che perdura nel tempo, fino al contemporaneo “Made in Italy”. L’artigianato, secondo l’autore, è il frutto di un dialogo costante tra conoscenza, sensibilità artistica e abilità tecnica, che oggi come ieri resiste all’omologazione della produzione seriale industriale, offrendo al mondo manufatti unici, espressione di un’identità culturale profonda e condivisa.

Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, analizza la posizione dell’Italia nel panorama economico internazionale. In un contesto segnato da instabilità geopolitica, guerre commerciali e transizione industriale, l’Italia emerge come un modello di resilienza grazie a tre pilastri strategici: qualità, innovazione e biodiversità territoriale. Il sistema delle micro e piccole imprese italiane, pur vulnerabile agli shock esterni, si distingue per l’elevata incidenza di attività innovative e per l’eccellenza dei suoi prodotti – dal design all’agroalimentare, dalla moda alla meccanica – conquistando i vertici europei dell’export in molti settori. Quintavalle sottolinea come la forza del made in Italy risieda nella capacità di coniugare tradizione e modernità, valorizzando i saperi locali all’interno di distretti produttivi specializzati, in grado di competere sui mercati globali.

Paolo Conti, giornalista e scrittore, ricostruisce la straordinaria vicenda del Teatro La Fenice di Venezia, rinato più volte dalle proprie ceneri grazie al lavoro sapiente degli artigiani. Dall’inaugurazione del 1792 alle ricostruzioni dopo gli incendi del 1836 e del 1996, l’autore mostra come l’artigianato – con i suoi saperi tramandati e la sua capacità di coniugare tradizione e precisione – sia stato protagonista assoluto. Conti racconta, attraverso le parole di critici e protagonisti come Mauro Carosi, Alessandro Favaretto Rubelli e Massimo Soffiato, un’impresa corale che ha restituito vita e identità al teatro, simbolo del legame indissolubile tra cultura e maestria manuale.

Letizia Sinisi, esperta di cultura e turismo delle radici e titolare di ItalyRooting Consulting, analizza questo fenomeno che coinvolge milioni di oriundi italiani nel mondo in cerca delle proprie origini. L’artigianato italiano, scrigno di tradizioni e identità, è al centro di questo processo di riscoperta e rappresenta un potente attrattore culturale ed economico. Sinisi propone un modello di sviluppo territoriale che unisce il turismo esperienziale alla valorizzazione delle botteghe artigiane, ponendo l’accento su formazione, digitalizzazione e governance locale per contrastare lo spopolamento delle aree interne e rafforzare il Made in Italy. Sinisi si concentra sul futuro dell’artigianato come ponte tra tradizione e innovazione. Evidenzia come nuove tecnologie – dalla stampa 3D alla realtà aumentata – possano integrarsi con i mestieri antichi senza snaturarne l’anima. Sottolinea inoltre l’importanza della formazione per preparare gli artigiani ad accogliere turisti internazionali, trasformando le botteghe in luoghi di racconto e interazione. Il turismo delle radici diventa così occasione per un’economia sostenibile e identitaria, dove l’artigiano è ambasciatore della cultura italiana nel mondo.

Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management presso l’Università di Bergamo e Vice Presidente del Comitato Turismo OCSE, analizza la crescente rilevanza del turismo caseario come motore per valorizzare il Made in Italy e i territori. Attraverso i dati del “Primo Rapporto sul turismo ed il mondo caseario”, evidenzia come sempre più turisti italiani e internazionali siano attratti da esperienze legate alla produzione del formaggio, tra caseifici, laboratori, cheese bar e musei. Il settore si configura così non solo come elemento culturale e gastronomico, ma anche come leva economica e strumento contro l’Italian sounding. Garibaldi sottolinea l’importanza di fare rete tra produttori, operatori turistici e istituzioni per strutturare un’offerta integrata, emozionale e autentica.

Marco Brogna, docente di Pianificazione Turistica presso l’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’ITS Turismo Academy, propone una riflessione ampia sull’evoluzione del turismo culturale in Italia, sottolineando come l’esperienza e l’emozione siano diventate le nuove parole chiave del settore. Il nostro Paese, ricco di eccellenze artigiane e agroalimentari, ha tutte le carte in regola per intercettare questa domanda, a patto di investire nella qualità dei servizi e nella professionalizzazione degli operatori. Brogna richiama la necessità di colmare il divario tra domanda e offerta turistica, puntando su innovazione tecnologica, nuove figure professionali e una maggiore coesione tra le imprese, magari attraverso reti e associazioni, affinché l’artigianato e il turismo possano crescere insieme su scala globale.


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