Venti di guerra e instabilità geopolitica, rischi per 9,8% del made in Italy e 40,7% dell’import di energia
Con l’attacco di Israele all’Iran nella notte tra giovedì e venerdì scorsi si intensificano i venti di guerra che nell’estate del 2025 interessano i paesi del Medio Oriente, con alcune aree limitrofe – Egitto, Libia e Turchia – su cui si possono riverberare gli effetti della crisi mediorientale, i paesi coinvolti nella guerra russo-ucraina a cui si aggiungono India e Pakistan, interessati da scontri ai confini a inizio maggio.
L’acuirsi della crisi in Medio Oriente ha determinato un rialzo delle quotazioni delle commodities energetiche, accentuando l’incertezza sugli scambi internazionali, già elevata a causa dell’annunciata guerra dei dazi. Per l’Italia è a rischio la ripresa delle esportazioni avviata nel primo quadrimestre dell’anno.
L’Italia presenta una elevata dipendenza energetica dalle aree maggiormente interessate dai conflitti, con un import per petrolio greggio e raffinato e gas naturale da 17 dei 25 paesi in esaame che nel 2025 ammonta a 27,6 miliardi di euro, rappresentando il 40,7% degli acquisti di energia dall’estero. Si tratta di una dipendenza elevata, ma in discesa (era del 64,0% nel 2021) a seguito del taglio delle forniture di gas e petrolio russo.
Nel dettaglio dall’area in esame l’Italia nel 2025 (ultimi dodici mesi a marzo) importa 13,2 miliardi di petrolio greggio pari al 50,9% dell’import di questa commodity, di 8,8 miliardi di euro di gas naturale, pari al 37,3% del totale e di 5,7 miliardi di petrolio raffinato, pari al 47,0% del totale. Assenti gli acquisti di carbone ed energia elettrica.
Tensioni sui prezzi dell’energia e impatto sulla crescita – L’analisi di rischio effettuata dal MEF nel Documento di finanza pubblica indica che un livello dei prezzi che, dal terzo trimestre del 2025 a tutto il 2026, risultasse più elevato rispetto allo scenario di riferimento di 10 dollari al barile per il petrolio e di 10 euro al MWh del gas determinerebbe un impatto negativo sul tasso di crescita del PIL di 0,2 punti percentuali nel 2026 e di 0,1 punti nel 2027.
La spinta dei prezzi dell’energia determinerebbe un rialzo delle aspettative di inflazione e potrebbe determinare un rinvio dei prossimi tagli dei tassi da parte della BCE che metterebbe un freno alla ripresa degli investimenti, indicati in crescita dell’1,2% nel 2025 e dell’1,7% nel 2026 nelle ultime previsioni dell’Istat.
Nelle aree in guerra il 9,8% dell’export – Una crescente instabilità geopolitica potrebbe compromettere la ripresa dell’export, già a rischio nel caso di esito negativo dei negoziati sui dazi, e rallentare il tentativo di recupero della crisi della manifattura, sottolineato da Confartigianato nei giorni scorsi. I dati pubblicati dall’Istat venerdì scorso confermano nei primi quattro mesi del 2025 una dinamica tendenziale dell’export positiva (+2,5%), con un maggiore dinamismo dei paesi UE (+2,8%) rispetto ai paesi extra UE (+2,1%), manifestando una inversione di segno rispetto al -0,4% del 2024.
Nel complesso il rischio geopolitico determinato dai conflitti interessa un’area che complessivamente include 25 mercati – di cui 17 in Medio Oriente – e nella quale nel 2025 (ultimi dodici mesi a marzo) il made in Italy vale 61,4 miliardi di euro, pari al 9,8% dell’export totale e il 19,9% delle esportazioni dei paesi extra Ue. Nel dettaglio le esportazioni ammontano a 27,1 miliardi in Medio Oriente, a 21,9 miliardi nei tre paesi confinanti di Egitto, Libia a Turchia, 6,6 miliardi tra Russia, Ucraina e Bielorussia e 5,8 miliardi in India e Pakistan.
Nel complesso dei mercati in esame nel primo trimestre del 2025 si osserva un ristagno (-0,6%) dell’export, combinazione di diminuzioni del 14,7% nei paesi confinanti l’area mediorientale di Egitto, Libia e Turchia e del 10,4% sui paesi interessati dalla guerra russo-ucraina non sufficientemente compensati dagli aumenti del 13,7% in Medio Oriente, e del 6,0% in India e Pakistan.
I maggiori mercati del Medio Oriente sono Emirati Arabi Uniti con 8,4 miliardi di euro (+21,5% nel primo trim. 2025 vs +19,4% nel 2024), Arabia Saudita con 6,4 miliardi (+10,1% nel primo trim. 2025 vs +27,9% nel 2024), Israele con 3,4 miliardi (+12,0% nel primo trim. 2025 vs -1,1% nel 2024), Qatar con 2,3 miliardi (-18,3% nel primo trim. 2025 vs -9,4% nel 2024), Kuwait con 1,6 miliardi (+154,2% nel primo trim. 2025 vs -43,2% nel 2024) e Libano con 0,8 miliardi (-4,6% nel primo trim. 2025 vs -25,1% nel 2024).
Tra i paesi confinanti l’area di crisi mediorientale troviamo la Turchia con esportazioni per 16,8 miliardi di euro (-17,8% nel primo trim. 2025 vs +23,9% nel 2024), Egitto con 2,8 miliardi (-0,7% nel primo trim. 2025 vs -16,6% nel 2024) e Libia con 2,3 miliardi (-5,5% nel primo trim. 2025 vs +34,2% nel 2024). La guerra alle porte d’Europa in corso da oltre tre anni interessa Russia con l’export che vale 4,1 miliardi di euro (-17,1% nel primo trim. 2025 vs -7,2% nel 2024), Ucraina con 2,2 miliardi (+8,3% nel primo trim. 2025 vs +21,9% nel 2024) e Bielorussia con 0,3 miliardi (-23,2% nel primo trim. 2025 vs +23,7% nel 2024 mentre sul fronte dei conflitti nel continente asiatico troviamo l’India con 5,3 miliardi (+5,7% nel primo trim. 2025 vs +1,0% nel 2024) e il Pakistan con 0,5 miliardi (+8,7% nel primo trim. 2025 vs +9,0% nel 2024).
Export di 20,3 miliardi di euro in settori di MPI – I settori con le maggiori esportazioni nei mercati in esame sono quelli di macchinari e impianti con 14,3 miliardi di euro nel 2024 (23,2% dell’export nei 25 paesi in esame), altre manifatture con 9,7 miliardi (15,7%), metallurgia e metalli con 5,1 miliardi (8,2%) e moda con 5 miliardi (8,2%). Un terzo (33,0%) dell’export nell’area dei 25 paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa è prodotto in settori di micro e piccola impresa, per un totale di 20,3 miliardi di euro. In questi comparti a maggiore vocazione di MPI, oltre alla moda troviamo le altre manifatture, dominate da gioielleria e occhialeria, con 8,4 miliardi di euro (13,7%), alimentari con 2,8 miliardi (4,6%), prodotti metallo con 2,5 miliardi (4,1%) e mobili con 1,3 miliardi (2%).
Export nei mercati coinvolti da conflitti per settore e totale settori MPI
2024, milioni di euro, Medio Oriente, Egitto, Libia, Turchia, Russia, Ucraina, Bielorussia, India e Pakistan, settori MPI: C10, CB, C16, C18, C25, C31 e C32
Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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