Spirito artigiano alla scoperta dei maestri del lusso autentico made in Italy
 Il nuovo numero di Spirito Artigiano è interamente dedicato al tema “Lusso e Valore Artigiano”. Un viaggio tra storie, riflessioni e visioni che raccontano come la sapienza delle mani e dell’ingegno dei nostri artigiani continui a definire l’essenza più autentica del bello, del prezioso, dell’unico.
Il nuovo numero di Spirito Artigiano è interamente dedicato al tema “Lusso e Valore Artigiano”. Un viaggio tra storie, riflessioni e visioni che raccontano come la sapienza delle mani e dell’ingegno dei nostri artigiani continui a definire l’essenza più autentica del bello, del prezioso, dell’unico.
Il numero si apre con le riflessioni del Presidente di Confartigianato Marco Granelli, “Quando nel lusso l’industria imita l’artigianato. E l’originale vince sempre”. Granelli indaga il paradosso contemporaneo di un’industria del lusso che, pur cercando di affermare la propria potenza creativa, finisce per attingere ai gesti, ai valori e alle estetiche dell’artigianato. Da questo “furto”, osservsa, nasce un effetto inatteso: rafforzare il mito e il valore simbolico dell’artigiano, “imprenditore di sé stesso” e custode di un sapere irripetibile.
Nel suo contributo “Sul lusso, sugli artigiani e altro ancora per la produzione artigiana di massa”, il Presidente della Fondazione Germozzi, Giulio Sapelli, rilegge il valore storico e simbolico dell’artigianato italiano come radice del pensiero economico e civile moderno. Un invito a costruire una “nuova sapienza artigiana” capace di unire tradizione e tecnologia, piccola scala e intelligenza produttiva: “piccolo è bello, anche su larga scala”.
In “Valore artigiano”, Stefano Micelli (Università Ca’ Foscari di Venezia) racconta il caso di Dallara, eccellenza della Motor Valley emiliana, come modello di impresa che unisce innovazione e cultura del lavoro artigiano. Una storia che dimostra come la crescita internazionale possa convivere con la centralità delle persone e la cura per il dettaglio: “Il valore artigiano costituisce un tesoro da riconoscere e promuovere per impostare un percorso di crescita possibile e necessario”.
Con “La moda italiana alla prova del futuro: come difendere il primato del Made in Italy”, Flavio Sciuccati (The European House – Ambrosetti) analizza le trasformazioni globali del lusso e le sfide che attendono il sistema moda italiano: sostenibilità, digitalizzazione, nuove generazioni e nuovi mercati. “Il Made in Italy non ha perso valore”, scrive Sciuccati, “ma rischia di perdere rilevanza simbolica se non saprà evolversi nella percezione globale”.
Il professor Enrico Maria Mosconi (Università della Tuscia), intervista da Federico Di Bisceglie, riflette sulla cultura materiale come patrimonio vivo e identitario dell’Italia. “L’artigianato è lusso perché è unicità. Non nel prezzo, ma nel valore. È un frammento di identità, di cultura, di tempo umano”. Mosconi invita a considerare la tecnologia come alleata “a misura d’uomo” e sottolinea il ruolo cruciale del racconto e della trasmissione: “Raccontare chi crea è parte integrante del prodotto. Lo storytelling restituisce valore al lavoro artigiano”.
Nel suo contributo, Paolo Manfredi, consulente per la Trasformazione digitale di Confartigianato, interpreta la crisi del lusso come opportunità per riscoprire un modello italiano fondato su sostenibilità, umanità e cultura del fare.
Attraverso esempi concreti – dal camiciaio Siniscalchi al sarto Demis Marin di Ramosalso – Manfredi racconta un lusso che non ostenta, ma dialoga; un lusso “discreto, intelligente, personale”. “Il nostro lusso nasce dove la distanza tra chi crea e chi consuma è breve, dove la relazione ha spazio, e la bellezza è sinonimo di benessere condiviso”.
Gabriella Degano, Responsabile Internazionalizzazione e Promozione di Confartigianato Imprese, firma un contributo dedicato al ruolo dell’artigianato come ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ripercorre l’evoluzione del concetto di lusso, da simbolo di ostentazione a ricerca di autenticità, raccontando come l’artigianato italiano sia diventato oggi una forma di “umanesimo applicato”. Dalle botteghe alle vetrine globali, ogni manufatto è un gesto di bellezza silenziosa, espressione di etica, sensibilità e cultura del tempo. Degano descrive come il lusso artigiano non parli più ai miliardari in cerca di status symbol, ma a una nuova generazione di consumatori globali – giovani, colti, consapevoli – che cercano oggetti con un’anima. “Il marchio non è più l’elemento decisivo. Conta la storia, l’origine, il valore umano e culturale racchiuso in un capo, in una borsa, in un gioiello. In una parola: l’identità”. Dagli Emirati Arabi agli Stati Uniti, passando per l’Asia e l’Africa emergente, l’Italia esporta non solo oggetti, ma valori: il tempo, la sensibilità, la cultura del fare bene.
Nel panorama delle imprese che incarnano il valore autentico del Made in Italy, la Stamperia Pascucci di Gambettola rappresenta un unicum: un laboratorio d’arte e di cultura materiale capace di trasformare la tradizione in linguaggio contemporaneo. Fondata nel 1826, è oggi guidata dalla settima generazione della famiglia Pascucci.
Il celebre “colore ruggine” è diventato simbolo della Romagna, emblema di una bellezza discreta e resistente.
Collaborazioni con artisti come Tonino Guerra, Dario Fo e Ilario Fioravanti hanno trasformato i tessuti Pascucci in opere d’arte riconosciute in tutto il mondo. Nel 2026, la Stamperia festeggerà 200 anni di attività: due secoli di arte manuale, memoria e innovazione.
Un contributo che affronta il tema della valorizzazione strategica dei marchi dell’artigianato di qualità. Gli autori, Marco Bettiol (Università di Padova) e Selena Brocca (Upskill 4.0), presentano il progetto Brandratio.it, una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale per misurare il valore della marca nelle piccole e medie imprese.
Tre le leve individuate per costruire un brand premium: Autenticità narrativa – lo storytelling come testimonianza verificabile del saper fare; Esperienza significativa – la relazione con il cliente come prova tangibile del valore; Relazioni di comunità – la reputazione come sviluppo condiviso. Un percorso che consente alle PMI italiane di affrancarsi da logiche di filiera e dialogare direttamente con una domanda globale attenta alla qualità e all’etica produttiva. Il futuro delle nostre imprese sarà tanto più sostenibile quanto più sapranno trasformare la loro storia in valore percepito”.
Maria Luisa Rubino (Confartigianato Moda e Confartigianato Artistico) propone un’ampia riflessione sul nuovo “rinascimento artigiano”, in cui moda e oreficeria tornano a essere motori economici e culturali del Paese.
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, il comparto del lusso artigiano conta oltre 49.000 imprese e 144.000 addetti: un cuore pulsante di saperi, lavoro e identità. Rubino sottolinea la necessità di un sistema che tuteli la qualità, la tracciabilità e la legalità, evitando di gravare sulle piccole botteghe. “Nel rapporto tra lusso e artigianato, la sostenibilità non è solo ambientale ma anche economica e sociale”.
La visione proposta delinea un modello in cui l’eccellenza non è compatibile con lo sfruttamento, e la bellezza del prodotto riflette la dignità di chi lo crea.
Il viaggio di Spirito artigiano parte da Milano e arriva a Ginevra, seguendo la storia della Maison Siniscalchi, fondata nel 1948 e oggi guidata da Alessandro Siniscalchi. “Lusso non è solo una parola elegante – afferma il maestro camiciaio – ma una traiettoria che attraversa mani esperte, tempi lenti e materiali che parlano da soli.”
In un mondo globale e veloce, la vera esclusività diventa la personalizzazione: ogni camicia Siniscalchi è una seconda pelle, un gesto umano tracciabile in ogni punto e cucitura. Un simbolo della sartoria italiana che continua a incarnare il lusso autentico: discreto, su misura, eterno.
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