8 Maggio 2025, h. 08:00 Studi
STUDI – Le sfide delle imprese moda tra transizione green e crisi della manifattura. La Moda sostenibile secondo Confartigianato
Negli ultimi anni, la moda italiana sta vivendo una fase di profonda trasformazione, spinta da un lato dalla crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità e dall’altro dalla reattività delle imprese alla crisi, ora accentuata dalla guerra dei dazi avviata dagli Stati Uniti.
Le nuove generazioni di consumatori si dimostrano sempre più consapevoli dell’impatto ambientale e sociale dei propri acquisti. In risposta le imprese della moda stanno adottando pratiche più sostenibili. La tracciabilità della filiera, l’uso di materiali ecologici, la riduzione degli sprechi e la promozione dell’economia circolare sono diventati principi guida diffusi tra le imprese del settore. Alla scelta etica si associa anche una maggiore competitività, dato che i consumatori premiano i prodotti che dimostrano coerenza e responsabilità.
Parallelamente, la moda italiana deve fare i conti con una profonda crisi che ha colpito il comparto e che ora potrebbe aggravarsi con le difficoltà legate alla guerra commerciale: L’introduzione di dazi mette sotto pressione l’export, storicamente uno dei punti di forza del sistema moda italiano.
Il punto sulla congiuntura della moda – A febbraio 2025 la produzione della moda scende del -12,9%: si tratta del 25esimo mese consecutivo con il trend in territorio negativo. Nel totale del primo bimestre del 2025 la produzione scende del 12,7% una tendenza che peggiora di circa un punto percentuale la flessione dell’11,8% del 2024. Ad aprile le attese sugli ordini ristagnano, con saldo a -8 rispetto al -8,5 di marzo e in peggioramento rispetto al -2,5% di febbraio. Sempre nei primi due mesi di quest’anno le esportazioni della moda scendono del 6,0% su base annua, in controtendenza rispetto al +1,4% della manifattura e con una flessione più intensa (-10,1%) nei mercati extra UE. Nel dettaglio settoriale, il calo è più marcato per gli articoli in pelle (-6,7%) e abbigliamento (-6,1%), mentre è meno pronunciato per i prodotti tessili (-3,6%).
I consumi rimangono deboli: dopo che nel 2024 i consumi delle famiglie per abbigliamento e calzature sono scesi di 1.632 milioni di euro, pari al -2,4% rispetto all’anno precedente, a marzo 2025 le vendite al dettaglio di abbigliamento e calzature cedono del 3,0% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e nel complesso dei primi tre mesi del 2025 segnano una flessione dell’1,7% su base annua, con una maggiore accentuazione per le calzature (-4,4%) rispetto all’abbigliamento (-0,9%).
Le attese sull’occupazione sono in forte calo: le assunzioni previste nel trimestre aprile-giugno 2025 dalle imprese del tessile, abbigliamento e calzature sono in calo del 12,5% a fronte del calo dell’1,5% della media del manifatturiero. Le tensioni del primo bimestre dell’anno sui prezzi dell’energia si attenuano: il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica ad aprile scende al di sotto della media del 2024. Persiste un rincaro del 18,5% del prezzo medio dei primi quattro mesi del 2025 rispetto alla media del 2024. Il settore della moda registra un consumo di energia elettrica di 4,5 TWh con un costo dell’elettricità che, ai prezzi medi calcolati da Eurostat, si stima che superi un miliardo di euro.
I rischi dei dazi USA – Nel primo bimestre 2025, a fronte del calo -6,0% dell’export della moda, va segnalata la crescita del 3,4% delle vendite negli Stati Uniti. Questa tendenza positiva, però, si potrebbe invertire qualora il negoziato USA-UE sui dazi non approdasse ad un accordo entro luglio e venissero applicate le tariffe aggiuntive annunciati ad aprile. L’export della moda sul mercato statunitense nel 2024 vale 5.569 milioni di euro, che rappresenta l’8,7% delle vendite di prodotti manifatturieri negli USA.
Il significato di Moda sostenibile secondo Confartigianato – Il complesso mix di fattori spinge molte aziende a rivedere le proprie strategie produttive e commerciali, maggiormente orientate alla sostenibilità. Il profilo della sostenibilità delle imprese della moda, un settore ad alta vocazione artigiana, è stato presentata da Maria Luisa Rubino, Responsabile nazionale Federazioni Moda e Artistico, nel corso dell’evento ‘Sustainab-Italy. La sostenibilità della moda Made in Italy nelle percezioni dei consumatori’ organizzato nell’ambito della Giornata del Made in Italy.
L’intervento ha evidenziato il ruolo cruciale delle micro e piccole imprese nella moda sostenibile italiana, fondata su qualità artigianale e filiere territoriali. La sostenibilità viene intesa in senso ambientale, sociale ed economico, grazie a pratiche produttive etiche e processi a basso impatto. Le certificazioni rappresentano strumenti essenziali per garantire trasparenza, sicurezza e tracciabilità, rafforzando l’immagine del Made in Italy nel mondo. I consumatori sono sempre più attenti e orientano il mercato verso prodotti certificati e responsabili. Le imprese artigiane si confermano presidio di innovazione sostenibile e coesione sociale.
Investimenti e azioni per la sostenibilità – Nell’intervento di Confartigianato è stato ricordato che nel 2024, nonostante le difficili condizioni del credito determinate dalla stretta monetaria, il 21,6% delle imprese del settore del tessile, abbigliamento e calzature hanno investito in prodotti e tecnologie green.
L’analisi dei dati Istat evidenzia che tra gli investimenti per una gestione più efficiente e sostenibile dell’energia e dei trasporti si osserva una maggiore diffusione per l’installazione di macchinari e impianti ad alta efficienza energetica e di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, seguiti dall’ acquisto veicoli a basse emissioni (elettrici, ibridi o alimentati a gas) e l’isolamento termico degli edifici e la realizzazione di edifici a basso consumo energetico.
Produzione della moda
gennaio 2022-febbraio 2025, var. % tendenziale, dati corretti per i giorni lavorativi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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