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Dazi USA, rinvio al 1° agosto. Rischi per 17,9 mld € di export in settori MPI e i territori. Granelli: “Prevalga linea dialogo Usa-Ue”

Con le lettere di ieri il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha stabilito dazi per una serie di paesi, con aliquote che vanno dal 25% per Giappone e Corea del Sud al 40% nei confronti di Laos e Myanmar. La Casa Bianca proroga al 1° agosto l’Ordine Esecutivo di applicazione delle tariffe reciproche del 9 aprile e che scadeva il 9 luglio, ampliando così i tempi per la trattativa anche con l’Unione europea. E’ possibile l’invio di ulteriori lettere, con cui Washington intende condizionare il punto di caduta dei negoziati.

Persiste quindi un clima di incertezza, ma le imprese italiane danno credito alle trattative avviate ad aprile: a giugno l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere registra un aumento dopo quello registrato a maggio. Un segnale positivo, colto nel 34° report congiunturale di Confartigianato, arriva dalla ripresa del volume del commercio internazionale, che nel primo quadrimestre del 2025 cresce del 4,4%, migliorando il +2,4% del 2024.

Effetti diretti e indiretti dei dazi e il made in Italy negli USA – I dazi peseranno sull’export diretto negli Stati Uniti, ma non solo: si genererà anche un effetto indiretto dato da una minore domanda di paesi che esportano prodotti negli Stati Uniti che utilizzano come input semilavorati e macchinari prodotti in Italia.

Sul mercato statunitense il made in Italy nel 2025 (ultimi dodici mesi ad aprile) vale 66.618 milioni di euro. Sempre nel 34° report congiunturale viene proposta l’analisi del trend dell’export manifatturiero negli USA nel primo trimestre del 2025.

I dazi peggiorano il debole trend del 2025 nei settori di MPI – Nel primo quadrimestre 2025 l’export verso gli Stati Uniti segna una crescita dell’8,2%, combinazione di un forte aumento, pari al +74,5%, nel settore farmaceutico e di una riduzione del 2,6% nei restanti settori della manifattura.

Nel totale dei settori di MPI – i comparti di alimentare, moda, legno e arredo, prodotti in metallo, altre manifatture (che comprendono gioielleria e occhialeria) in cui le micro e piccole imprese determinano oltre il 60% dell’occupazione – l’export nel 2025 (ultimi 12 mesi a marzo) vale 17.870 milioni di euro, pari allo 0,9% del PIL, e nel primo trimestre segna un aumento dell’1,0%. La tenuta è data dal trend positivo dell’alimentare (+9,3%) e della moda (+3,6%), mentre cala l’export delle altre manifatture (-9,7%), che comprendono occhialeria e gioielleria, dei prodotti in metallo (-6,8%) e dei mobili (-2,0%). Pur con un peso più contenuto, si osserva un trend positivo per il legno.

Sulla competitività del made in Italy sul mercato USA pesa il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro dell’11,2% tra gennaio e giugno 2025.

“È indispensabile – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – che l’Italia e l’Unione Europea mantengano aperto il dialogo con Washington per scongiurare un’escalation protezionistica che penalizzerebbe in particolare i territori fortemente esposti come Toscana, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Allo stesso tempo, chiediamo al Governo italiano misure concrete per sostenere la competitività internazionale delle nostre imprese: strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione e investimenti infrastrutturali ed energetici che rafforzino la resilienza del nostro sistema produttivo. I nostri imprenditori artigiani e le nostre Mpi hanno dimostrato di saper affrontare le sfide globali con qualità, flessibilità e radicamento nei territori. Ora serve una visione strategica che le accompagni e le tuteli in questa nuova fase di incertezza”.

I territori più esposti nel mercato USA nei settori di MPI – Un grado di esposizione superiore alla media nei settori di MPI nelle regioni si riscontra in Toscana con 2.943 milioni pari al 2,3% del PIL, con un maggiore export per moda (51,6%) e alimentare (21,8%), Veneto con 3.094 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture, prevalentemente gioielleria e occhialeria (56%) e moda (17,2%), Umbria con 344 milioni pari al 1,4% del PIL, con un maggiore export per moda (72,1%) e alimentare (17,6%), Friuli-Venezia Giulia con 568 milioni pari al 1,3% del PIL, con un maggiore export per mobili (64,5%) e alimentare (19,2%), Marche con 487 milioni pari al 1% del PIL, con un maggiore export per moda (37,1%) e prodotti in metallo (24,9%), Lombardia con 4.419 milioni pari al 1% del PIL, con un maggiore export per moda (45,5%) e prodotti in metallo (21,4%), Emilia-Romagna con 1.636 milioni pari al 0,9% del PIL, con un maggiore export per alimentare (52,9%) e moda (21,5%) e Campania con 1.104 milioni pari al 0,9% del PIL, con un maggiore export per alimentare (82,7%) e moda (10,5%).

Le province più esposte sui mercati statunitensi nei settori di MPI sono Belluno con 805 milioni pari al 10,8% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture, prevalentemente occhialeria (97,9%) e moda (1%), Arezzo con 557 milioni pari al 4,8% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture, prevalentemente gioielleria (89,6%), Vercelli con 212 milioni pari al 3,9% del PIL, con un concentrazione per moda (91,5% dell’export dei settori di MPI), Firenze con 1.546 milioni pari al 3,6% del PIL, con un maggiore export per moda (83,7%) e alimentare (7,1%), Grosseto con 220 milioni pari al 3,6% del PIL, quasi interamente determinato dall’alimentare (99,7%), Pordenone con 353 milioni pari al 3,3% del PIL, con un maggiore export per mobili (84,6%) e alimentare (8,9%), Vicenza con 933 milioni pari al 2,7% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture, prevalentemente gioielleria (46,9%) e moda (31,6%), Salerno con 536 milioni pari al 2,3% del PIL, con una concentrazione nell’alimentare (93,5%), Pesaro e Urbino con 215 milioni pari al 1,9% del PIL, con un maggiore export per prodotti in metallo (52,2%) e mobili (33,9%), Biella con 91 milioni pari al 1,8% del PIL, con un maggiore export per moda (91,9%) e altre manifatture (7,2%), Parma con 336 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per alimentare (94,2%), Lecco con 205 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per prodotti in metallo (44,8%) e alimentare (34,4%), Perugia con 321 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per moda (73,7%) e alimentare (16,8%), Lucca con 212 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per alimentare (78,3%) e moda (14,8%), Treviso con 557 milioni pari al 1,7% del PIL, con un maggiore export per mobili (31%) e altre manifatture, prevalentemente articoli sportivi (30,6%), Fermo con 67 milioni pari al 1,5% del PIL, con una marcata concentrazione nella moda, prevalentemente calzature (95,7%), Alessandria con 190 milioni pari al 1,4% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture, prevalentemente gioielleria (88,2%) e alimentare (5,5%), Como con 262 milioni pari al 1,3% del PIL, con un maggiore export per mobili (39,3%) e moda (32,6%), Modena con 409 milioni pari al 1,3% del PIL, con un maggiore export per alimentare (68%) e altre manifatture, prevalentemente strumenti e forniture mediche e dentistiche – che comprendono oltre all’occhialeria mobili per uso medico, apparecchi medicali, materiale medico-chirurgico e veterinario, apparecchi e strumenti per odontoiatria – (18,7%), Padova con 463 milioni pari al 1,3% del PIL, con un maggiore export per altre manifatture (61,8%), prevalentemente  strumenti e forniture mediche e dentistiche e moda (10,1%).

 

Made in Italy negli Usa in settori di MPI: livello e trend nel 2025

Ultimi dodici mesi a marzo 2025 in milioni di euro e var. % nel I trimestre del 2025, totale comprensivo di C18 (1 mln €) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

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