Cresce il turismo esperienziale: 8,1% dei viaggi con visita a laboratori artigiani e di produzione. Il report di Confartigianato sul turismo
La domanda turistica è di particolare importanza in un contesto caratterizzato da una domanda interna penalizzata dalla stretta monetaria e da una politica fiscale prudente, che espone ad un minore dinamismo la spesa per interventi a favore dell’economia, tra cui quella per il turismo. Un sostegno ai consumi arriva dalla manovra 2025, che prevede benefici per le famiglie per 15,2 miliardi di euro. La domanda estera di beni rimane debole per le incertezze geopolitiche che frenano il commercio internazionale e la politica dei dazi Usa. Diventa essenziale per la crescita economica il dinamismo del turismo sostenuto dalla attrattività delle presenze straniere. Il turismo rappresenta il 6,2% del valore aggiunto dell'economia italiana, superiore alla media UE del 4,5%.
Il focus sull’economia turistica è contenuto nel report ‘Economia e imprese del turismo. Le tendenze e i territori’ predisposto in collaborazione con Sistema Imprese e Patrimoni Territoriali, Comunità Locali Turismo presentato dall’Ufficio Studi in occasione del convegno organizzato da Confartigianato dal titolo “Turismi – Viaggiatori, Imprese e Territori” tenutosi a Roma il 5 marzo. Qui per scaricare il Report.
Nel 2024 le presenze turistiche consolidano il robusto aumento del 2023, con una crescita del +2,5% rispetto all'anno precedente, di 0,2 punti superiore alla media UE del +2,3%, grazie al traino dai turisti stranieri (+6,8%) mentre le presenze degli italiani sono in calo (-2,2%). La spesa dei viaggiatori stranieri, che vale 51,7 miliardi di euro, è salita del 7,0% nei primi 9 mesi del 2024 e in cinque delle maggiori regioni si registra una crescita a doppia cifra: la spesa cresce del 21,2% in Sicilia, del 15,4% in Toscana, del 15,1% in Sardegna e del 12,3% in Trentino-Alto Adige e dell’11,9% in Puglia.
L'Italia è la seconda destinazione turistica in Europa per numero di presenze, dopo Spagna, ma sale al primo posto per presenze turistiche nei mesi estivi giugno-agosto, contribuendo alla crescita del PIL del mare che in Italia è il più alto d’Europa: vale 820,8 miliardi di euro il PIL delle aree costiere italiane, superando i 736,7 miliardi di euro della Francia e i 627,8 miliardi di euro della Spagna.
In forte salita il turismo esperienziale soprattutto in vacanze culturali e paesaggistiche - Nel trimestre estivo (ultimo anno disponibile è il 2023) la visita a laboratori artigiani, fabbriche o siti per la produzione di beni interessa l’8,1% dei viaggi del trimestre, quasi raddoppiando il 4,2% dell’anno precedente. La quota sale al 14,2% nelle vacanze paesaggistiche e al 21,3% nelle vacanze culturali. Quest’ultimo segmento delle vacanze acquista rilevanza, rappresentando nel 2023 il 13,1% delle vacanze, 3,4 punti superiore al 9,7% dell’anno precedente.
Il cluster dell’artigianato interessato dalla domanda turistica - Sul versante dell'offerta, alla fine del 2024 le imprese artigiane operanti in settori core di attività interessati dalla domanda turistica sono 186.781, pari al 14,9% dell'artigianato totale, e danno lavoro a 500.647 addetti.
L’analisi territoriale evidenzia che a livello regionale il peso dell’artigianato nei settori a vocazione turistica rappresenta oltre un quinto delle imprese artigiane della regione in Sicilia con il 21,0% ed a seguire, con valori superiori alla media nazionale del 14,9%, si posizionano Campania con il 18,6%, Calabria con il 18,5%, Marche e Sardegna entrambe con il 17,5%, Lazio con il 17,4%, Toscana con il 17,1%, Provincia Autonoma di Bolzano e Basilicata entrambe con il 15,9% e Puglia con il 15,1%.
A livello provinciale l’artigianato a vocazione turistica mostra a Fermo l’incidenza più alta, pari al 29,3%, quota doppia rispetto alla media nazionale; seguono, con quota superiore ad un quinto, Palermo con il 23,4%, Agrigento con il 22,7%, Firenze con il 22,2%, Reggio Calabria con il 21,8%, Arezzo con il 21,4%, Catania e Messina entrambe con il 21,0%, Siracusa con il 20,6% e Caltanissetta con il 20,4%.
L’anno del Giubileo - Sui flussi turistici del 2025 vi potrebbero essere effetti positivi del Giubileo: nel 2000, anno del precedente evento giubilare, la spesa dei turisti stranieri aumentò del 12,0% su base annua, il tasso più elevato registrato nei ventidue anni precedenti alla pandemia (1998-2019).
338 giorni dall’inizio delle Olimpiadi e le Paralimpiadi di Milano Cortina 2026 – L’impatto dell’evento sportivo mondiale del prossimo anno, oltre a consolidare la posizione dell’Italia di leader europeo nell’economia della montagna, avrà significative ricadute sull’attività delle imprese artigiane. Nelle sei province interessate dalle gare olimpiche – Belluno, Bolzano, Milano, Sondrio, Trento e Verona – a fine 2024 operano 19.703 imprese artigiane in settori core interessati dalla domanda turistica, il 10,5% del corrispondente totale nazionale, con 48mila addetti, il 9,6% del corrispondente totale nazionale.
Stretta monetaria mette a rischio la twin transition - La stretta monetaria ha ridotto gli investimenti, penalizzando la twin transition delle imprese, digitale e green. Nel 2024 il 56,5% delle imprese nel turismo ha investito nel digitale, quota di 10,3 punti inferiore al 66,8% della media delle imprese. Tali investimenti assumono una rilevanza strategica a fronte della crescita dell’uso del canale digitale da parte dei turisti: nel 2023 la quota di viaggi prenotati via internet sale al massimo storico del 50,3%, in aumento di 4,4 punti rispetto all’anno precedente.
Gate4Innovation (G4I) – Per accompagnare le micro, piccole e medie imprese interessate dalla domanda turistica nel percorso di crescita tecnologica e competitiva Confartigianato ha avviato Gate4Innovation (G4I). Il Polo per l’Innovazione Digitale offre alle imprese la valutazione del livello di maturità digitale, analizzando processi e competenze, evidenziando punti di forza, criticità e opportunità di crescita, oltre ad azioni concrete per l’innovazione, lo sviluppo e l’accesso a strumenti di finanziamento.
Attività culturale di visita a laboratori artigianali e siti per la produzione di beni: totale, vacanze culturali e paesaggistiche
2019-2023, % sul totale viaggi nel trimestre estivo - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Peso delle imprese artigiane in settori core interessati dalla domanda turistica sull’artigianato per regione
Fine 2024. Incidenza % su totale imprese artigiane registrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Movimprese
Il Made in Italy conquista gli Stati Uniti con un’icona della cultura americana
Il Made in Italy, sinonimo di qualità e creatività, si afferma nei settori più diversi, arrivando a conquistare gli Stati Uniti con un prodotto simbolo della cultura americana: il toro meccanico.
La Voce di New York, primo giornale statunitense in lingua italiana e inglese, punto di riferimento per la comunità italoamericana e per gli italiani negli USA, racconta la storia di Erika Tessarolo, imprenditrice italiana che ha portato i suoi tori meccanici in tutto il mondo, con particolare successo negli Stati Uniti.
Portavoce di Confartigianato Costruttori di Attrazioni, il cluster di imprese che producono attrezzature e macchinari per il settore dell’intrattenimento, Tessarolo guida M.Art Technology, azienda con sede a Manerba del Garda (Brescia) che opera con il marchio ShowGames.com.
Dopo aver affrontato la crisi economica del 2008, ha deciso di rilanciare l’attività familiare trasformando i tori meccanici in attrazioni da rodeo per il mercato statunitense. Nel 2014 è entrata nel settore senza intermediari, puntando su un rapporto diretto con i clienti, basato su «comunicazione, collaborazione e affidabilità».
Nel 2020 ha fondato la propria azienda, unendo tradizione e innovazione. Ogni toro meccanico è realizzato su misura, con materiali di alta qualità e dettagli personalizzati. L’introduzione dell’assistenza da remoto, sviluppata nel 2019, ha reso possibile il monitoraggio delle macchine a distanza, riducendo i costi e migliorando il servizio.
I tori meccanici di Tessarolo sono certificati per l’uso nei parchi divertimento anche senza operatore. I movimenti sono regolabili via computer e il sistema si arresta automaticamente quando il cavaliere lascia la corda di sicurezza, garantendo un’esperienza senza rischi.
Innovazione e sostenibilità vanno di pari passo: i materiali impiegati sono progettati per essere riutilizzati e riciclati, riducendo l’impatto ambientale.
L’articolo accende i riflettori su un settore di eccellenza, quello dei costruttori di attrazioni italiani, che anche all’estero si distingue per la qualità manifatturiera e il livello tecnologico delle proprie produzioni.
«Un’eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale per il suo contributo al settore dell’intrattenimento», Tessarolo ha costruito un’impresa solida, fondata sulla capacità di adattarsi alle sfide e trasformare ogni ostacolo in un’opportunità.
In Italia innovative il 60,3% delle piccole imprese vs 47,2% di Ue 27, meglio di Germania (58,5%) e Francia (53,0%)
Una elevata propensione all’innovazione da parte delle imprese genera diversi effetti positivi sull'economia. L’innovazione di processo determina metodi di produzione più efficienti e un aumento della produttività. L'introduzione di nuovi prodotti e servizi stimola e amplia la domanda, sia interna che sui mercati internazionali. Le imprese che innovano differenziano la gamma produttiva e migliorano la posizione competitiva. Le modifiche dei processi produttivi possono generare nuove opportunità occupazionali, soprattutto in segmenti ad elevata qualificazione. Le imprese innovative sono più attraenti per gli investitori, attivando un flusso di capitali che può stimolare processi di crescita e ulteriori innovazioni. Nuovi prodotti e processi innovativi nei settori della sanità, della tecnologia digitale e dei trasporti portano a miglioramenti nella qualità della vita dei cittadini, riducendo i costi di famiglie e imprese. Le imprese orientate all’innovazione effettuano interventi e pratiche più sostenibili. L’innovazione può spingere alla creazione di nuove filiere produttive, favorendo una maggiore diversificazione dell’offerta, più orientata a prodotti innovativi, e riducendo la dipendenza da comparti più tradizionali. Sui driver di nuova imprenditorialità si veda una nostra analisi su Spirito artigiano. Un sistema di imprese orientato all’innovazione ha un più rapido adattamento ai cambiamenti del mercato e risulta più resiliente nelle fasi cicliche recessive.
Cambia la narrazione su innovazione e dimensione d’impresa - Talune analisi sul sistema imprenditoriale associano una ridotta propensione ad innovare alla diffusa presenza di piccole imprese, ma l’elaborazione dei dati dell’indagine europea sull'innovazione (CIS) recentemente pubblicati impongono spunti per una diversa narrazione.
Nel confronto internazionale su dati Eurostat si delinea, infatti, una elevata performance innovativa delle piccole imprese italiane. Poco meno della metà delle imprese nei paesi dell'UE ha svolto attività di innovazione (47,2%) durante il periodo di riferimento 2020-2022, con una quota più elevata di 13,1 punti per le piccole imprese italiane che nel 60,3% dei casi hanno svolto attività di innovazione. L’Italia si colloca al terzo posto nel ranking dei 27 paesi dell'Unione, posizionandosi davanti a Germania (58,5%) e Francia (53,0%) e alle più distanziata Spagna (30,0%).
Nel dettaglio il 30,9% delle piccole imprese ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto nel mentre è più diffusa l’innovazione di processo, rilevata nel 50,2% dei casi.
L’attività di ricerca e di innovazione delle imprese determina un aumento della qualità intrinseca dei prodotti del made in Italy, fenomeno caratterizzato da un migliore design, una più alta qualità delle materie prime e l’introduzione di nuove funzionalità (si veda l’analisi a pagina 68 del 19° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Italia, la grande officina delle piccole imprese’).
Le piccole imprese attente all’ambiente nei percorsi innovativi – Vi è una diffusa conciliazione tra innovazione e salvaguardia dell’ambiente. Il 37,9% delle piccole imprese che hanno innovato hanno intrapreso azioni a basso impatto ambientale. Nel 33,8% delle piccole imprese l’implementazione di innovazioni si è tradotta in effetti ambientali positivi in fase di produzione e nel 27,1% in benefici ottenuti nella fase di consumo e utilizzazione dei beni e servizi. Gli interventi più frequenti hanno riguardato il minor consumo di energia e la riduzione delle emissioni di CO2. A seguire si collocano la sostituzione di materiali tradizionali con materiali meno inquinanti o pericolosi, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, idrico, sonoro e del suolo, riciclaggio dei materiali e dei rifiuti, riciclo dell’acqua e dei prodotti a fine vita. Più limitato è l’impegno nella tutela della biodiversità.
In chiave territoriale - i dati regionali più recenti relativi alle imprese con almeno 10 addetti sono contenuti nel Rapporto Bes pubblicato dall’Istat nel 2024 – la maggiore propensione all’innovazione di prodotto o di processo delle imprese si osserva nelle Marche con 59,0%, seguita, con valori superiori alla media, da Piemonte con 58,3%, Liguria con 54,8%, Veneto con 52,3%, Friuli-Venezia Giulia con 52,2%, Emilia-Romagna con 52%, Abruzzo – prima regione del Mezzogiorno - con 51,9% e Umbria con 51,6%.
Propensione all’innovazione delle piccole imprese nei paesi Ue 27
2020-2022, % imprese 10-49 addetti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Innovazione del sistema produttivo per regione
% imprese con 10 addetti e oltre che hanno svolto attività innovative di prodotto o di processo nel triennio 2018-2020 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Elevato livello di digitalizzazione per il 22,5% delle piccole imprese italiane
La stretta monetaria più pesante nella storia dell’euro, adottata per contrastare la fiammata inflazionistica conseguente allo shock energetico innescato dalla guerra in Ucraina, ha compromesso la propensione ad investire, mettendo un freno ai processi di transizione digitale e green delle imprese.
Nel 2024 la quota di imprese che investono in digitale è del 66,8% ed è inferiore di 4 punti al 70,8% del 2021. L’analisi dei conti nazionali evidenzia che gli investimenti delle imprese nel 2023 ammontano a 271,4 miliardi di euro, pari al 12,7% del PIL. Gli investimenti digitali rappresentano il 10,6% del totale degli investimenti nel settore privato, non agricolo e non finanziario.
La frenata nella digitalizzazione delle imprese compromette la capacità di competere, in un contesto caratterizzato da un crescente utilizzo di tecnologie digitali nella relazione con la clientela, nell’organizzazione del lavoro e nei processi di innovazione. Il 26,9% delle piccole imprese che innovano hanno introdotto l’innovazione nei sistemi informativi e nei processi di data analysis, quota che sale al 29,1% nella manifattura.
Gate4Innovation (G4I) – Per accompagnare le micro, piccole e medie imprese nel percorso di crescita tecnologica e competitiva Confartigianato ha avviato Gate4Innovation (G4I). Il Polo per l’Innovazione Digitale offre alle imprese la valutazione del livello di maturità digitale, analizzando processi e competenze, evidenziando punti di forza, criticità e opportunità di crescita, oltre ad azioni concrete per l’innovazione, lo sviluppo e l’accesso a strumenti di finanziamento.
L’indicatore di maturità digitale: il confronto internazionale – La transizione digitale nelle imprese viene valutata da Eurostat e Istat mediante il Digital Intensity Index (DII) 2024, un indice che misura l’utilizzo da parte delle imprese di 12 diverse tecnologie digitali (elenco nel Glossario dell’Istat) relative agli ambiti di connettività e accesso a Internet, competenze digitali, sicurezza informatica, IA e commercio online. Una nostra recente analisi ha indagato la crescita dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) da parte delle piccole imprese.
L’ indice individua quattro livelli di intensità digitale in funzione del numero di attività svolte dalle imprese: fino a 3 attività (livello molto basso), da 4 a 6 (livello basso), da 7 a 9 (livello alto) e da 10 a 12 (livello molto alto). L’intensità di base è costituita dall’utilizzo di almeno 4 attività. Nel confronto internazionale si osserva che nel 2024 il 67,8% delle piccole imprese italiane con 10-49 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione, corrispondente all’adozione di almeno quattro attività digitali su 12, inferiore ma non distante (-2,3 punti) alla media del Ue a 27. Nel confronto tra le maggiori economie dell’Ue un livello base di digitalizzazione è più diffuso in Germania (77,1%) e Spagna (71,8%), mentre presenta un valore inferiore dell’Italia la Francia (65,7%).
Circa un terzo (32,2%) delle piccole imprese italiane registra un valore molto basso dell’indice, poco meno della metà (45,3%) registra valori bassi, un quinto (20,2%) ha valori alti mentre il restante 2,3% si colloca nella fascia più alta, con un indice che sottende l’utilizzo di almeno 10 delle 12 tecnologie digitali in esame. Nel complesso il 22,5% delle piccole imprese presenta un indice di intensità digitale elevato (alto e molto alto, con l’utilizzo di almeno 7 tecnologie su 12), quota inferiore di 5,8 punti alla media del Ue a 27. Nel confronto tra le maggiori economie dell’Ue è più diffusa una elevata digitalizzazione delle piccole imprese in Germania (34,8%) e Spagna (27,6%), mentre l’Italia sopravanza la Francia (18,2%).
Piccole imprese con un livello ‘base’ di digitalizzazione
2024, almeno quattro attività digitali su 12, % imprese 10-49 addetti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Digital Intensity Index 2024 per piccole imprese in Italia ed Ue 27
2024, classi di utilizzo di 12 tecnologie digitali - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat