Perimetri e tendenze degli #artigianinfluencer. Il report Confartigianato
Oggi si conclude la Convention Sistema Imprese di Confartigianato, un evento organizzato per disegnare nuove traiettorie di sviluppo dei settori dell’artigianato e delle piccole imprese, all'interno delle quali tutti, nelle proprie specificità, sono chiamati ad esercitare un inedito ma fondamentale ruolo di ‘artigianinfluencer’ per condizionare positivamente il cambiamento ed essere protagonisti delle grandi trasformazioni che attraversano l’economia e la società.
Nel corso della prima giornata della Convention è stato presentato da Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi, il report ‘Perimetro e tendenze degli #artigianinfluencer’. Qui per scaricarlo.
Partendo dalla definizione di influencer, il lavoro delinea un ampio set di keywords del 'valore artigiano', misurate da specifiche evidenze ed analisi statistiche, di cui ne richiamiamo alcune.
I 4 laboratori e le relazioni tra imprese - Nel perimetro dei 4 laboratori della Convention dedicati a Manifattura italiana, Costruire 5.0, Mobilità al 2050 e Bellessere ricadono 2,6 milioni di imprese, caratterizzate da un fitto reticolo di relazioni: oltre la metà (52,6%) delle imprese intrattiene relazioni – tra cui commessa, subfornitura e altri accordi formali - con una maggiore diffusione nei principali settori dell'artigianato. La capacità di attivare relazioni di collaborazione produttiva si accompagna a una migliore performance aziendale: sono proprio le imprese di minore dimensione che mostrano la maggiore crescita della produttività del lavoro quando stringono relazioni con altri soggetti.
Si intensificano le relazioni intersettoriali in alcuni segmenti trasversali del sistema produttivo: l’offerta di beni e servizi interessati dalla domanda turistica, la filiera della casa, i beni e servizi per lo sport, i servizi digitali e la filiera dei macchinari, l’economia circolare che lega manifattura e servizi di gestione dei rifiuti, della riparazione, del riciclo e del riuso, la complessa matrice settoriale dell’artigianato artistico, i prodotti e i servizi per gli impianti di energia da fonti rinnovabili.
Un perimetro dinamico in un mondo in trasformazione - Le imprese e i settori si relazionano su mercati, locali e globali, in continua trasformazione, fronteggiando una realtà caleidoscopica.
A fronte di una selettività di lungo periodo del sistema imprenditoriale si osserva una crescita dimensionale delle imprese. In un contesto caratterizzato dal ristagno del numero totale delle imprese, sale l’occupazione e di conseguenza la dimensione media aziendale, una tendenza confermata anche nelle imprese artigiane con dipendenti.
Cavalcare i trend di crescita - Nel secolo dell'incertezza l'economia italiana è caratterizzata da un basso dinamismo e una più elevata frequenza di cicli recessivi. In controtendenza, alcune variabili delineano trend di forte crescita, che con molta probabilità si consolideranno nel futuro: i flussi turistici, il valore dell'economia digitale, gli investimenti delle imprese e le esportazioni. Nel report di Confartigianato si evidenzia che le imprese italiane hanno associato alla crescita quantitativa delle vendite all’estero una offerta di prodotti del made in Italy di qualità crescente. Nell’arco di cinque anni (2018-2023) il valore medio unitario dell’export manifatturiero, al netto dell’energia, è salito del 40,6% rispetto al 2018, il doppio rispetto al +19,8% dei prezzi alla produzione sui mercati esteri (+20,8 punti percentuali), confermando la crescita della qualità intrinseca dei prodotti del made in Italy, fenomeno caratterizzato da un migliore design, una più alta qualità delle materie prime e l’introduzione di nuove funzionalità, tutti risultati dei processi di innovazione e ricerca intrapresi dalle imprese.
Digitale e comunicazione - L'influencer lega il successo alla presenza sui social e sui media. Si diffonde un crescente utilizzo dei social da parte delle imprese, con l’Italia che colma il tradizionale ritardo digitale, allineandosi alla media europea. Nel 2021 il 54,8% delle piccole imprese italiane utilizzano almeno un social network, non distante dal 56,0% della media dell’Ue 27, e in aumento di 18,4 punti nell’arco di sei anni.
La moda....fa moda: Italia leader in 74 settori - L'Italia è leader europea nel settore della moda. Ma questo primato non è l’unico: nell'ambito di oltre cinquecento settori produttivi l’Italia è il primo paese in Ue a 27 per occupati delle imprese in 74 settori che complessivamente registrano 2,2 milioni occupati: si tratta di 43 settori della manifattura delle costruzioni e 31 settori nei servizi. In quest’ultimo macrosettore, per cui l'Italia è la terza economia europea, si aggiungono ulteriori 51 cluster dei servizi in cui l'Italia è al secondo posto.
Il futuro, le sfide - Il sistema delle imprese italiane si sta dirigendo verso un futuro dai tratti incerti, caratterizzato dalle sfide dell’utilizzo di Intelligenza Artificiale (IA), robotica e della riduzione dell’impatto sull’ambiente delle attività aziendali. Un quarto dell’occupazione nelle imprese è in settori esposti a rischio automazione, mentre su oltre un terzo dei lavoratori italiani impattano in modo significativo i sistemi di IA. I segnali di reattività sono evidenti. L’Italia è tra i paesi in cui è più diffuso uso dei robot nelle piccole imprese. L’uso delle competenze imprenditoriali si integra con gli strumenti offerti dall’IA, che diventa Intelligenza Artigiana. Le elaborazioni dell’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia contenute nel Rapporto 2023 indicano che per un imprenditore che percepisce un pericolo dallo sviluppo di sistemi di IA, tre prospettano delle opportunità.
Piccole imprese che utilizzano i social network in Italia e Ue 27
2015,2017,2019,2021, % sul totale imprese 10-49 addetti - Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Confartigianato Estetisti al 39° Congresso Les Nouvelles Esthetiques esplora l’estetica professionale del futuro
Si è svolta a Bergamo lo scorso 16 ottobre, nell’ambito del 39° Congresso di Les Nouvelles Esthetiques, la Tavola Rotonda “Estetica professionale del futuro: innovazione e formazione”, con la partecipazione della Presidente nazionale di Confartigianato Estetisti Stefania Baiolini, importante occasione di confronto tra scuola e mondo delle imprese
Il dibattito ha visto i partecipanti, dirigenti scolastici di istituti di formazione e di enti formativi per studenti della scuola dell'obbligo e superiore e rappresentanti delle associazioni di categoria, esplorare le sfide e le opportunità emergenti per le imprese del settore, cercando di analizzare prioritariamente aspetti fondamentali come l’innovazione e la formazione, a beneficio del pubblico, composto da numerose scuole di estetica di tutt’Italia e dai relativi docenti, oltre alle estetiste professioniste.
Rispetto al tema centrale dello sviluppo della formazione professionale, durante il confronto sono stati illustrati ed esaminati approcci didattici avanzati, approfondendo l’importanza della formazione continua quale leva fondamentale per adattarsi a scenari professionali in costante mutamento ed esplorando le prospettive future in tema di formazione estetica professionale, con l’obiettivo di fornire agli operatori del settore spunti utili per prepararsi a nuove sfide, sapendo cogliere le opportunità che i nuovi scenari sapranno offrire.
Stefania Baiolini, nel suo intervento ha dedicato particolare attenzione ad un tema strategico per le imprese del settore ovvero la revisione della Legge 1/90, la norma che regolamenta l’attività del comparto.
La Presidente ha infatti sottolineato come l’adeguamento della legge di settore alle nuove dinamiche di mercato, oltre ad agevolare il processo di formazione di professioniste preparate e appassionate, potrebbe essere lo strumento attraverso il quale dare impulso all’attività di contrasto all’abusivismo, fenomeno che sempre di più colpisce le imprese artigiane che operano nel campo del benessere, rappresentando altresì un problema di sanità pubblica in termini di sicurezza per i clienti.
“Nell’evolversi delle competenze e delle specializzazioni dell’estetista” ha detto Baiolini “riteniamo sia importante rivedere, con un occhio di riguardo proprio alle nuove professionalità, la struttura della nostra legge di riferimento per affrontare le sfide future offerte dal mercato”.
Revisioni e tariffe al centro del nuovo confronto tra Confartigianato ANARA e il Direttore Generale della Motorizzazione
Nuovo confronto tra Confartigianato Autoriparazione ANARA e il Direttore Generale della Motorizzazione, l'Ingegnere Pasquale D’Anzi, per discutere le problematiche legate alle nuove normative sui controlli di revisione dei veicoli emerse nel Gruppo Lavoro Attrezzature.
Durante l'incontro, che si è svolto il 24 ottobre, è stata espressa preoccupazione riguardo alle nuove disposizioni del Ministero Infastrutture e Trasporti che prevedono l'introduzione, da febbraio 2024, di controlli sul consumo di carburanti mediante il collegamento alla presa OBD, conformemente al Regolamento 2021/392/EU.
Confartigianato ANARA ha presentato un'analisi dettagliata sulle difficoltà operative e le potenziali ripercussioni negative per i centri di controllo. Tra i punti sollevati, vi sono la difficoltà di accesso alla presa OBD, possibili malfunzionamenti di quest'ultima e implicazioni relative alla normativa sulla privacy.
L'Associazione Nazionale Revisione Autoveicoli, presieduta da Vincenzo Ciliberti, ha richiesto lo slittamento della scadenza di febbraio 2024 e un periodo di sperimentazione del nuovo sistema che consenta ai centri di controllo di testare la procedura e segnalare eventuali problematiche senza pregiudicare l'esito delle revisioni.
È stata inoltre discussa l'attuazione della Direttiva Europea 2014/45/UE, con particolare riguardo alla semplificazione delle procedure che gravano sui centri di controllo e la richiesta di ripristinare la verifica metrologica delle apparecchiature su base biennale, in linea con la Direttiva.
Nel corso dell’incontro, è stata affrontata anche la questione delle tariffe per le revisioni. Confartigianato Autoriparazione ha evidenziato l'inadeguatezza della tariffa attuale in considerazione dei nuovi investimenti richiesti dai centri per adeguarsi alla normativa europea.
Il Direttore Generale D’Anzi ha accolto positivamente le sollecitazioni e si è detto disponibile a un confronto costante per identificare con la Categoria soluzioni tese a innalzare costantemente la qualità del servizio all’utenza e dei livelli di sicurezza stradale.
Sulla base di quanto emerso dal confronto, il Ministero ha convenuto sull'esigenza di uno slittamento del termine di febbraio 2024 e di considerare modifiche specifiche al processo di revisione tramite presa OBD, in modo che non influenzi l'esito della revisione stessa.
In merito alla tariffa per le revisioni, è stato anticipato un possibile incremento legato all'indice ISTAT nel prossimo Decreto Tariffa, con ulteriori considerazioni su un adeguamento strutturale della tariffa stessa.
Infine, si prevede un probabile slittamento delle tempistiche per l'aggiornamento formativo degli ispettori dei centri di controllo, a seguito delle difficoltà operative emerse sul territorio.
La congiuntura d’autunno e le prospettive per le imprese, tra incertezze e rischi. L’analisi su IlSussidiario.net
L’analisi degli ultimi dati congiunturali pubblicati conferma il rallentamento dell’attività economica, sulla quale pesano le incertezze relativa al prolungamento della guerra in Ucraina e l’escalation del conflitto in Medio Oriente, la recessione tedesca, la frenata dell’economia cinese e le politiche economiche deflazionistiche. L’instabilità geopolitica espone a rischi i tre quarti delle forniture di energia dell’Italia. Mentre scende l’inflazione, frenano crescita e produzione delle imprese, la cui creazione di valore è erosa dagli effetti della stretta monetaria e dal gap di competitività causato dalla divario di costo delle commodities energetiche. In controtendenza, si consolida la crescita della domanda di lavoro, con oltre mezzo milione di occupati in più negli ultimi dodici mesi. Il calo degli investimenti e la difficoltà di reperire personale specializzato ostacola i processi di transizione delle imprese. Con il prolungamento della stretta monetaria e gli esigui margini di manovra della politica di bilancio, il sostegno dell’economia è affidato agli investimenti pubblici finanziati nel PNRR.
L’analisi degli indicatori della congiuntura e le prospettive per il sistema delle imprese è proposta nell’articolo Dentro i numeri/ I rischi e le incertezze che pesano sulle nostre imprese, a firma di Enrico Quintavalle pubblicato domenica scorsa su IlSussidiario.net.
Dopo la battuta di arresto dei processi di crescita nel secondo trimestre del 2023, nel terzo trimestre dell’anno il PIL in Italia segna ‘crescita zero’; nel confronto internazionale si osserva un leggero spunto positivo (+0,1%) in Eurozona e Francia, mentre è negativo (-0,1%) in Germania.
Sono marcati gli effetti della stretta monetaria sulla propensione ad investire delle imprese e sui consumi delle famiglie, penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto. A settembre 2023 il costo del credito bancario per le imprese in Italia risulta di 376 punti base superiore a giugno 2022, prima dell’avvio della stretta da parte della Bce, un aumento di cinquanta punti superiore a quello di 326 punti base dell’Eurozona. Ad agosto i prestiti alle imprese scendono del 6,2%, intensificando il calo del 4,0% di luglio. Nel secondo trimestre 2023 ristagna (+0,2%) la spesa delle famiglie mentre gli investimenti registra un marcato calo congiunturale (-1,7%), in controtendenza rispetto alla media europea (+0,4% in Ue a 27).
Ad agosto il volume delle vendite al dettaglio mostra un calo congiunturale dello 0,5% e nei primi otto mesi dell'anno cumula una flessione tendenziale del 3,8%. Il peso dell’inflazione sui bilanci famigliari si riverbera in un calo dell’indice di fiducia dei consumatori, che ad ottobre si riduce ulteriormente, raggiungendo il valore più basso da gennaio 2023. Sul trend degli investimenti influisce il clima di fiducia delle imprese, che ad ottobre segna la terza flessione consecutiva.
L’estate ha registrato in Italia una pesante flessione dell’attività turistica: l’analisi dei dati provvisori di Istat evidenzia che le presenze turistiche nel trimestre giugno-agosto, periodo che ne concentra circa la metà di tutto l’anno, sono scese del 4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un calo più accentuato della clientela nazionale (-5,6%) rispetto a quella straniera (-2,3%).
In controtendenza, dal mercato del lavoro arriva un robusto segnale positivo. A settembre 2023 l’occupazione continua a crescere (42 mila unità in più rispetto al mese precedente), consolidando un prolungato ciclo espansivo, con 512 mila occupati in più (+2,2%) rispetto ad un anno prima, dinamica determinata dall’aumento di 443 mila dipendenti permanenti (+2,9%) e di 115 mila indipendenti (+2,3%) mentre scendono di 47 mila unità i dipendenti a termine (-1,6%).
In prospettiva si attende un raffreddamento della domanda: le previsioni di assunzione delle imprese monitorate da Unioncamere-Anpal per il trimestre ottobre-dicembre 2023 indicano una flessione dell’1,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La difficoltà di reperimento del personale e la carenza di competenze può compromettere la transizione green: nelle micro e piccole imprese sono difficili da reperire 687 mila lavoratori a cui sono richieste, con un elevato grado di importanza, attitudine al risparmio energetico e alla tutela ambientale.
L’indebolimento della domanda mondiale e il crescente impatto della stretta monetaria riducono i livelli produttivi delle imprese. La produzione manifatturiera in Italia, nonostante la tenuta durante l’estate (il trimestre giugno-agosto segna un +0,3% rispetto il trimestre precedente), nei primi otto mesi cumula un calo del 2,1%, a fronte degli aumenti dell'1,1% in Francia e dello 0,7% in Germania. La manifattura italiana rimane penalizzata dalla differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa nell’estate dello scorso anno: nella prima metà del 2023 il prezzo dell’energia elettricità per una piccola impresa rimane superiore del 42,2% alla media del 2021, registrando nell’ultimo anno un divario del 57,2% rispetto alla media dell’Eurozona.
Ad ottobre il saldo delle attese sugli ordini delle imprese manifatturiere entra in territorio negativo (-0,2, era +0,4 a settembre e +2,2 ad agosto)
Mentre il commercio internazionale per quest’anno, secondo le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale, sale di un limitato 0,9%, si indebolisce l’export, penalizzato dal calo della domanda della Germania e dalla bassa crescita dell’economia cinese: nei primi otto mesi del 2023 le esportazioni in volume scendono del 3,3% su base annua.
Dopo una prolungata ondata espansiva, l’attività edilizia segna un vistoso rallentamento. Nei primi otto mesi del 2023, la produzione delle costruzioni diminuisce del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche il terziario appare debole: nel secondo trimestre del 2023 il valore nominale del fatturato dei servizi registra un aumento tendenziale del +2,8%, equivalente ad un ristagno in termini reali.
Dal 2023 gli investimenti pubblici tornano a salire e, secondo le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2023, arriveranno al massimo del 3,3% del PIL nel 2025, contribuendo al sostegno della domanda aggregata. Le Amministrazioni locali stanno facendo la loro parte: nei primi nove mesi del 2023 i pagamenti per investimenti dei Comuni segnano un aumento tendenziale del 26,5%.
Si osserva una leggera ripresa della demografia di impresa: nel terzo trimestre 2023 il saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese è di 15.407 unità, in miglioramento rispetto al saldo di 13.330 del terzo trimestre del 2022, ma il risultato rimane al di sotto della media dell'ultimo decennio.
Il calo dei prezzi dell’energia importata fa scendere la bolletta energetica, che ad agosto 2023 (ultimi dodici mesi) si colloca al 4,1% del PIL, in discesa rispetto al picco del 5,7% del 2022, pur rimanendo di 1,4 punti al di sopra del 2,7% del 2021. Anche dopo la riduzione della dipendenza dalla Russia persistono rischi sulla sicurezza energetica: il 73,6% dell’import di petrolio greggio e gas proviene da paesi che potrebbero essere coinvolti da una escalation del conflitto in Medio Oriente o classificati come ad alto rischio geopolitico.