campagna prevenzione alzheimer

Dal 7 gennaio al via in tutte le sedi di Confartigianato la Campagna di predizione e prevenzione  dell'Alzheimer promossa da Anap e Confartigianato Persone


Conto alla rovescia per Basilea 2

Le banche hanno da tempo ben chiaro cosa accadrà al sistema creditizio a partire dal primo gennaio 2008 quando entreranno in vigore le norme di Basilea 2, che subordinano la concessione di prestiti a nuove e più complesse procedure valutative. Non si può dire altrettanto delle imprese, soprattutto quelle più piccole, che, secondo uno studio realizzato dall’Università Cattolica di Milano a fine ottobre, non vedono altrettanto chiaro. Per il 52% vorrebbero avere maggiori informazioni sui riflessi che le nuove disposizioni avranno sul rapporto banca/impresa. Vorrebbero capire se l’applicazione di Basilea 2 porterà vantaggi o svantaggi alla loro attività. Se le banche allargheranno o restringeranno i cordoni della borsa, se il denaro che ne uscirà avrà un prezzo più basso o più alto dell’attuale, e quali sono i parametri che condizioneranno l’accesso al credito. Dubbi anche sul concetto chiave di ‘rating’, il pilastro che regge tutto l’edificio normativo, e che, secondo lo studio, è sconosciuto al 50% delle aziende. Altrettanto ampia la forbice che divide chi esprime un giudizio positivo sull’applicazione di Basilea 2 – e che è pronto a raccogliere ogni beneficio che ne potrà derivare – da chi invece ritiene che cambierà poco o nulla e che pertanto è sostanzialmente disinteressato ad approfondire il tema, giudizio quest’ultimo il più delle volte motivato da una scarsa conoscenza dell’argomento. In estrema sintesi Basilea 2 impone alle banche dei paesi aderenti – l’Italia è ovviamente tra questi – di accantonare quote di capitale proporzionale al rischio che deriva dai vari rapporti di credito assunti. A un maggior livello di rischio corrispondono maggiori accantonamenti, insomma costi maggiori per gli istituti. Per questo motivo le banche dovranno classificare i propri clienti in base al pericolo di insolvenza. La procedura di classificazione, tecnicamente ‘rating’, prenderà in considerazione fattori quantitativi, come il bilancio aziendale, qualitativi, la tipologia del prodotto e la concorrenza del mercato, e fattori comportamentali, come ad esempio la condotta dell’impresa nei confronti del credito bancario. Migliore sarà il rating, il punteggio, minore sarà la probabilità di sofferenza. Parallelamente aumenterà o diminuirà il costo del denaro. La procedura di assegnazione del rating a una PMI – risultato di una valutazione discrezionale delle singole organizzazioni – richiede una revisione totale dei parametri che fino a oggi hanno guidato le banche con standard di livello europeo nella concessione del credito. Accanto ai dati contabili entrano in gioco, infatti, quegli elementi ‘qualitativi’ che da almeno tre decenni guidano le banche del territorio, Popolari o BCC, nella concessione del denaro. Elementi che sono obiettivamente difficili da quotare, soprattutto da parte di strutture abituate a cercare risposte nelle pieghe di bilanci più che nella capacità di un’impresa di stare sul mercato con prodotti o servizi competitivi. La valutazione del merito del credito delle piccole e delle micro imprese, critico per le banche maggiori, è all’opposto uno degli elementi di maggiore forza dei Confidi artigiani, che da tempo si stanno preparando per giocare questa carta strategica sul tavolo delle sempre difficili trattative tra banche e imprese, per ridurre il costo del denaro. I dati dimostrano che il sistema dei Confidi è in forte evoluzione: in tre anni sono passati da 400 a poco più di 250, non per una diminuzione dei soci, che al contrario hanno raggiunto la quota di 700.000 unità, quanto per i processi di aggregazione e di fusioni operative sul territorio per creare strutture più forti, più contrattuali con gli istituti bancari. Il sistema è alla vigilia di due rivoluzioni: la prima è quella imposta da Basilea 2, la seconda riguarda invece l’applicazione delle disposizioni di Banca Italia riguardo i Consorzi fidi. Secondo tali disposizioni, in via di emanazione, i Confidi che superano i 75 milioni di euro di garanzia sono obbligati ad iscriversi in uno specifico elenco, quello dei Confidi intermediari finanziari, il cosiddetto ‘107’. Attualmente il sistema dei confidi artigiani Fedart annovera 25 di questi Confidi ‘evoluti’ e l’obiettivo è quello di costituire in tutte le regioni uno strumento di garanzia per l’artigianato che sia un vero e proprio intermediario finanziario. In base ai criteri di Basilea 2, i Confidi evoluti, infatti, ‘ponderano’ il 20% rispetto al 100% di quelli tradizionali, i cosiddetti ‘106’. Ponderare il 20% significa che le banche che opereranno con i Confidi ‘107’, dovranno accantonare solo 1/5 del capitale di vigilanza rispetto a quello dei Confidi tradizionali. Un bel risparmio per le banche, che vedranno ridotti i capitali immobilizzati, e per le imprese socie che, grazie alla maggior capacità contrattuale dei nuovi Consorzi fidi, otterranno condizioni di credito sempre più favorevoli.


Confartigianato Trasporti e Cna Fita sospendono il fermo

Preso atto delle proposte avanzate dal Governo che vanno nella direzione delle richieste della categoria, come ad esempio il contratto obbligatorio scritto, le tariffe Leggere di più


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AUTOTRASPORTO - Confartigianato Trasporti e Cna Fita sospendono il fermo


Il credito alle piccole imprese in Italia si chiama Confidi

Quasi la metà delle imprese artigiane, esattamente il 42%, pari a circa 700.000 aziende, fa ricorso ai Consorzi Fidi per ottenere i finanziamenti necessari allo sviluppo dell’impresa. Nel solo 2006 i Confidi artigiani hanno erogato 5,4 miliardi di euro (+5.9 rispetto al 2005) alle imprese socie, facendo arrivare i finanziamenti garantiti a quota 9,6 miliardi di euro. A fronte dell’alto volume di credito, rimangono basse le insolvenze: 2,1%, un dato inferiore alla metà delle sofferenze che connotano il sistema bancario sul credito alla categoria (dato Osservatorio ABI). Questi dati emergono dall’11a Indagine sul Sistema dei Confidi per l’Artigianato realizzata da Fedart Fidi, la Federazione Nazionale Unitaria dei 251 Consorzi e Cooperative Artigiane di Garanzia promossa da Confartigianato, Cna, Casartigiani, che fotografa l’attività dei Confidi artigiani del 2006. Una fotografia autorevole e dettagliata che quest’anno si arricchisce di nuove informazioni, di maggiori elementi di analisi qualitativa e quantitativa, che confermano il ruolo sempre più decisivo dei Confidi per favorire l’accesso al credito da parte di artigiani e piccole imprese. Un grande impegno che ancora non trova una sponda adeguata nel sistema creditizio, che non sempre ‘dà altrettanto credito’ alle PMI. Un pensiero ampiamente condiviso dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che incassato il buon risultato dei Consorzi Fidi 2006, chiama le banche a fare la loro parte di lavoro. “Il sistema bancario deve imparare a dare fiducia ai piccoli imprenditori. E, soprattutto in vista di Basilea 2, la strada più efficace per ‘dare credito’ad artigiani e piccole imprese consiste nel potenziamento del ruolo dei Consorzi Fidi. Nel 2006 gli artigiani e le piccole aziende fino a 19 addetti hanno creato 361.000 posti di lavoro, hanno speso 3,8 miliardi di euro nella formazione dei dipendenti, hanno investito 1,8 miliardi in innovazione, hanno dimostrato di essere affidabili, con un tasso medio di insolvenza di appena il 2,1%. A fronte di questi numeri – prosegue il Presidente Guerrini –, gli istituti di credito devono cominciare a fare la loro parte: devono imparare ad investire sulla piccola impresa, a considerare il nostro settore decisivo per creare reddito, occupazione, nuova imprenditorialità, offrendo servizi migliori a costi contenuti. Le banche devono imparare a scommettere sulla piccola impresa, a finanziare l’idea e il progetto imprenditoriale rispetto alla logica, ancor oggi prevalente, della mera richiesta di garanzie patrimoniali”. La rivoluzione imposta al sistema bancario da Basilea 2 potrebbe rappresentare l’occasione per ridurre le distanze tra banche e Confidi, sollecitato dal Presidente di Confartigianato, e di conseguenza tra banche e imprese artigiane. Infatti il nuovo sistema che entrerà in vigore da gennaio 2008 richiederà alle banche di valutare il ‘merito’ del credito, oltre ai dati quantitativi che emergono dalle scritture contabili delle aziende. Gli istituti di credito, prima di stabilire finanziamenti, qualità e quantità del denaro erogato, dovranno prendere in considerazione tutti quegli elementi che sono da sempre al centro dell’analisi dei Confidi. Un gran lavoro. Dovranno valutare la capacità di un imprenditore, il settore in cui opera un’impresa, la capacità di stare sul mercato, le prospettive aziendali. Perché sono questi i dati che meglio descrivono il profilo di una piccola impresa, mentre quelli ‘quantitativi’, contabili, non sono altrettanto di aiuto: l’80%, delle imprese artigiane, infatti, opera in contabilità semplificata. Attualmente questa gran mole di informazioni è patrimonio solo dei Confidi, che hanno dimostrato di saperli utilizzare con competenza per valutare il merito di credito, visto i bassi tassi di insolvenza. Se le banche riconosceranno la bontà delle informazioni che possono fornire i Consorzi Fidi, si aprirà una stagione di dialogo ‘virtuoso’, con ovvi vantaggi per gli istituti di credito - che ridurranno i rischi - e per le imprese socie, che spunteranno condizioni migliori. Una torta che oggi vale 51.500 milioni di euro, tanti sono i finanziamenti concessi dalle banche alle imprese artigiane, dei quali il 15.2% è garantito dai Confidi aderenti a Fedart Fidi. Una percentuale che sale a circa il 16,8% se si considerano solo i finanziamenti di ‘qualità, quelli a medio-lungo termine. Dall’11a Indagine sul Sistema dei Confidi per l’Artigianato emergono altri dati significativi che dimostrano, una volta in più, la centralità dei Confidi nella vita delle imprese artigiane, e il loro impegno nel supportarne lo sviluppo. Nel 2006 i tassi medi praticati sui finanziamenti Confidi si attestano sempre su valori decisamente inferiori a quelli del mercato per la categoria. Si registra infatti una media del 6,1% per il credito a medio termine e del 4,8% per il medio-lungo termine, con differenze molto contenute tra nord e sud grazie all’accresciuto potere contrattuale verso il sistema bancario, che si è consolidato con quasi 2.000 convenzioni, e all’accrescimento di Confidi operanti al sud. La classifica delle regioni più attive vede in testa il Veneto con 1.150 milioni di euro di finanziamenti garantiti dai Confidi artigiani. Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna con 740 milioni, al terzo posto la Lombardia con 714 milioni. All’ultimo posto c’è la Basilicata con 8,5 milioni di finanziamenti garantiti. Quanto all’attività di prevenzione del fenomeno dell’usura, sono ben 106 sono i Confidi che gestiscono gli speciali fondi antiusura di cui all’art. 15 Legge 108/96, consentendo il rientro nei circuiti legali di finanziamento a migliaia di piccole imprese. Questa azione dei Confidi, che hanno garantito finanziamenti per oltre 50 milioni di Euro, potrebbe svilupparsi in modo ben più significativo se si realizzasse un costante e programmato rifinanziamento della legge stessa, come da tempo sollecitato.


Autotrasporto merci: il fermo continua

Le associazioni di categoria dell’autotrasporto merci - Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap L., Fiap M., Sna/Casartigiani, Unitai – che hanno indetto la manifestazione del fermo nazionale dei servizi di autotrasporto,Leggere di più