Il testo passa alla Camera: le nuove ‘correzioni’ di Confartigianato

Inizierà nei prossimi giorni in Commissione Bilancio della Camera l’esame del disegno di legge Finanziaria 2008, dopo il via libera del Senato del 15 Novembre. Anche in questa sede Confartigianato darà battaglia per ‘correggere’ il testo predisposto dal Governo. Diverse le proposte emendative sollecitate dalla Confederazione già recepite da parlamentari della maggioranza e dell’opposizione. In cima alle richieste Confartigianato ha posto nuovamente quelle relative ai tagli e all’innalzamento della franchigia Irap. La modifica mira a riequilibrare il carico fiscale anche a vantaggio delle società di persone e delle ditte individuali maggiormente strutturate, cioè del tessuto imprenditoriale più vitale del Paese che rischia di rimanere tagliato fuori da una manovra che prevede interventi, da un lato, sui contribuenti minimi e dall'altro, a favore delle società di capitali. Confartigianato chiede l’innalzamento della deduzione IRAP, dagli attuali 8.000 euro (ridotti dal disegno di legge in discussione a 7.350) sino a 10.000 euro. Una deduzione della quale beneficerebbe la maggior parte delle imprese artigiane, ossia quelle i cui valori di produzione sono al di sotto di 180.000 euro circa. Sul fronte degli studi di settore Confartigianato sollecita l’introduzione di una specifica norma che disciplini l’entrata in vigore dello studio revisionato dal periodo d’imposta successivo alla sua approvazione, dando così risposta alle esigenze poste dai contribuenti e dagli intermediari sia in materia di pianificazione fiscale, sia in materia di ordinato svolgimento degli adempimenti. Una seconda proposta riguarda il valore della prova degli indicatori di normalità economica da inserire a regime nei successivi studi di settore. In sostanza, secondo Confartigianato, gli indicatori, rappresentando uno strumento di individuazione delle condizioni di non normalità economica nell’esercizio dell’attività, devono avere natura di presunzioni semplici, prive, cioè, dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In caso di accertamento, l’onere della prova, ovvero motivare e fornire elementi a sostegno degli scostamenti riscontrati, deve essere posto a carico dell’ufficio accertatore. Una terza proposta di modifica mira alla riduzione dell’ammontare iscrivibile a ruolo quando l’accertamento per mezzo degli studi di settore avviene in presenza di una attestazione dei motivi che giustificano la mancata congruità dei ricavi. In questo caso Confartigianato chiede al Governo che si rispetti quanto previsto nel Protocollo siglato il 14 dicembre 2006, ossia la riduzione al 25% della percentuale delle somme dovute a titolo di riscossione provvisoria in pendenza di giudizio. Una quarta, e ultima, prevede che l’attività di accertamento a mezzo studi di settore sia rivolta prioritariamente nei confronti di soggetti diversi dalle imprese manifatturiere che operano prevalentemente in conto terzi, in considerazione della loro minor ‘pericolosità’ fiscale. Per quanto riguarda la rideterminazione dei premi dovuti dai datori di lavoro all’Inail, Confartigianato ha sollecitato la presentazione di un emendamento che, se approvato, permetterebbe di superare il complesso meccanismo individuato lo scorso anno per determinare l’avanzo di gestione dell’Inail e di conseguenza le riduzioni contributive per la gestione separata dell’artigianato, previste nel limite massimo di 300 milioni di euro. Una modifica necessaria, visto l’eccellente andamento della gestione degli artigiani che ha fatto registrare un avanzo di esercizio di oltre un miliardo di euro per il 2006. Sulla proposta si è già espressa favorevolmente la Commissione Bilancio del Senato che ha rinviato la valutazione della problematica a uno specifico disegno di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica, in tema di Welfare e mercato del lavoro. Per evitare di depotenziare l’apprendistato, lo strumento che più di ogni altro permette ai giovani l’accesso al mondo del lavoro, Confartigianato chiede che venga fatto un passo in dietro rispetto alla norma inserita nella Finanziaria dello scorso anno, che ha aumentato di dieci punti la contribuzione previdenziale obbligatoria a carico delle aziende. Nel dettaglio si propone la soppressione della contribuzione per le imprese fino a nove addetti, per il primo biennio, fermo restando il contributo per la copertura in caso di malattie, che scatterebbe fin dal primo anno di apprendistato. La Finanziaria proroga anche per il 2008 la possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati per giusta causa da imprese, anche artigiane. “Fino a quindici dipendenti”, però, escludendo di fatto tutte quelle al di sopra di tale numero. Un errore materiale nel testo, che Confartigianato chiede alla Camera di superare ripristinando l’originaria formulazione che permetteva l’iscrizione nelle liste anche ai lavoratori licenziati da aziende che occupano “anche meno di quindici dipendenti”. Per frenare i rincari della bolletta elettrica Confartigianato chiede una redistribuzione su tutti i consumatori di energia non domestica dell’aliquota di 0,93 centesimi di euro per kWh, che attualmente grava solo sulle imprese che consumano meno di 200.000 kWh/mese. Secondo la proposta l’aliquota potrebbe scendere a 0,54 centesimi di euro per kWh, con un risparmio per le PMI di 420 milioni di euro. Nessuna perdita per l’erario: la differenza sarebbe compensata dalla tassazione di una parte dei consumi degli utenti industriali. Nel passaggio della Finanziaria al Senato, è stato inserito come emendamento una norma che obbliga le amministrazioni centrali a comunicare, secondo degli indicatori che dovranno essere precisati dalla Consip (la società per azioni che cura, tra l’altro, la gestione del Programma per la razionalizzazione degli acquisti nella P.A.), gli importi di spesa e le categorie merceologiche su cui saranno orientati gli acquisti della Pubblica Amministrazione. Che saranno poi indirizzati sulle convenzioni. In sintesi, la norma tende a canalizzare le offerte aggregate direttamente sulle convenzioni, depotenziando le trattative ‘sotto la soglia comunitaria’. Con il rischio di allontanare dal mercato elettronico della PA le micro e piccole imprese. Un pericolo che Confartigianato considera reale e che è alla base di un emendamento con il quale si chiede di apportare una deroga all’obbligo di acquisto aggregato per le tipologie di beni e servizi prevista attualmente dal mercato elettronico della Pubblica Amministrazione. Venendo al tema del credito, Confartigianato ha sollecitato la presentazione di una proposta per accelerare i processi di razionalizzazione dei Confidi, prevedendo la creazione di appositi Fondi pubblici a cui i Confidi, al ricorrere di determinate condizioni stabilite dal Ministero dello sviluppo economico, possano richiedere contributi volti all’irrobustimento delle loro dotazioni patrimoniali ed al sostegno dei progetti di accorpamento e fusione. Infine la proposta di emendamento in materia di società cooperative mira a coordinare ed a rendere applicabili le norme vigenti in materia di inquadramento ai fini contributivi dei soci di cooperativa con qualifica artigiana, componendo l’attuale situazione di contenzioso contributivo.


FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESA TRA L’ALTO COMMISSARIO PER LA LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE E LA CONFARTIGIANATO PER RAFFORZARE LA COOPERAZIONE NELLA PREVENZIONE E REPRESSIONE DEI FENOMENI DI CONTRAFFAZIONE

E’ stato firmato oggi il primo protocollo d’intesa tra l’Alto Commissario per la lotta alla contraffazione Giovanni Kessler ed il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini.  Leggere di più


firmato protocollo anticontraffazione

CONTRAFFAZIONE - Firmato protocollo d'intesa tra l'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione e la Confartigianato


Bus locali tra multe e mancate gare d’appalto

L’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha multato per 10 milioni di euro 15 aziende di trasporto pubblico locale delle più grandi città italiane, condannate per aver “impedito la realizzazione del processo di liberalizzazione del settore, in vista dell’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale tramite gara”. “Ringraziamo l’Antitrust per la decisione. Sono anni che segnaliamo queste intese, ma finora eravamo sempre rimasti inascoltati”. Questa è stata la prima reazione di Willy Della Valle, presidente di Confartigianato Autobus operator, all’emanazione della sentenza. Un Davide contro Golia del trasporto pubblico locale quindi, con le grandi compagnie che si alleano per evitare che le concorrenti rubino loro importanti fette di mercato. Ma cosa è successo? E perché è potuto accadere? Proviamo a tracciarne la storia. Nel 1997 fu disegnata una riforma del settore che prevedeva l’introduzione, già dai primi anni del nuovo millennio, delle gare d’appalto per l’assegnazione dei trasporti pubblici locali. Ma l’adozione di questo strumento è stato rimandato di anno in anno e ancora oggi, nella Finanziaria di recente approvazione al Senato, la data d’introduzione è stata fatta slittare al 2009. Ma intanto le grandi aziende del settore hanno iniziato a pensare ad una soluzione per evitare che piccoli operatori del settore potessero togliere loro parte del mercato in cui operano, indisturbate, da anni. Sfruttando anche le cosiddette ATI, le associazioni temporanee d’impresa che permettevano di presentare un’offerta praticamente già vincente in partenza. Nel 2005, su sollecitazione delle Associazioni di categoria, l’Agcm ha aperto la prima istruttoria su Roma, continuando poi con Torino, Venezia, Perugia, Bologna, La Spezia, Firenze e molti altri capoluoghi del Centro e del Nord Italia. Il risultato delle indagini? 10 milioni di euro di multa per aver “impedito la realizzazione del processo di liberalizzazione del settore”. Si potrebbe credere, quindi, che con la multa venga risarcito il danno alle piccole imprese provocato dalle intese dei grandi operatori e quello perpetrato nei confronti dei cittadini per la mancata concorrenza attuata sul mercato. Purtroppo, non è proprio così. Soprattutto se si analizzano due fattori: il primo legislativo, il secondo circa il pagamento delle multe comminate alle municipalizzate. Il primo dubbio riguarda la possibilità di creare le cosiddette Ati, le associazioni temporanee d’impresa svincolate dall’obbligo di creare una vera e propria società. Le municipalizzate che ne hanno beneficiato, quelle poi multate dall’Antitrust, hanno detto che una scelta simile avrebbe permesso di abbattere i costi, con un evidente risparmio per l’ente locale ed i cittadini. Ma è difficile credere che aziende che tradizionalmente operano in città molto distanti tra loro, e senza che venga creata una vera e propria una fusione societaria, possano riuscire a risparmiare così tanto. Viene da pensare, quindi, che le aziende di trasporto locale abbiano scelto questo escamotage per blindare le gare d’appalto ed evitare, al tempo stesso, di intralciarsi nei rispettivi comuni di appartenenza. Il secondo dubbio, invece, nasce dalle multe comminate alle principali aziende italiane di trasporto pubblico locale su gomma. Chi pagherà i 10 milioni di euro? Le aziende stesse? Non proprio. Ma, verosimilmente, i cittadini stessi e le aziende già danneggiate dalle intese dei “Golia”. Infatti, essendo tutte società pubbliche non esposte di fatto al fallimento, il disavanzo nel bilancio societario verrà coperto dai vari Comuni, e cioè dalla fiscalità comunale. Quindi da quegli stessi soggetti già danneggiati dal comportamento sleale tenuto dalle aziende di trasporto: i cittadini. Come dire, dopo il danno la beffa.


Sospensione dell’attività imprenditoriale in edilizia, il Ministero ci ripensa

La legge 3 agosto 2007, n.123 che estende a tutte le imprese la sospensione dell’attività imprenditoriale in caso di violazione in materia di sicurezza, si applica anche alle imprese edili. La notizia viene direttamente dal Ministero del Lavoro che attraverso una circolare, la numero 24/2007 del 14 novembre, fornisce le prime indicazioni operative al personale ispettivo. Si legge nel documento: “La nuova formulazione contenuta nell’articolo 5 L.123/2007 riprende sostanzialmente i contenuti dell’art. 36bis del D.L. 223/2006, ampliando però sia la platea dei destinatari che i presupposti operativi del provvedimento interdittivo (…). L’elemento innovativo introdotto dall’art. 5 della L. n.123/2007, rappresentato dal presupposto delle ‘gravi e reiterate violazioni in materia di sicurezza’, non fa altro che rafforzare l’efficacia dello strumento interdittivo, in particolare in tutte quelle realtà caratterizzate da rischi rilevanti e da una particolare incidenza del fenomeno infortunistico. Ne consegue, pertanto che la nozione di attività imprenditoriale, già interpretata nel senso di ‘unità produttiva’ (…) non può non ricomprendere necessariamente, anche le aziende operanti nel settore edile nel quale, come noto, maggiormente si avverte l’esigenza di elevare gli standard di sicurezza e tutela delle condizioni di lavoro”. Così il Ministero del Lavoro conferma la linea espressa del sottosegretario Antonio Montagnino che nello scorso agosto, tramite un comunicato stampa, aveva ribaltato l’interpretazione che il suo dicastero aveva dato della norma attraverso la circolare n. 29 del 28 settembre ’06. Che recitava: “…Per quanto concerne l’oggetto del provvedimento di sospensione dei lavori si ritiene che lo stesso vada riferito ad ogni singola azienda che, nell’ambito del cantiere, presenti i presupposti di irregolarità individuati dalla disposizione in esame e non riguardi invece il cantiere considerato nella sua interezza, tranne evidentemente l’ipotesi in cui nel cantiere operi una sola azienda. Tale orientamento risponde alla logica di non penalizzare, con un provvedimento che sospenda la complessiva attività del cantiere, anche le imprese che in detto ambito operano in condizione di regolarità…” Ritorna così in campo una norma duramente contestata da Anaepa Confartigianato. “L’abbiamo detto e ribadito da subito: non siamo contrari al fatto che chi ha sbagliato paghi – dichiara il segretario di Anaepa Confartigianato Stefano Bastianoni. Contestiamo il fatto che l’errore di uno sia fatto pagare a molti, in questo caso a tutto un cantiere. Si tratta di una misura eccessiva che colpisce in modo indiscriminato e che rischia di paralizzare un intero comparto. Sul fronte formale, poi, la circolare del 28 settembre 2006 aveva inquadrato il problema nella sua essenzialità. Ci meraviglia che questa filosofia sia stata ribaltata da chi l’aveva messa a punto”.


Finanziaria 2008: le modifiche accolte dal Senato

Dopo il sì dell’aula del Senato alla manovra finanziaria 2008, il testo emendato passa ora all’esame della Camera. Diverse le modifiche sollecitate da Confartigianato che sono state introdotte nel corso della discussione parlamentare. Oltre ad essere stati recepiti due emendamenti, hanno trovato definitiva soluzione alcune questioni aperte da tempo. Sulla base delle proposte della Confederazione è stato chiarito definitivamente che la limitazione alla deducibilità di interessi passivi non si applica alle ditte individuali e alle società di persone, ma solo ai soggetti Ires. Retromarcia del Senato sul fronte dei conferimenti agevolati. Prima dell’intervento di Confartigianato dal testo della Finanziaria erano scomparse le agevolazioni per il conferimento di una ditta individuale in una società di persone, agevolazioni previste solo nel caso di conferimenti nei confronti di società di capitali. La proposta di Confartigianato, fatta propria dal Governo, ha permesso di ripristinare il precedente trattamento. Oltre alle proposte emendative che hanno trovato accoglimento, sono diversi gli aspetti positivi introdotti dal Senato al testo della Finanziaria. In alcuni casi si tratta di proposte che Confartigianato aveva presentato e discusso su più tavoli negli scorsi anni e che erano stato oggetto di specifici emendamenti alla Finanziaria 2007. Come nel caso della norma che prevede l’estensione al coniuge dell’esclusione dall’imposta di successione e donazione sui trasferimenti di aziende. L’anno scorso questa modifica era stata chiesta da Confartigianato e bocciata in fase di voto. Quest’anno è stata riproposta dal Governo ed approvata dal Senato. Positive anche le riaperture dei termini per l’estromissione degli immobili strumentali dal patrimonio dell’imprenditore individuale, e per la rivalutazione delle partecipazioni non negoziate e dei terreni edificabili posseduti al 1° gennaio 2008. Nel primo caso gli imprenditori potranno estromettere gli immobili utilizzati per lavoro alla data del 30 novembre 2007, mediante pagamento, entro il 30 aprile 2008 di una imposta sostitutiva del 10%. Una formulazione che non soddisfa pienamente la Confederazione che vorrebbe un allargamento delle maglie del testo, fino a far ammettere alle agevolazioni anche gli immobili non utilizzati direttamente. Un’altra apertura nei confronti degli artigiani e delle piccole imprese è quella che permetterà alle ditte individuali e società di persone di continuare ad effettuare ammortamenti anticipati relativamente ai beni strumentali entrati in funzione entro il 31 Dicembre 2007. In tal modo le piccole imprese possono in parte ‘compensare’ l’allargamento della base imponibile che ha colpito anche i soggetti non avvantaggiati dalla riduzione dell’Ires. Un beneficio concesso solo alle piccole imprese: infatti sono esclusi dal provvedimento i soggetti Ires, anche se l’intervento è ancora insufficiente a colmare l’aggravio fiscale che colpirà i soggetti Irpef.