Un pieno di risparmi grazie alla convenzione ERG

Grazie alla convenzione Confartigianato – ERG e tramite l’attivazione di “Diesel Card Più”, le imprese associate possono arrivare a risparmiare fino a 3,63 centesimi al litro. Attivando infatti la Carta petrolifera “Diesel Card Più”, che presto assumerà il nome di “DRIVERG Card”, si potrà contare su una serie di benefici. Dalla comodità di una carta bancomat unicamente dedicata al rifornimento carburante allo sconto di un massimo di 3,63 centesimi al litro, passando per la fattura quindicinale ed il pagamento a 30 giorni. In primo luogo infatti, la Carta Confartigianato – ERG permette di avere la comodità di non dover pagare in contanti i rifornimenti propri e dei dipendenti, grazie ad una carta gratuita biennale accettata dalle 2.000 stazioni di servizio ERG e Total. A scadenza quindicinale poi, verrà emessa una fattura fiscale che va a sostituire la scheda carburante, mentre si potrà saldare il pagamento a 30 giorni dalla quindicina di riferimento. Ma l’aspetto probabilmente più vantaggioso è rappresentato dallo sconto di 1,033 centesimi al litro riservato ai possessori della carta, cumulabile con gli altri sconti delle varie stazioni di servizio. Conti alla mano, grazie alle riduzioni di 2,1 centesimi applicabili sulla rete stradale e a quello di 2,6 centesimi sulle autostrade, con la convenzione Confartigianato – ERG si potrà risparmiare fino ad un massimo di 3,63 centesimi a litro. Un pieno di risparmi importante per chi vuole continuare a portare il lavoro artigiano in giro per il Paese.


Codice dell’Ambiente: correzioni indigeste per le piccole imprese

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 13 settembre ha approvato in via preliminare uno schema di decreto legislativo che modifica alcune parti del codice dell’Ambiente, introducendo significative novità in materia di valutazione dell’impatto ambientale e smaltimento dei rifiuti. Sul documento Confartigianato ha espresso un parere critico: le modifiche proposte, al posto di alleggerire il carico burocratico delle aziende, prevedono nuovi adempimenti inutili e costosi. Certo, rispetto alla bozza precedente, c’è stato un parziale dietrofront: sono stati rimossi gli elementi di maggiore criticità, quelli che avrebbero rischiato di paralizzare l’attività delle imprese artigiane. Ma l’impianto complessivo continua ad apparire deludente. Razionalizzazione e semplificazione rimangono fuori dalla porta. Ecco le principali novità previste dal Decreto legislativo, salvo riscritture e ripensamenti che potrebbero intercorrere da qui ad aprile 2008, quando scadrà la delega di modifica a disposizione del Governo. In primo piano, lo stoccaggio e il trasporto dei rifiuti. Gli imprenditori che per la loro attività si trovano a realizzare un deposito temporaneo di rifiuti, dovranno scegliere tra due distinte modalità di gestione: a tempo o a quantità. Nel primo caso dovranno allontanarli dopo due o tre mesi - a seconda che si tratti di materiali pericolosi o non -, nel secondo, raggiunta un certo numero di metri cubi. La modalità prescelta andrà indicata sul frontespizio del registro di carico e scarico. Un chiaro appesantimento. Unica nota positiva: evitata l’istituzione di un nuovo registro di giacenza, previsto nella prima bozza del documento. Tutti i materiali da avviare alla discarica, dovranno essere accompagnati da un’analisi chimica che ne certifica la composizione. Anche nel caso di sostanze innocue come imballaggi di cartone o inerti. Questo, perché il Governo non ha ancora stilato la cosiddetta “lista positiva”, cioè l’elenco delle materie di uso comune che non hanno bisogno di alcun pedigree per essere gettate. Confartigianato, oltre a continuare a sollecitare la pubblicazione della lista, è riuscita ad ottenere la proroga fino a dicembre per l’entrata in vigore della norma. Allargato a dismisura l’”Albo Nazionale gestori Ambientali. Tutti gli artigiani e le imprese che trasportano anche piccole quantità di scarti, comunque al di sopra dei 30 chilogrammi, dovranno iscriversi in un apposito albo. L’iscrizione costerà circa 50 euro annui. Evitato il colpo si scure che rischiava di abbattersi su tutto il comparto: cancellata la proposta normativa che equiparava i trasportatori in conto proprio a un gestore di impianti di gestione di rifiuti, con obbligo di corsi, certificazioni, e ulteriori adempimenti. E’ poi la volta dei nuovi adempimenti specifici per l’edilizia. Prevista una norma che impedisce, di fatto, il riutilizzo diretto di materiali di scavo, anche in lavori di piccola entità. Obbligo di analisi su terre e rocce, addirittura vergini, anche al fine del re-interro nello stesso cantiere che le ha generate. Fin qui le modifiche del Decreto che, se approvate in via definitiva, renderebbero più indigesto il codice dell’Ambiente a chi fa impresa. Ma accanto alle molte ombre c’è anche qualche luce. Tutte le aziende al di sotto dei cinque dipendenti non dovranno più presentare il MUD (Modello Unico Dichiarazione ambientale). C’è pure una seconda semplificazione pensata per le piccole imprese, quelle artigiane al di sotto dei tre dipendenti, che - salvo riscritture del documento - non saranno più tenute alla compilazione dei registri di carico e scarico dei rifiuti.


Estetica e laser: dalla padella alla brace

Si può essere in regola con la legge nazionale attuale, in linea con la più recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione a riguardo, ma al tempo stesso vedersi obbligati a cessare un’attività per volere di due Regioni? E’ quello che, verosimilmente, si stanno chiedendo le estetiste di Veneto e Lazio, che, dopo gli interventi della sanità locale, non hanno potuto più utilizzare laser e apparecchiature elettromeccaniche per uso estetico. Paradossale? Probabilmente. Certamente possibile in un momento in cui, secondo la svolta federalista della nostra Repubblica, alcuni settori legislativi sono passati sotto la diretta competenza delle Regioni, che così possono muoversi autonomamente, contraddicendo anche le normative nazionali. Ma proviamo a fare un po’ di ordine in questo “far west” legislativo. Diciassette anni fa, eravamo nel gennaio del 1990, fu approvata una legge, la 1/90, che regolamentava l’utilizzo di laser ed elettrodepilatori ad aghi nei centri estetici, un mercato, quello del benessere, in piena espansione e che, evidentemente, oggi attira a sé anche altri soggetti. La legge, tuttora in vigore, regolamentava l’utilizzo di questi apparecchi e formava un gruppo studi, secondo l’articolo 10, che doveva stilare nel giro di sei mesi una scheda tecnica delle caratteristiche, dei meccanismi di regolazione, nonché della modalità di esercizio e delle azioni mirate alla sicurezza di tali apparecchiature. Quei sei mesi sono diventati 17 anni, visto che il gruppo di lavoro ha terminato la propria missione il 1 giugno scorso, consegnando al Ministero dello Sviluppo economico e al dicastero della Salute il proprio rapporto, in attesa che questi lo girino al Consiglio Superiore della Sanità per la definitiva approvazione. Ma di recente, dopo che i centri benessere avevano provveduto all’acquisto di queste costose macchine e alla propria formazione per poterle utilizzare, un diploma triennale, c’è stato il colpo di mano di due Regioni, il Veneto ed il Lazio. Il tutto in barba alla normativa nazionale vigente, quella del 1990, ad una sentenza della Corte di Cassazione, del 20 giugno scorso che escluse dall’attività medica la depilazione con aghi, e, stando alle dichiarazioni delle Associazioni di categorie, anticipando operativamente anche quelle che dovrebbero essere le linee guida di una nuova normativa di categoria in via di approvazione. I danni economici per gli operatori del settore sono evidenti. Macchinari costosi acquistati ed ora inutilizzabili, nonostante la legislazione nazionale attuale lo permetta, oltre alla “sfortuna” di confinare con una provincia che permette l’utilizzo di tale apparecchiature. Infatti le Regioni, attraverso una inusuale, e probabilmente impropria, lettera di comunicazione, hanno dato mandato alle ASL di vigilare, controllare e proibire l’utilizzo degli elettrodepilatori, nonostante la normativa nazionale attuale lo permetta, facendone cessare l’utilizzo a tutti gli operatori del proprio territorio. La paura per le Associazioni di categoria, e soprattutto per Confartigianato, è talmente seria da consigliare ai propri associati di non investire nell’acquisto di altre apparecchiature, almeno fino a quando non sarà più chiaro lo scenario di un mercato talmente tanto ghiotto da attirare a sé nuove figure, intenzionate ad entrare in un business dal quale fino ad oggi si erano tenute lontane.


Le calzature italiane volano al Micam

Le scarpe artigianali italiane si tirano a lucido per affrontare la prova del Micam, l’expo del settore più grande d’Europa, dal 20 al 23 settembre a Milano al quartiere fieristico di Rho-Pero. Clima di ottimismo da parte degli operatori del calzaturiero di Confartigianato, un entusiasmo solo parzialmente ridimensionato dalle possibili conseguenze del dollaro e dello yen deboli, che certo non sostengono gli acquisti del prodotto italiano di fascia medio-alta su mercati importanti come gli Stati Uniti e il Giappone. Una preoccupazione solo parzialmente condivisa dagli analisti del mercato, che ricordano che il baricentro degli acquisti da tempo si è spostato verso est, e che a Milano come altrove, saranno i Russi a far la parte del leone. Dopo anni difficili, anni di ‘crisi nera’, il peggio è ormai alle spalle, soprattutto per quelle aziende che hanno fatto tesoro della lezione che il mercato ha dato al made in Italy: chi ha investito in qualità e design, non solo ha superato la fase difficile, ma è cresciuto; chi non è stato sufficientemente rapido nell’inversione di marcia ha pagato pesanti conseguenze. "Il futuro del comparto della calzatura raccoglie la sfida della promozione: la presenza assidua dei nostri artigiani alle fiere più importanti del mondo, come l’appuntamento di Milano, è un dato consolidato" spiega Giuseppe Mazzarella, presidente nazionale dei Calzaturieri di Confartigianato. "La promozione è senza dubbio una delle politiche fondamentali di crescita delle imprese artigiane - ha aggiunto Mazzarella -. Eventi del calibro del Micam sono occasioni ineguagliabili per internazionalizzare le aziende. Oggi gli artigiani sanno fare business, informare e dare garanzie ai compratori. Sono imprenditori che sanno fare promozione e soprattutto comunicare che il valore delle nostre calzature è essenzialmente nella qualità dei materiali, nell'esclusività del design e nei servizi accessori che assicuriamo". Una cultura della promozione che, secondo Mazzarella, deve affiancarsi a quella della formazione di nuove professionalità in tutti i settori correlati, dalla logistica al marketing. "Quello della calzatura - ha concluso il presidente, parlando delle Marche, presenti al Micam con circa 150 imprese sulle 1.651 espositrici – è per il nostro territorio un settore d'eccellenza che ci pone come esempio più unico che raro nel panorama economico europeo. Un settore che può offrire un futuro professionale per i giovani. La formazione deve riguardare, però, tutta la filiera dalla logistica, al packaging, al montaggio. Se i giovani sapranno raccogliere la sfida di investire ‘in voglia di fare’ e di imparare, avranno sicuramente successo".


Estimatori del cioccolato, il 12 ottobre è la vostra festa

Fieri consumatori della dolce barretta, donne incapaci di superare una delusione senza il proprio barattolo di cioccolato, instancabili estimatori di dolci, dolcetti, cioccolatini e via dicendo, insomma, per chi crede che senza cioccolato sarebbe indubbiamente un mondo diverso, c’è un giorno completamente dedicato a voi: il ChocoDay 2007, fissato per il 12 ottobre e celebrato in tutto il pianeta. L’iniziativa, giunta alla terza edizione, vuole rivendicare l’importanza di salvaguardare il cioccolato più puro, quello ottenuto dalla semplice miscela di pasta di cacao e burro, senza la contaminazione di grassi e oli vegetali che ne comprometterebbero la qualità, la bontà e la purezza. Una differenza che il palato riscontra subito, con il cioccolato puro che scivola via con quell’ineguagliabile dolcezza, mentre la miscela di derivazione grassa vegetale rimane unta e pastosa. Una rivendicazione più che mai attuale in un’Italia attiva nello scongiurare lo spettro degli organismi geneticamente modificati e dove non è stata ancora dimenticata la sentenza europea che puniva quell’Italia impegnata nel pretendere che il cacao venisse riconosciuto come ingrediente unico ed indiscutibile del vero cioccolato. Era il 2001 e l’Europa condannava il nostro Paese e la Spagna, rei di aver posto delle condizioni all’immissione nel nostro mercato di cioccolato “contaminato” da oli vegetali. Secondo la direttiva 2000/36/CE infatti, la Comunità Europea autorizzava l’uso fino al 5% di grassi vegetali in sostituzione del burro di cacao, condannando il vero cioccolato ad un triste e quanto mai amaro destino. Nel 2002 Confartigianato ottenne un importante riconoscimento, quello di veder posto sul cioccolato artigianale il marchio STG, Specialità Tradizionale Garantita, difendendo così la purezza e la bontà dell’antico cioccolato artigianale. Il 12 ottobre si potrà tornare a difendere il cacao e quel cioccolato che rappresenta uno dei migliori vanti della filiera alimentare italiana. Sottoscrivendo il”Manifesto del ChocoDay” al sito www.chocoday.it infatti, gli artigiani del cioccolato, i produttori, le Associazioni di categorie, le scuole, le ONG ma anche i semplici estimatori, potranno rivendicare il ruolo del cacao come ingrediente basilare e necessario del cioccolato, potendo anche organizzare eventi, manifestazioni e degustazioni sotto il logo ufficiale del ChocoDay. Amanti del cioccolato puro preparatevi, il 12 ottobre sarà la vostra festa.


Confartigianato e TIM viaggiano in banda larga

Avere sempre a portata di mano una connessione in banda larga può tornare utile a molti imprenditori, soprattutto a quelli che spesso si trovano in viaggio per lavoro e che necessitano di un collegamento continuo con la Rete. E’ soprattutto a questi che si rivolge l’offerta “Alice Mobile Broadband”, attivabile anche grazie alla convenzione tra Confartigianato e TIM. Aderendo a tale offerta, si potrà viaggiare in banda larga ad una velocità standard di circa 3,6 Mbps in download e fino a 384 kbps in upload, in pratica alla stessa velocità di connessione di una buona ADSL su rete telefonica fissa. Senza però l’intralcio rappresentato da cavi, cavetti o prese telefoniche. Con Alice Mobile Broadband sarà quindi possibile trasmettere dati, scaricare documenti e viaggiare in rete con un buon rapporto qualità – prezzo. Perché spesso sono propri i costi elevati a bloccare gli imprenditori nella scelta e nell’utilizzo delle tecnologie wireless, quelle senza cavi di connessione. Confartigianato e TIM propongono due offerte alle imprese associate, venendo incontro alle esigenze economiche degli imprenditori. La prima delle due offerte disponibili, entrambe della durata contrattuale di 24 mesi, è particolarmente adatta a chi scarica meno di 200 Mb mensili. Per i primi due mesi si ha a disposizione un traffico dati illimitato, pagando esclusivamente la rata mensile da 1,99 euro per l’acquisto del modem, integrato o da connettere attraverso porta USB al proprio PC portabile, mentre per le restanti 22 mensilità si pagheranno 16,99 euro, comprensive di Alice Mobile 200, l’offerta che concede fino a 200 Mb di traffico internet e della rata per il modem. La seconda opzione è invece adatta a chi naviga il web più spesso, arrivando ad assicurarsi, con 30 euro mensili, fino a 1 Gb di traffico dati, grazie al piano ALICE MOBILE 1.000, e l’acquisto del modem da utilizzare con il proprio PC portatile. E per i primi due mesi si potrà contare su un traffico dati illimitato e gratuito. Per gli imprenditori artigiani arriva dunque un’opportunità che viaggia in rete, e non soltanto su quella Confederale.