15 Giugno 2005, h. 17:21

Assemblea di Confartigianato Il Presidente Giorgio Guerrini: “Per rimettere in moto il Paese stop a vincoli e costi che bloccano le imprese. Sull’Irap, restano al palo riduzione della pressione fiscale e rilancio della competitività”

I veri nemici del made in Italy non sono la Cina o la moneta unica, ma la nostra incapacità di eliminare i vincoli e di ridurre i costi che bloccano il sistema produttivo e spengono le possibilità di ripresa.
Questo, in sintesi, il messaggio lanciato oggi dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini nel corso dell’Assemblea Annuale della Confederazione svoltasi a Roma alla presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
“Si perde tempo a dibattere di ‘nanismo’ imprenditoriale – ha detto Guerrini – e non si fa nulla per migliorare le condizioni in cui operano le aziende. Il Paese ha bisogno contemporaneamente di grandi, medie e piccole imprese. L’importante è non creare discriminazioni tra dimensioni d’impresa, come invece si rischiava di fare con la riforma dell’Irap. Le ipotesi di riduzione dell’Irap proposte ieri dal Governo avrebbero penalizzato proprio le piccole imprese. Tuttavia, non si può continuare a rinviare le riforme, lasciando al palo il rilancio della competitività”.
Il Presidente di Confartigianato ha puntato il dito contro i “nemici della competitività” che fanno morire il 40% delle imprese entro i primi tre anni di vita. “Gli italiani – ha detto – hanno ancora voglia di rischiare, tanto che ogni giorno nascono 2.000 imprese. Ma ‘fare impresa’ in Italia rimane una corsa ad ostacoli”.
“L’artigianato e le Pmi – ha fatto rilevare il Presidente Guerrini – rappresentano il 97% del tessuto imprenditoriale del Paese e assorbono oltre il 50% degli occupati. Non godono di trattamenti privilegiati, ogni giorno si confrontano con le difficoltà del mercato contando soltanto sulle proprie forze, senza utilizzare alcun “paracadute”. Confermiamo l’impegno a fare la nostra parte per lo sviluppo del Paese. Ma pretendiamo di essere ascoltati e rispettati in ragione della nostra rappresentatività e del contributo che offriamo all’economia e alla società. Chiediamo al Parlamento, al Governo, alle forze di opposizione, a coloro che hanno a cuore le sorti dell’Italia, di essere al nostro fianco nell’impegno per ‘rimettere in moto’ il Paese”.

I NEMICI DELLA COMPETITIVITA’

LA BUROCRAZIA NON MUORE MAI – Adempimenti inutili, eccesso di leggi e leggine, inefficienza della Pubblica Amministrazione sottraggono a tutte le imprese italiane 14 miliardi di euro l’anno. Alle imprese artigiane la burocrazia costa, ogni anno, 2 miliardi 411 milioni di euro.
IRAP: NO ALLE DISCRIMINAZIONI TRA IMPRESE – Inaccettabili, secondo il Presidente Guerrini, le ipotesi prospettate ieri dal Governo di riduzione dell’Irap ‘a senso unico’, che riguardino soltanto la componente del costo del lavoro. In tal modo, si finirebbe per destinare quasi il 90% dello sgravio fiscale alle società di capitali. “Se riduzione deve esserci, occorre che incida proporzionalmente su tutti i contribuenti che partecipano al gettito Irap. Il Governo non può pensare che 1.500.000 imprese artigiane assistano senza reagire alla concentrazione di vantaggi a favore di poche, grandi imprese”.
ENERGIA TROPPO CARA – Alle piccole imprese italiane l’energia costa il 30%in più rispetto alla media degli altri Paesi europei. Inoltre, la componente fiscale del prezzo dell’elettricità incide per oltre l’11% sul costo del chilowattora, a fronte di una media europea del 4%. Mentre per il gas, il fisco pesa per il 46% del costo totale del metro cubo.
RIFORME ANNUNCIATE, LIBERALIZZAZIONI INCOMPIUTE – Segnano il passo le liberalizzazioni dei servizi pubblici. Spesso – rileva Guerrini – si sono creati nuovi monopoli e rendite di posizione pagati a caro prezzo da cittadini e imprenditori. Molte privatizzazioni hanno costituito finora solo il passaggio da un monopolio pubblico ad un monopolio privato, senza effetti positivi per i consumatori. Anche la mancata riforma delle professioni – troppe volte annunciata e mai attuata – genera pesanti costi indiretti sulle piccole imprese. Nei fatti, non c’è vero mercato, non esiste vera concorrenza per chi acquista energia elettrica, gas, assicurazioni sui rischi, denaro per investimenti.
INAIL, UNA TASSA OCCULTA SUGLI ARTIGIANI – Le imprese artigiane pagano una vera e propria “tassa occulta”, l’assicurazione degli infortuni sul lavoro presso l’Inail, con tassi medi del 74% più elevati di quelli dell’industria, 3 volte e mezzo superiori a quelli del commercio, oltre 5 volte quelli del credito e delle assicurazioni. In altre parole, quasi la metà dell’intero avanzo economico dell’INAIL nel 2003 è finanziato dal settore artigiano.In cambio ricevono prestazioni sempre più basse.
SUPERARE IL ‘DOGMA’ DEL CONTRATTO DI LAVORO ‘A TAGLIA UNICA’ – Gli artigiani insieme con Cgil, Cisl e Uil, sono stati i primi a riformare il modello contrattuale, con l’Accordo firmato il 17 marzo 2004 che introduce il rafforzamento della contrattazione territoriale. Ma la riforma non parte a causa delle resistenze dei Sindacati.
GLI OSTACOLI A METTERSI IN RETE – La piccola impresa può competere e realizzare economie di scala se sta in rete e condivide con altre aziende problemi e soluzioni. Ma l’accesso alle reti d’impresa – come, ad esempio, i consorzi fidi nel credito, i consorzi per l’export, i gruppi d’acquisto di utilities e di servizi – è ostacolato da una legislazione arretrata in materia di diritto societario, dall’attuale legge fallimentare, dai ritardi della giustizia civile.
RICERCA, INNOVAZIONE, CREDITO: UN MIRAGGIO PER LE PMI? – L’accesso alla ricerca e all’innovazione, la necessità di effettuare nuovi investimenti impongono risorse finanziarie che per le piccole imprese sono sempre più difficili da ottenere presso gli istituti bancari. La situazione rischia di peggiorare con i ‘ratios’ patrimoniali di Basilea 2 che faranno aumentare il costo dei finanziamenti per le Pmi.
I RITARDI PER REPERIMENTO DI MANODOPERA E FORMAZIONE – La positiva fine del monopolio pubblico del collocamento rischia di non favorire il reperimento di manodopera da parte delle piccole imprese se non viene creata una rete capillare che nel Paese colleghi domanda ed offerta di lavoro. Altrettanto numerosi i ritardi sul fronte della formazione professionale, dell’apprendistato, della formazione continua che rimangono distanti dai bisogni delle imprese.
FEDERALISMO: SI’, MA SENZA NUOVI COSTI – La riforma federalista va improntata ai principi dell’efficienza e della sussidiarietà, altrimenti si finisce per alimentare la sovrapposizione di competenze, moltiplicando i livelli di burocrazia e raddoppiando il prelievo fiscale complessivo.
Il SOMMERSO è figlio anche dell’eccesso di burocrazia, degli interventi assistenziali che mantengono rendite di posizione e finti posti di lavoro, di un contratto nazionale di lavoro ‘a taglia unica’ che non rispetta le diverse esigenze di sviluppo nelle differenti aree del Paese.

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