7 Settembre 2005, h. 18:41

Il Parlamento Ue modifica la Direttiva sulle radiazioni ottiche Confartigianato: “Sconfitto il partito della burocrazia Ue. Ma la battaglia non è finita”

“Abbiamo ottenuto un primo, importante risultato: è stato sconfitto il ‘partito’ dell’assurda burocrazia europea che pretende di imporre standards normativi incompatibili con la realtà imprenditoriale”.
Questo il commento del Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini sull’esito della votazione del Parlamento europeo che, oggi, a Strasburgo ha modificato il progetto di Direttiva sulle radiazioni ottiche, rinviando agli Stati membri la decisione di includere o meno, nella legislazione nazionale, gli obblighi degli imprenditori in materia di valutazione e prevenzione dei rischi da esposizione al sole dei dipendenti che svolgono l’attività lavorativa all’aperto (quindi cantieri edili, attività di agricoltura e di pesca).
“I Parlamentari europei hanno compreso le sollecitazioni di Confartigianato e di altre Organizzazioni di Pmi europee. Ora, però – aggiunge Guerrini – ci auguriamo che anche il Consiglio europeo accetti all’unanimità l’emendamento approvato oggi dal Parlamento Ue. Tuttavia, una volta che la Direttiva verrà emanata, la nostra battaglia continuerà anche in sede nazionale. Ci batteremo affinché la Direttiva sia recepita all’insegna del buon senso e non vengano imposti agli imprenditori inutili e costosi adempimenti. La tutela della sicurezza sul lavoro è sacrosanta. Ma non accetteremo la riproposizione di stravaganti eccessi burocratici”.
In pratica – denuncia Confartigianato – Bruxelles vorrebbe imporre a tutti gli imprenditori europei con lavorazioni caratterizzate da forti esposizioni all’aperto (soprattutto cantieri e coltivazioni agricole, ma anche le attività di pesca) l’obbligo di informare i propri dipendenti sulle condizioni meteorologiche previste e, in funzione di esse, di dotarli di attrezzature adeguate.
Insomma, se la Direttiva venisse approvata senza le modifiche approvate dal Parlamento Ue, i piccoli costruttori dovranno trasformarsi in una sorta di stazione meteorologica e di esperti dermatologi. A seconda del tempo previsto ogni giorno, infatti, dovranno valutare – senza peraltro alcun valore di riferimento – i rischi da esposizione al sole ai quali i lavoratori sarebbero esposti e suggerire loro di indossare maglie, cappelli, occhiali e, magari, di spalmarsi un po’ di crema solare.
Oltre a questi nuovi obblighi, in base alla Direttiva gli imprenditori potrebbero essere ritenuti responsabili dai loro dipendenti di patologie legate all’esposizione solare senza però che sia possibile determinare l’origine esclusivamente professionale di tali malattie.
Per questo, il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ha sollecitato i Parlamentari europei a modificare il progetto di Direttiva nel senso di rinviare agli Stati membri la decisione di includere o meno, nella legislazione nazionale, gli obblighi in materia di valutazione e prevenzione dei rischi solari. “Non fosse altro – sottolinea Guerrini – per le profonde differenze di latitudine dei Paesi europei. L’esposizione solare in Irlanda non è uguale a quella della Grecia”.
Già lo scorso 27 luglio, il Presidente Guerrini aveva inviato al Ministro del Welfare Roberto Maroni, al Ministro per le Politiche Comunitarie Giorgio La Malfa e ai Parlamentari europei, una lettera nella quale sollecitava un deciso ed urgente intervento a Bruxelles per eliminare dalla Direttiva il concetto di “radiazioni ottiche di origine naturale” o, in subordine, per introdurre il principio di sussidiarietà, lasciando agli Stati membri il compito di prevedere misure in proposito.
“Dal mondo politico in generale – scrive Guerrini nella lettera – si chiede all’Europa di lanciare messaggi di vicinanza, questo ci sembra uno di quei casi che allontanano decisamente il cittadino dall’Europa”.
In Europa il settore delle costruzioni è costituito da 2 milioni 300 mila imprese che realizzano un fatturato di circa 1000 miliardi di euro, danno lavoro a 14 milioni di persone e contribuiscono al 10% del PIL.
Il 99% del settore è costituito da PMI (meno di 250 dipendenti) che realizzano il 78% del fatturato.
Le piccole imprese (meno di 50 dipendenti) assicurano il 60% della produzione e impiegano il 70% degli occupati del settore.

 

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