15 Dicembre 2005, h. 19:09

Stefano Acerbi, Presidente di Confartigianato Moda, al WTO di Hong Kong: “Servono regole contro concorrenza sleale”

“A nome dei 200.000 operatori delle imprese artigiane italiane del tessile-abbigliamento-calzature esprimiamo forte preoccupazione sull’andamento delle trattative relative al loro settore (NAMA) e siamo contrari alle posizioni di chiusura espresse da paesi come Cina, India, Brasile”.
E’ quanto ha denunciato oggi Stefano Acerbi, Presidente della Federazione Moda di Confartigianato, presente ad Hong Kong alla sesta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
“Troppi paesi definiti in via di sviluppo – ha sottolineato Acerbi – non osservano le regole minime richieste dalla Agenda di Doha e operano in regime di concorrenza sleale. La nostra non è una posizione protezionistica. Al contrario vogliamo poter operare in regime di massima concorrenza, a patto che tutti rispettino le regole”.
Il Presidente della Federazione Moda di Confartigianato denuncia “l’assenza di reciprocità di comportamenti, di tariffe doganali, di barriere non tariffarie e il dumping economico, sociale ed ambientale a fronte di un’eccessiva apertura del mercato europeo del tessile-abbigliamento-calzature”.
Acerbi ha poi espresso apprezzamento per “la posizione dell’Unione Europea sulle Indicazioni Geografiche (IG) che, grazie alle pressioni del governo italiano, è uno dei dossier con maggiori probabilità di successo della Conferenza. L’indicazione di provenienza dei prodotti riveste carattere prioritario per le imprese del tessile-abbigliamento-calzature, nonchè per tutti quei settori trainanti del nostro export e ricompresi nella proposta di regolamento comunitario (che intende imporre l’etichettatura di origine per i prodotti importati dai paesi exta-UE) quali la pelletteria, la ceramica, l’oreficeria, l’arredamento e il vetro”.
“Saluteremo con estremo favore, a conclusione di una forte azione condotta da Confartigianato e dalle altre associazioni, la definitiva approvazione del regolamento che imporrà l’obbligo di etichettatura di origine, obbligo già previsto dalle normative di tutti i paesi destinatari delle nostre esportazioni e che le nostre imprese sono da sempre tenute a rispettare”.

 

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