24 Febbraio 2006, h. 16:57

Confartigianato ‘fotografa’ in un Rapporto i primati positivi e i record negativi del Mezzogiorno Piccole imprese protagoniste del Sud che ce la fa, nonostante tutto

Dal 1981 al 2001, la crescita dell’occupazione nel Mezzogiorno è avvenuta esclusivamente nelle piccole imprese le quali hanno dato vita a 634.637 posti di lavoro. Le medie imprese ne hanno creati 57.067. La grande impresa ne ha persi 60.813.

Quindi, per ogni posto di lavoro distrutto nella grande impresa, le piccole imprese ne hanno creati dieci.

E’ il dato principale che emerge dal Rapporto presentato da Confartigianato durante la Convention “L’artigianato e le piccole imprese al centro dello sviluppo del Mezzogiorno” organizzata a Napoli il 24 e il 25 febbraio.

Confartigianato ha fotografato i primati negativi e i record positivi che caratterizzano le regioni del Sud.

Ne emerge un quadro con forti contrasti: come ha sottolineato Francesco Sgherza, Vicepresidente di Confartigianato con Delega per il Mezzogiorno, nella relazione di apertura nella Convention “se da un lato brillano i risultati conseguiti dall’artigianato e dalle piccole imprese, che si confermano motori di una crescita silenziosa ma costante, dall’altro incombono le pesanti ombre di un contesto ancora arretrato su molto fronti, che comprime le potenzialità e frena la competitività dell’imprenditoria meridionale”.

Nel Mezzogiorno le imprese artigiane sono 381.340 con 834.800 addetti.

La quota di occupazione creata dall’artigianato meridionale è pari al 21,6%, superiore alla media nazionale del 20,7%. 

Nel Sud l’incidenza del valore aggiunto prodotto dalle imprese con meno di 20 addetti è pari al 55% rispetto alla media nazionale del 43,5%.

Nell’artigianato del Mezzogiorno si registra anche, dal 1998 al 2003, una crescita del valore aggiunto per unità di lavoro più che doppia rispetto alla media italiana.

Le piccole imprese meridionali sono più ‘giovani’ rispetto al resto del Paese: gli artigiani fino a 34 anni sono 103.271 (in linea con la media nazionale del 23,6%) e sono 198.702 gli artigiani di età compresa tra i 35 e i 49 anni, pari al 45,3% rispetto alla media italiana del  44,1%.

Ma sono anche più longeve: il tasso di mortalità è infatti del 6,7% rispetto al 7,4% registrato dal totale delle imprese.

Inoltre il livello di sopravvivenza a tre anni delle imprese artigiane nel Mezzogiorno è del 60,3% rispetto alla media Italia del 58,2%. La maggiore sopravvivenza delle imprese meridionali si conferma anche rispetto a un orizzonte temporale più ampio: la percentuale di aziende che sopravvive a cinque anni dalla costituzione è del 78,1% nel Mezzogiorno, contro il 73,2% del Centro, il 70,3% del Nord Ovest e il 73,0% del Nord Est.

Forte la presenza femminile nel lavoro autonomo: su 100 donne occupate, il 21,7% sono lavoratrici indipendenti, contro il 20,1 % della media nazionale.

L’artigianato del Sud è custode della tradizione e contemporaneamente proiettato nel futuro: spicca infatti l’iper-specializzazione nel settore alimentare e nelle produzioni artistiche ma anche la presenza in alcune nicchie innovative, insieme con un tasso di natalità di imprese tecnologiche superiore alla media nazionale.

LE POTENZIALITA’ DEL CONTESTO MERIDIONALE

In crescita i distretti produttivi – I distretti produttivi meridionali fanno registrare performances migliori del resto d’Italia: tra il 1991 e il 2001 al Sud sono aumentati di 11 unità, mentre in Italia sono calati di 43 unità.

Il Sud è un ‘laboratorio’ per energie alternative – Il 98,9% della produzione di energia eolica e fotovoltaica è infatti localizzata nel Mezzogiorno. Dal 1997 al 2004, l’energia da fonti rinnovabili è aumentata nel Sud del 25,8% mentre nel resto d’Italia è diminuita del 7%.

Le eccellenze nell’innovazione – Il Mezzogiorno registra tre primati rispetto al resto d’Italia per la quota di imprese che hanno introdotto innovazioni di processo e/o di prodotto, per il tasso di natalità di imprese tecnologiche e per la quota di non occupati che partecipano ad attività formative.

‘Giacimento’ di produzioni alimentari – Il 33,3% dei prodotti della tradizione alimentare – pari a 1.398 specialità censite dal Ministero delle Politiche Agricole – provengono dal Mezzogiorno.

Lavoratori qualificati – La quota di occupati diplomati e laureati è pari al resto d’Italia. Nella fascia di età tra 35 e 64 anni la percentuale di occupati qualificati (43,7%) è maggiore rispetto alla media nazionale (42,4%).

Leadership nel sistema portuale – I 25 principali porti del Mezzogiorno gestiscono il 48,3% del traffico merci nazionale e il 76,1% del traffico passeggeri. Altro primato riguarda il movimento merci su container: in questo caso i 5 principali porti del Sud smaltiscono il 55,1% del totale nazionale.

I VINCOLI ALLA COMPETITIVITA’

I ritardi nell’uso di nuove tecnologie – Per quanto riguarda la diffusione della banda larga: nel Sud la copertura è pari alla metà di quella del resto d’Italia. L’indice di informatizzazione della Pubblica Amministrazione è pari a 36,1 contro il 47,4 della media nazionale.

Emigrazione di lunga distanza – Il Sud continua a perdere forza lavoro qualificata: tra il 1990 e il 2002 è raddoppiata dal 20,6 al 40,6% la quota di emigranti che si è spostata al Centro-Nord.

Il Sud non attrae gli investimenti di imprese estere e rimane molto bassa  la partecipazione di imprese meridionali in aziende straniere. 

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