24 Luglio 2006, h. 18:58

PANE/ GLI ALIMENTARISTI DI CONFARTIGIANATO E CNA: “SIAMO IN ATTESA DEL DEFINITIVO E COMPLETO ACCOGLIMENTO DELLE NOSTRE RICHIESTE”

I panificatori di Confartigianato Alimentazione e di CNA Alimentare si dichiarano contrari ad ipotesi di serrata perché, accanto alla norma di abrogazione della legge 1002/56, sono state preliminarmente accolte, al Senato, nella discussione sul decreto Bersani, alcune richieste avanzate dalla categoria. In particolare sono state introdotte apposite misure per la tutela della produzione ed è stato inoltre individuato un percorso per identificare i requisiti di qualificazione professionale riguardanti la tutela della salute e dell’igiene sanitaria degli alimenti.

Il Presidente di Confartigianato Alimentazione Giacomo Deon ed il Presidente di CNA Alimentare Sandro Moscardi sostengono da sempre che “il possesso di requisiti professionali dovrebbe essere propedeutico all’esercizio delle attività di tutte le imprese della produzione e trasformazione alimentare, garantendo ulteriormente i consumatori sulla qualità della produzione”. Pertanto sollecitano il Parlamento ed il Governo, in sede di conversione in legge del Decreto Bersani, ad arricchirlo con quelle integrazioni e modifiche che permettano di superare le turbative della concorrenza e favoriscano l’avvio di un percorso di qualificazione professionale e di valorizzazione del pane.

In ogni caso, ritengono necessario l’avvio di un tavolo di confronto per approfondire eventuali problematiche nel caso in cui non trovassero adeguata soluzione in sede di conversione: in particolare il tema dei requisiti professionali o problemi storici quali l’abusivismo.

Per quanto riguarda, invece, l’intenzione del Governo di eliminare divieti o autorizzazioni preventive per il consumo immediato dei prodotti di gastronomia presso gli esercizi commerciali, Confartigianato Alimentazione e Cna Alimentare denunciano un rischio di discriminazione a danno delle imprese di produzione e trasformazione alimentare, soprattutto quelle di natura artigiana. Al contrario di quanto previsto per gli esercizi commerciali, infatti, le imprese di produzione che vogliano consentire ai clienti di consumare sul posto i loro prodotti senza tuttavia offrire loro servizi di somministrazione, resterebbero assoggettate a “divieti” e ad “autorizzazioni preventive”.

In pratica, quindi, le imprese artigiane e le piccole imprese di produzione e trasformazione alimentare (nei settori della pasticceria, gelateria, yogurteria, rosticceria, piadineria, pizzeria da asporto, gastronomia in genere e panificazione), se intendono collocare all’interno dei locali o in area adiacente (privata o pubblica con apposita autorizzazione di occupazione di suolo pubblico) alcune semplici attrezzature quali mensole, arredi, sgabelli, sedie e panchine per consentire ai clienti la sosta ed il consumo sul posto del prodotto, sarebbero costrette ancora ad acquisire le prescritte autorizzazioni per la somministrazione di alimenti e bevande, con i connessi oneri amministrativi ed organizzativi.

Questi vincoli, secondo gli artigiani, sono ingiustificati poichè si tratta di una modalità organizzativa mirata a rendere più completa e funzionale l’attività produttiva rispetto alle esigenze della clientela. Ciò senza configurare alcuna forma di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, in quanto tali attrezzature permettono la semplice sosta del cliente all’interno del locale o nei pressi di esso, per la degustazione sul posto, senza la prestazione di servizi specifici di somministrazione al tavolo (coperto e stoviglieria).

Per queste ragioni, Confartigianato Alimentazione e Cna Alimentare hanno chiesto il superamento delle disposizioni in materia di somministrazione. In particolare, hanno sollecitato la possibilità, per le imprese di produzione che effettuano la vendita diretta dei propri prodotti, di attrezzare gli ambienti in modo da consentire ai clienti la degustazione e la consumazione sul posto, non assistita, senza dover ricorrere ad autorizzazioni aggiuntive.

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