8 Settembre 2006, h. 09:59

Da Confartigianato allarme per aumento prezzi materie prime: l’ottone è rincarato dell’85% da gennaio a settembre 2006. E’ crisi per le imprese dei settori rubinetteria e valvolame

Continua l’allarme per l’aumento dei prezzi delle materie prime. Da gennaio a settembre 2006 l’ottone è rincarato dell’85%. A gennaio costava 2,99 euro al kg, mentre oggi la quotazione è di 5,53 euro al Kg.

“Con questi aumenti – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – i profitti delle nostre aziende sono azzerati e addirittura molti imprenditori lavorano in perdita. Ne sanno qualcosa le circa 500 piccole imprese che lavorano nel distretto piemontese della rubinetteria e del valvolame del Cusio e della Valsesia le quali che utilizzano prevalentemente l’ottone per la loro produzione che vanta una tradizione risalente addirittura al 1400”.

Se il caso dell’ottone sta mettendo in ginocchio l’economia dei distretti della rubinetteria e del valvolame, soprattutto quello piemontese di Cusio-Valsesia e quello della provincia di Brescia, il problema dei rincari dei prezzi di alcune materie prime riguarda però tutte le imprese italiane dei settori della produzione di metalli e della fabbricazione di prodotti in metallo.

In soli 150 giorni, vale a dire dal 1° gennaio al 1 giugno 2006, i rialzi vanno dal + 5,24% dell’alluminio high grade fino al + 72,7% dello zinco.

Confartigianato ha stilato una classifica dei maggiori rincari delle materie prime registrati nel periodo 1 gennaio – 1 giugno 2006 sui mercati internazionali e sui mercati all’ingrosso nazionali: al primo posto c’è lo zinco (+ 72,7%), seguito dal rame (+ 58,7%), nickel (+53,8%), alluminio alloy (+ 20,5%), prodotti siderurgici-laminato mercantili (+ 17,7%), stagno (+13,4%), alluminio high grade (+ 5,2%). Solo il piombo mostra segnali di cedimento con una diminuzione del 13,8%.

L’impatto degli aumenti delle materie prime nei primi cinque mesi dell’anno sulle 83.984 imprese artigiane con 354.865 addetti appartenenti ai settori della produzione e lavorazione metalli è pari ad un maggior costo di produzione di 1.309,3 milioni di euro (se l’impennata delle materie prime proseguisse con questo trend, l’impatto su base annua arriverebbe a 3.142 Mln di €, pari ad un maggior costo per impresa di 37.400 €).

Tale cifra si traduce in un maggior costo per ogni addetto di 3.690 euro l’anno e in un aggravio per ciascuna azienda di 15.600 euro l’anno. In pratica, i rincari delle materie prime equivalgono ad un aumento del costo del lavoro per le aziende del settore pari al 26,3% e in una perdita di competitività pari al 7,3% dei prezzi medi di vendita.

L’impennata dei prezzi delle materie prime ha le peggiori ricadute sulle 1.839 piccole aziende che operano nel settore della produzione di metalli: i costi aggiuntivi sono di 106,0 milioni di euro, equivalenti a 57.700 euro in più all’anno per ogni azienda, che si riflettono in un aumento del 63,0% del costo del lavoro e in una minore competitività del 7,4%.

A ‘soffrire’ di più sono le aziende della Lombardia (in particolare quelle di Milano, Brescia e Bergamo), regione nella quale è concentrato il 23,5% delle aziende del settore metalli e prodotti in metallo. A seguire l’Emilia Romagna, il Piemonte ed il Veneto. Infine si osserva che la crescita dei prezzi delle materie prime comprime redditività e investimenti delle imprese poiché le dinamiche concorrenziali su questo mercato non permettono alle aziende di scaricare gli aumenti sui prezzi finali. La conferma viene dai prezzi alla produzione che, nel settore prodotti di metallo, da dicembre 2005 ad aprile 2006, sono aumentati soltanto del 5,0%. 

La testimonianza di Giorgio Redi, imprenditore associato a Confartigianato Novara Verbano Cusio Ossola, intervistato dall’Agenzia ANSA

IMPRESE:LA CINA SPINGE BOOM COSTO OTTONE(+180%),SOS PMI/ANSA

DA GENNAIO +85%; ALLARME RUBINETTERIA,CROLLANO FATTURATI (-40%)

(ANSA) – ROMA, 8 set – Si infiammano i prezzi delle materie prime. Su tutte l’ottone, che da settembre 2005 ad oggi ha archiviato un aumento dei costi di acquisto del 180%. Una tendenza che non ha accennato ad attenuarsi nell’anno in corso: da gennaio infatti l’incremento dei prezzi e’ stato dell’85%.

Cosi’, se a inizio anno 1 kg della lega piu’ usata nella produzione di rubinetterie e valvolame costava 2,99 euro, oggi la sua quotazione e’ schizzata a 5,53 euro. Tutta colpa della Cina, denunciano gli addetti ai lavori – soprattutto tra quelli facenti capo al maggior distretto italiano della rubinetteria e valvolame, quello di Cusio-Valsesia – che al momento attuale e’ in grado gestire il controllo mondiale dei rottami, soprattutto rubinetti, controllando cosi’ l’andamento dei prezzi sui mercati internazionali.

L’imputato numero uno di questo brusco aumento dei prezzi e’ la Cina, conferma Giorgio Redi, titolare della ‘Gioira&Redi’, azienda produttrice di rubinetti, nata 70 anni fa nella provincia di Novara, a San Maurizio d’Opaglio, e attiva nell’export in tutti i Paesi dell’Ue e in Canada.”Il colosso asiatico da piu’ di un un anno a questa parte, maggio 2005, ha cominciato ad accaparrare da tutto il mondo rottami di rubinetterie – spiega – destinati poi ad essere rilavorati. Un fenomeno che i fornitori di rottami accettano di buon grado, visto che Pechino li paga 20-30 centesimi al kg in piu’ rispetto ad altri Paesi del mondo, liquidando sempre le cifre pattuite sul momento, senza lunghe attese, come e’ accaduto fino a poco tempo fa con altre aziende internazionali”. E questo, osserva Redi, spiega la forte fiammata dei prezzi: ”per le nostre produzioni noi acquistiamo delle barre di ottone di 3 metri di lunghezza. Ebbene: ora, settembre 2006, il costo di queste e’ di 5,53 euro al chilo; a settembre di un anno fa ammontava a 2,07 euro. E questo, e’ bene chiarire, e’ il prezzo base”. Per fare un confronto, aggiunge, ”basta pensare che l’1 maggio del 2005 un chilo di queste barre costava 1,95 euro al chilo”. Ma il punto piu’ alto dei costi, ricorda, ”lo abbiamo registrato il 12 maggio scorso, quando il costo al chilogrammo ha toccato i 6,55 euro”.

L’accelerazione dei prezzi, informano dal distretto Cusio-Valsesia, ha avuto effetti devastanti sui fatturati delle aziende del settore, calati nel periodo gennaio-settembre del 40% e, da gennaio 2005, del 45%. A questa situazione, spiegano altri addetti ai lavori, vanno a sommarsi altri fenomeni, peraltro gia’ ben noti, come ”quelli delle importazioni di materiali in arrivo, anche in questo caso dalla Cina, marchiati CE, cioe’ China Export, che poi sarebbe anche la sigla della Comunita’ Europea”. Ebbene, avvertono, ”da ora in poi, anche se per certi versi e’ ormai troppo tardi, bisognerebbe fare piu’ attenzione in dogana. Anche perche’ nel mercato europeo sono entrati prodotti come rubinetti o similari arrivati dalla Cina e marchiati Made in Italy”.

Alla produzione italiana di rubinetteria e valvolame contribuiscono oltre 1.000 imprese e circa 26 mila addetti. La percentuale delle piccole imprese sul totale delle aziende produttrici sfiora l’87%.

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