14 Settembre 2006, h. 09:56
POLITICA DEI REDDITI Confartigianato: “Sì alla revisione dell’Accordo del ’93. Ma prima vogliamo conoscere le misure della Finanziaria”
“Piena disponibilità ad aprire il tavolo di concertazione sulla politica dei redditi, per realizzare un nuovo, grande patto sociale di cui il Paese ha bisogno per agganciare la ripresa. Ma prima vogliamo avere un quadro certo delle misure contenute nella Legge Finanziaria. Chiediamo che non vi sia un aumento dell’imposizione fiscale per il lavoro autonomo, anche attraverso il rilancio dell’Accordo sul fisco del 1996. Chiediamo, inoltre, che si intervenga sul cuneo fiscale per una reale riduzione del costo del lavoro, senza però avvantaggiare le imprese che operano in regime monopolistico”.
Questo il commento del Vicepresidente di Confartigianato Tullio Uez alla proposta avanzata oggi dal Governo durante l’incontro con le parti sociali a Palazzo Chigi.
“Il Protocollo del 1993 – sottolinea Uez – ha il grande merito di avere contribuito in maniera determinante al risanamento dell’economia italiana, all’epoca caratterizzata da elevata inflazione e instabilità del cambio. Ma era un Patto sociale di tipo difensivo”.
“Oggi – aggiunge – l’economia italiana e, in particolare, le piccole e medie imprese hanno necessità di crescere attraverso un recupero della produttività”.
“In questo senso – spiega Uez – l’artigianato ha già fatto un primo importante passo poiché ha varato con i Sindacati un nuovo modello contrattuale che, valorizzando la contrattazione territoriale, è finalizzato proprio a favorire lo sviluppo e ad incrementare la produttività, salvaguardando, nel contempo, il reddito dei lavoratori”.
Secondo Confartigianato “il nuovo patto sociale dovrà però prima prevedere precisi impegni anche della parte pubblica: meno burocrazia, nuovi investimenti in infrastrutture, maggiore sicurezza, una giustizia più rapida, tariffe pubbliche e costo dell’energia più equi ed un pubblico impiego più efficiente. Infatti, i salari dei pubblici dipendenti, soprattutto attraverso la pratica della contrattazione integrativa diffusa ed erogata senza valutare la produttività, sono cresciuti in misura superiore rispetto a quelli dei dipendenti privati”.
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