6 Agosto 2007, h. 00:00

Manca la corrente? Risarciti consumatori e aziende

Elettricità, cambiano le regole: in caso di blackout l’azienda fornitrice di corrente elettrica è tenuta a risarcire il cliente. L’ha stabilito l’Autorità per l’energia elettrica e il gas con una delibera che parla chiaro: dal 1° luglio 2009 rimborso automatico dai 30 ai 300 euro per le utenze domestiche e fino a 6.000 euro per le aziende. Questo, ogni volta che l’interruzione supera un certo tempo, denominato ‘standard’. Lo standard non è un valore assoluto, come un minuto o un’ora, ma relativo: cambia, quando si verificano alcune condizioni. Per le interruzioni senza preavviso il tempo standard è definito in base alla dimensione del territorio. In caso di grandi città (quelle con più di 50.000 abitanti) devono passare 8 ore senza luce prima di aver diritto al rimborso. Se si tratta di cittadine (tra i 5.000 e i 50.000 abitanti) le ore salgono a 12 ore, valore che cresce ulteriormente per paesi e aree rurali (meno di 5.000 abitanti): 16 ore. In questa prima fascia nessuna differenza tra famiglie e imprese connesse in bassa tensione, a 220 volt. Ma se l’azienda è alimentata dalla media tensione ecco che lo standard si riduce. I tempi dimezzano: 4, 6 e 8 ore. Se le interruzioni sono state annunciate, dovranno passare 8 ore per aver diritto al risarcimento, senza alcuna differenza tra fasce di utenti. “E’ un primo passo, significativo, ma ci aspettavamo qualcosa in più – afferma Daniela Rader, Delegata della Presidenza confederale al settore Ambiente ed Energia –. I tempi deliberati sono ancora alti, andrebbero dimezzati. Questa era la nostra richiesta. Si rischia di fare una norma di principio molto utile, ma nei fatti poco incisiva. La qualità della rete elettrica italiana varia molto a seconda della geografia, è capillare al nord, meno ‘magliata’ al centro, ancor meno al sud, dove le cabine di trasformazione in bassa tensione sono poche, fatto che rende più lenti e difficoltosi gli interventi di ripristino. Al nord, in Piemonte, Lombardia, Veneto, dove si concentra il 60-70% dell’impresa artigiana e manifatturiera, la rete ha altre caratteristiche, è più strutturata. Questo rende possibile una più rapida risoluzione dei problemi”. La proposta di Confartigianato all’Authority prevedeva – ma sulla questione non è stata detta ancora l’ultima parola, a luglio 2008 l’Autorità sottoporrà, infatti, nuovamente a verifica il progetto – la suddivisione dell’Italia in tre fasce geografiche con tre limiti diversi del tempo ‘standard’. “Tutti molto più bassi. Il valore attuale è quello che avevamo richiesto per il sud. Per il nord Italia doveva essere inferiore del 50%, e del 30% nelle regioni del centro”, ricorda Daniela Rader. E l’entità dei rimborsi? L’Autorità così ha deciso: superato il tempo ‘standard’, alle famiglie trenta euro. E se la corrente tarda a tornare, scattano 15 euro ogni 4 ore, fino a un massimo di 300 euro. Un po’ più articolate le penalità quando ad essere colpite dal blackout sono le aziende. Fino a 100 kW di contratto, 150 euro, più ulteriori 75 euro ogni 4 ore, fino a un massimo di 1.000 euro. Se i Kilowatt superano i 100, il fornitore di energia è tenuto a rimborsare 2 euro ogni kW, più un euro a kW ogni ulteriori 4 ore, fino a un massimo di 3.000 euro. Al vertice dei rimborsi le aziende allacciate in media tensione con potenza superiore a 100 kW. Sono le stesse per le quali il tempo standard è dimezzato: 1,5 euro ogni kW, più 0,75 a kW ogni due ore, fino a un tetto di 6.000 euro. La delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, non lascia nulla al caso e fissa anche le modalità e i tempi dei rimborsi, che saranno automatici, corrisposti come detrazioni nella prima bolletta emessa a 60 giorni dall’interruzione. Con un’eccezione. Se il blackout colpisce più di due milioni di utenti, il termine lievita fino a 210 giorni. Se per qualche disguido la bolletta non recasse traccia del bonus, l’utente può farne richiesta entro sei mesi, e l’azienda ha l’obbligo di versarlo entro 90 giorni, o di motivare il rifiuto. Un bel colpo per famiglie e aziende che finalmente vedono riconosciuto il diritto di veder risarciti i disagi, o i danni, causati dalle interruzioni di corrente. La delibera dell’Authority, non può limitare il numero dei disservizi, ma sicuramente ridurne la durata: più a lungo manca la luce, più l’impresa di distribuzione è tenuta a pagare. Ma questo è vero fino a un certo punto. Per alcuni casi che sfuggono alla norma, come ad esempio fenomeni meteorologici avversi che si protraggono per molto tempo e che portano con sé picchi eccezionali di interruzioni, è stato istituito un fondo di solidarietà: il “Fondo eventi eccezionali”. Il fondo è alimentato in massima parte dagli operatori di vendita e di trasmissione, e in forma di mutuo e generalizzato soccorso ai danneggiati, dalla globalità dei consumatori, che ogni anno verseranno 0.35 euro, se famiglie, 1 euro se piccoli consumatori, 10 euro se imprese. I tempi di attuazione della riforma? Dal 1° luglio 2009, al 1° gennaio 2013 a seconda del numero delle utenze raggiunte dall’azienda di distribuzione. Partono i grandi, quelli oltre le 100.000 utenze, chiudono i piccoli quelli al di sotto delle 5.000 utenze. “Tempi molto prudenti anche nell’applicazione della delibera. Si poteva partire subito. Già dal primo luglio”, conclude Daniela Rader.

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