12 Settembre 2007, h. 00:00

L’Enel avverte: inverno a rischio freddo e buio

Il numero uno dell’Enel Fulvio Conti lancia l’allarme: “siamo ancora più fragili di due anni fa quando scoppiò la crisi dei rifornimenti del gas a causa del contenzioso tra Russia e Ucraina. Corriamo il rischio di rimanere al freddo e al buio”. Dal 2005, secondo Conti, non è cambiato nulla. Anzi: “I consumi sono in aumento mentre le infrastrutture sono rimaste le stesse”. Secondo l’amministratore delegato di Enel per il prossimo inverno c’è il pericolo che gli interruttori della luce scattino a vuoto e che il riscaldamento delle case degli italiani scenda, per legge, al di sotto dei venti gradi. Un problema che, sempre secondo Conti, è originato da una concatenazione di eventi che possono essere così riassunti: il consumo di corrente elettrica è in continua crescita, una richiesta che porta a utilizzare grandi quantità di gas per muovere i generatori delle centrali elettriche. Il gas viene da lontano, soprattutto dalla Russia (35%) e dall’Algeria (38%), è costoso, e l’offerta limitata. A rendere il quadro ancora più complesso, secondo l’OCSE, i Paesi da cui l’Italia e gli altri stati europei si approvvigionano stanno facendo pochi investimenti per adeguare la produzione alla richiesta, in continua crescita. C’è poi la questione delle infrastrutture. I gasdotti per l’import da Algeria e Russia saranno potenziati solo a partire dall’anno prossimo. I rigassificatori, che potrebbero ovviare il problema, o almeno renderlo meno grave, stentano a diventare realtà: l’unico in funzione è quello dell’Eni in provincia di La Spezia; tarda quello di Rovigo dell’Edison; ancora fermo alla fase di progetto quello di Porto Empedocle. Poche novità anche sul fronte della rete di distribuzione elettrica: le linee ad alta tensione non crescono né di numero né di qualità, i buchi nella rete mal sopportano gli sbalzi di carico, gli investimenti sono in ritardo. Secondo Confartigianato, il problema delle infrastrutture esiste e va risolto. Problemi strutturali che richiederanno anni di interventi. Ma, secondo loro, ad essere in crisi è anche il modello con cui l’energia viene generata, quasi interamente affidato alla grande produzione. “L’Italia non può fare a meno della grande produzione. Ma non si tratta di un modello unico: questa potrebbe essere affiancata da forme di microproduzione, che ci aiuterebbero ad essere un po’ più autonomi e meno a rischio di black out. Nel caso di nuovi insediamenti produttivi è pensabile la presenza di centrali a cogenerazione o trigenerazione che producono contemporaneamente energia elettrica e termica partendo da fonti rinnovabili. Poi l’eolico, il fotovoltaico…” Oppure la terza via. “Si quella del risparmio energetico. Anche perché tutte quelle indicate sono scelte per un futuro, anche se vicino. Nell’immediato, per questo inverno definito dall’Enel ‘a rischio’, il risparmio di energia può dare degli ottimi risultati. Risparmiare non è solo spegnere la luce quando usciamo da una stanza, ma è soprattutto razionalizzare i consumi nei processi produttivi, mettere in efficienza le apparecchiature e scegliere quelle ad alta efficienza”.

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