20 Ottobre 2007, h. 08:24

ENERGIA – Rapporto di Confartigianato Italia ‘maglia nera’ nell’Ue per il peso del fisco sulla bolletta elettrica delle Pmi: 25,4% contro la media europea di 9,5%. Guerrini: “Riequilibrare imposte su consumi energetici delle imprese”

L’Italia ha il record negativo nell’Ue per il maggiore prelievo fiscale sull’energia elettrica consumata dalle piccole imprese: le imposte incidono per il 25,4% sul prezzo dell’elettricità, a fronte di una media europea del 9,5%. Un primato davvero poco invidiabile se si considera che addirittura in 12 Paesi dell’Unione Europea non si pagano tasse sull’energia per usi industriali.

I dati emergono da un Rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato sulle distorsioni del nostro sistema di tassazione dell’energia per usi industriali che premia i grandi consumatori con sconti ed esenzioni sulle accise (vale a dire le imposte sul consumo di elettricità) e scarica la maggior parte del peso delle imposte sulla bolletta elettrica delle piccole e medie imprese.

Infatti, le norme in materia di prelievo fiscale sull’energia prevedono un’imposta erariale pari a 0,0031 euro/kWh pagata soltanto dalle aziende con consumi fino a 1.200.000 kWh/mese ed un’addizionale provinciale di 0,0093 euro/kWh (che le province possono incrementare fino a 0,0114 euro/kWh) per i consumi fino a 200.000 kWh/mese.

Questa disparità di trattamento nell’applicazione delle accise costa a ciascuna piccola impresa italiana ben 3.600 euro l’anno e pesa complessivamente per 740 milioni di euro annui sulla bolletta elettrica di tutti gli artigiani e le Pmi.

I risultati pratici di questi squilibri sono paradossali: secondo il Rapporto di Confartigianato una piccola impresa che consuma 1.886.928 kWh l’anno paga 27.360 euro di imposte sull’energia elettrica, vale a dire il medesimo importo di una impresa che consuma venti volte tanto.

Altro esempio: un grande consumatore, che utilizza 2.300.000 kWh al mese, grazie all’esenzione totale dall’imposta erariale e all’esenzione dell’addizionale provinciale per consumi superiori a 200.000 kWh/mese, paga un importo mensile per accise pari a 2.280 euro, con un’aliquota media di 15 volte inferiore a quella pagata da una piccola impresa che consuma 180.000 kWh al mese e sulla quale gravano a pieno sia l’imposta erariale sia l’addizionale provinciale.

“Si tratta di una situazione assurda e insostenibile – commenta il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – sulla quale richiamiamo l’intervento urgente del Parlamento per riequilibrare il carico fiscale sui consumi di elettricità delle imprese e per mettere fine agli attuali regimi di riserva e di sperequazione nell’applicazione delle accise e degli oneri generali di sistema sui consumi energetici”.

Confartigianato fa anche rilevare che queste distorsioni incentivano l’evasione fiscale. Infatti l’Agenzia delle Dogane ha rilevato casi di imprese che creato consorzi abusivi per ‘gonfiare’ i consumi di energia e quindi per usufruire dell’esenzione del pagamento dell’imposta erariale.

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