11 Dicembre 2007, h. 00:00

“Progetto Equal Ahead”, quando il fare impresa è integrazione

Il 10 dicembre è stata distribuita, in allegato a Il Sole 24 Ore, la “Guida contro la discriminazione etnica nel mondo del lavoro”. L’iniziativa, che rientra nel progetto “Equal – Ahead”, è stata voluta e sostenuta da Confartigianato, d’intesa con il quotidiano economico, l’Unicredit, l’associazione Panafrica e l’Iprs, l’istituto psicoanalitico per le ricerche sociali. La Guida altro non è che il momento di massima visibilità mediatica del progetto comunitario Equal, l’iniziativa della Comunità Europea volta a cancellare le discriminazioni etniche in ambito lavorativo. Un problema spesso trascurato in un campo, quello del lavoro, che rappresenta il primo fattore di integrazione o, come accade in molti Stati, la condizione essenziale per il soggiorno dell’immigrato in un determinato paese. Nella Guida vengono presentate problematiche e soluzioni, oltre alle normative italiane in materia di responsabilità sociale. Ponendo come obiettivo finale l’accompagnamento delle imprese artigiane verso l’integrazione degli immigrati nelle proprie strutture produttive. Un processo che sembrerebbe inevitabile, quantomeno stando ai numeri in materia di immigrazione e lavoro. In Italia, infatti, vivono quasi 3.700.000 stranieri, di cui circa 400.000 alla guida delle oltre 230.000 imprese gestite da imprenditori comunitari ed extracomunitari. Dati che assumono maggior rilevanza se accostati a quelli relativi alle nuove assunzioni che riguardano gli immigrati. Quasi il 27% del totale, con comparti produttivi che sfiorano la totalità. Come il settore edile, dove il 99% dei neoassunti ha un passaporto straniero, o come i gelatieri artigiani, dove lavorano più di 30.000 stranieri, quasi un terzo del totale degli addetti. Infine, secondo previsioni di più ampio raggio, ed in particolar modo stando ad un recente rapporto dell’Onu, si prevede che l’Italia, nel 2050, diventerà il quarto paese al mondo per flusso migratorio, dietro a nazioni tradizionalmente “attrattive” come gli Stati Uniti, il Canada e la Germania. Numeri importanti, quindi, che pongono in primo piano la voce integrazione nel dizionario di chi, oggi, fa impresa in Italia. Se è vero che fermare l’inevitabile è impossibile, è altrettanto vero che l’immigrazione regolare rappresenta un’opportunità, non un rischio, per le imprese italiane. Da questa consapevolezza nasce l’iniziativa di Confartigianato contro le discriminazioni etniche in campo lavorativo, abbracciata e sostenuta anche dalle oltre 15.000 imprese gestite da imprenditori stranieri già associate alla Confederazione. Un impegno, quello confederale, che nasce tre anni fa, quando si decise di appoggiare il progetto Equal, finanziato dal Ministero del Lavoro, strutturato in quattro fasi e finalizzato a creare una rete Confederale in grado di combattere le discriminazioni razziali sul lavoro. Un processo graduale, che prima ha dato vita ad un ricerca che ha coinvolto circa 200 imprenditori del territorio Confartigianato, continuando con un percorso destinato alla formazione, sul luogo e a distanza, di oltre 50 funzionari del sistema Confederale per sensibilizzare il territorio alla causa della lotta alle discriminazioni etniche. A tutto questo è seguita una campagna di informazione, di cui la “Guida contro la discriminazione etnica nel mondo del lavoro” è soltanto un’appuntamento. Una marcia che si concluderà con l’ultimo passaggio: la creazione di un gruppo di lavoro ad hoc, composto da due rappresentati di Donna Impresa e dei Giovani Imprenditori, da un esponente della Federazione Toscana, considerato l’ottimo livello raggiunto in termini di responsabilità etica e sociale dalle imprese toscane, e da due rappresentanti di Inapa e Anaepa, categoria che rappresenta il comparto produttivo con il maggior numero di lavoratori stranieri. A questo gruppo spetterà il compito di redigere un “Codice di autoregolamentazione e buona condotta per la prevenzione della discriminazione nelle piccole imprese”, che verrà testato in alcune imprese di Confartigianato e che verrà poi riprodotto in altri contesti lavorativi.

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