8 Gennaio 2008, h. 00:00

Artigianato: avanti c’è posto

Nonostante l’asfissiante pressione fiscale, l’insostenibile peso della burocrazia e la difficoltà d’accesso al credito, la carica imprenditoriale degli italiani non sembra attenuarsi. Tutt’altro. Dal 2002 al primo trimestre del 2007, il numero delle imprese italiane è cresciuto di oltre 100 mila unità, con alcuni segmenti produttivi che chiudono questo bilancio quinquennale in netto aumento, mentre altri soffrono la concorrenza di imprese straniere il cui costo del lavoro è nettamente inferiore al nostro. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio 2007 sull’artigianato e la piccola impresa di Confartigianato. Le imprese artigiane, dunque, continuano a rappresentare la spina dorsale dell’economia italiana, creando nuovi posti di lavoro e disegnando un modello vincente del fare impresa, in Italia e nel mondo. Se il maggior incremento del numero d’imprese lo registra il mondo dell’edilizia, con quasi 84.000 nuove realtà produttive nate nell’ultimo quinquennio, altri settori hanno saputo reagire al meglio alla crisi economica mondiale degli ultimi anni, analizzando le tendenze del mercato e sfruttando appieno le possibilità offerte dall’evoluzione tecnologica. Da queste attente scelte imprenditoriali nasce il buono stato di salute delle imprese dell’alimentazione, con quasi 10 mila nuove iscrizioni alle Camere di commercio italiane, e dell’informatica, con 2.450 nuove imprese artigiane pronte a sfruttare le possibilità offerte dalle nuove frontiere tecnologiche. In netta espansione, e quindi pronte ad assorbire un importante numero di lavoratori, sono anche le imprese artigiane delle attività ricreative, culturali e sportive, aumentate di oltre 4 mila unità e praticamente raddoppiate rispetto a quelle in esercizio nel 2002. Chiudono la classifica dei settori produttivi in crescita quello della costruzione e riparazione delle imbarcazioni, con 769 nuove imprese, e quello della tutela dell’ambiente, con 313 artigiani pronti a guidare le proprie imprese verso il successo nello smaltimento dei rifiuti ed il riciclo dei vari materiali. E’ Cesare Fumagalli, Segretario generale di Confartigianato, a sottolineare i settori più “promettenti” per il prossimo futuro: “Bisognerà prestare attenzione alle tematiche emergenti come quelle legate alle energie rinnovabili, che possono avere ricadute anche sull’impiantistica. O l’informatica, dove ci sono molti campi d’applicazione per piccole società e dove c’è spazio per giovani ad alta specializzazione”. Ma il mondo della piccola imprenditoria italiana non è tutto rosa e fiori, e le più recenti battaglie intraprese da Confartigianato lo dimostrano. E’ il caso della lunga vertenza sugli studi di settore, oltremodo pressanti su determinati segmenti. Probabilmente, le 6.355 imprese di autotrasporti che hanno spento i motori tra il 2002 ed il marzo 2007 sono state il campanello d’allarme per una categoria che ha deciso di incrociare le braccia lo scorso dicembre. I vettori stranieri sono padroni delle strade, e delle merci, il costo del carburante continua a crescere e le imprese artigiane dell’autotrasporto sono costrette a chiudere i battenti. Insieme a loro registrano una pesante recessione anche le realtà produttive di riparazione auto e moto e quelle di beni personali. In netto calo, soprattutto a causa della concorrenza di paesi stranieri con ridottissimi costi del lavoro, anche le imprese impegnate nel legno – arredo e nel tessile. “Sono in calo quelle attività – continua Fumagalli – che potrebbero essere più rischiose, ma che potenzialmente potrebbero avere alti margini di redditività”. La conclusione dell’Osservatorio sull’artigianato e la piccola impresa non lascia spazio a dubbi: con l’idea giusta e la qualità dei prodotti, le imprese artigiane rappresentano ancora oggi la migliore opportunità di successo imprenditoriale nel nostro Paese.

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