11 Gennaio 2008, h. 00:00

Siglato il contratto del comparto tessile artigiano

Chiuso dopo 72 ore di trattative no-stop il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore tessile-abbigliamento-calzature-pelletteria-pellicceria-giocattoli. L’intesa, che riguarda complessivamente circa 300.000 lavoratori dipendenti, è stata sottoscritta il 10 gennaio a tarda sera da Confartigianato Moda insieme alle altre Organizzazioni dell’artigianato (Cna Federmoda, Casartigiani e Claai) e dai Sindacati di categoria (Femca-Cisl, Filtrea-Cgil, Uilta-Uil). Il contratto prevede un aumento medio mensile a regime (riferito al terzo livello, operaio qualificato) di 100 euro che saranno corrisposti ai lavoratori in due rate di pari importo, una il 1° febbraio 2008, l’altra il 1° gennaio 2009. Con la scadenza della prima rata – che le imprese artigiane dovranno versare tra meno di un mese – cesseranno di essere corrisposte le eventuali somme elargite ai dipendenti a titolo di anticipazioni contrattuali. Oltre a tale aumento l’intesa prevede l’erogazione di una somma una tantum di 400 euro lordi, a copertura del periodo di assenza del contratto, scaduto 37 mesi fa, il primo gennaio 2005. L’importo sarà corrisposto in due rate uguali con le mensilità di aprile 2008 e maggio 2009. Anche in questo caso dalla cifra potranno essere detratte eventuali somme erogate a titolo di anticipazioni contrattuali. Previsto dal nuovo contratto anche il riconoscimento del trattamento di integrazione in caso di maternità, ma solo per il periodo di cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro. Come già avvenuto per i contratti dei settori Legno, Lapidei, Comunicazione, rinnovati nel corso dell’autunno, anche in quello dei lavoratori del sistema artigiano della moda è stata introdotta la disciplina dell’apprendistato professionalizzante, con le retribuzioni che crescono in modo graduale con l’anzianità di servizio dell’apprendista. Una novità di grande importanza sottolineata da Stefano Acerbi, Presidente di Confartigianato Moda. “Si conferma positivamente l’impegno già assunto con i recenti rinnovi contrattuali dell’artigianato, per valorizzare il nuovo modello di artigianato professionalizzante, istituto qualificante e peculiare dell’artigianato, sia per la durata della formazione sia per le nuove prestazioni garantite all’apprendista. Nell’accordo – prosegue Acerbi – le parti si danno atto che l’apprendistato nell’artigianato ha tradizionalmente rappresentato uno strumento unico e speciale di trasmissione delle competenze, di rilevanza strategica per garantire buona e stabile occupazione”. Secondo uno studio compiuto nel 2006 da Confartigianato su un campione di 1.600 aziende, le piccole e medie imprese del comparto artigiano sono quelle che assorbono il maggior numero di apprendisti: 225.104, il 39,7 del totale. Confermato anche il ruolo di strada maestra verso l’assunzione a tempo indeterminato: il 71,4% degli imprenditori intervistati, terminato il periodo di apprendistato ha proposto l’assunzione degli apprendisti. Inoltre, secondo gli imprenditori l’apprendistato rappresenta una forma contrattuale di grande importanza per l’ingresso dei giovani in azienda: circa la metà degli intervistati ritiene infatti che l’apprendistato è un vantaggio per la propria azienda e il 47,7% degli imprenditori si dedica personalmente all’attività di formazione degli apprendisti. Nonostante l’importanza dell’apprendistato, che ogni anno garantisce la formazione di 560.000 giovani e che – come confermano i dati – rappresenta il canale privilegiato per l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, la stagione dei rinnovi contrattuali si è aperta a fine settembre con un’iniziativa di segno negativo per l’istituto messa a segno dal Ministro del lavoro Damiano. Dopo l’aumento dei contributi a carico delle aziende, introdotto dalla legge Finanziaria 2007, il Ministro, in risposta a un interpello, ha varato d’ufficio il salario minimo per gli apprendisti, quantificato per legge scavalcando l’indispensabile contrattazione collettiva. Un atto duramente contestato da Confartigianato che lo considera sospeso come una mannaia sui rinnovi contrattuali conclusi e su quelli in atto, che conferma la linea ‘aggressiva’ che da tempo cerca di depotenziare lo strumento “rendendolo talmente costoso da scoraggiarne l’utilizzo da parte delle aziende”, come ha ricordato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini.

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