20 Febbraio 2008, h. 00:00

Il Ministero del Lavoro stringe sui co.co.pro.

Di fronte a un aumento dei rapporti di lavoro in forma coordinata e continuativa in diversi settori nei quali l’attività svolta risulta non pienamente compatibile con tale tipologia contrattuale, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale corre ai ripari emanando una circolare che di fatto riapre la caccia ai falsi co.co.pro. La circolare, la numero 4/2008, elenca una serie di attività per le quali difficilmente si può parlare di lavoro a progetto, in quanto non inquadrabili, se non in casi del tutto eccezionali, in ambiti progettuali che tendono al raggiungimento di un risultato conseguibile attraverso una prestazione di lavoro autonomo, con il solo coordinamento del committente. La circolare, comunque, non esclude la possibilità di inquadrare le stesse attività in prestazioni di natura autonoma diverse dalla collaborazione a progetto (appalto di manodopera, contratto d’opera etc). Tra le diciassette figure professionali elencate a fine esemplificativo dal Ministero, almeno cinque possono essere ricondotte alla realtà produttiva dell’artigianato. Si tratta degli addetti alle pulizie, autisti ed autotrasportatori, estetiste e parrucchieri, manutentori, muratori e qualifiche operaie dell’edilizia. Oltre a facchini, baristi e camerieri, anche questi ultimi parzialmente inquadrabili nel comparto. In tutti questi casi, la circolare da indicazione al personale ispettivo di ricondurre i relativi rapporti di lavoro nell’alveo della prestazione subordinata. Questo, se non viene dimostrato l’elemento essenziale di un’autentica e concreta autonomia nell’esecuzione dell’attività alla base del contratto. Nel dettaglio, il personale ispettivo dovrà valutare anche il contratto dal punto di vista formale. Se il progetto non è indicato con precisione, se sono elencate solo una serie di mansioni che deve compiere il collaboratore, se le mansioni sono “elementari e ripetitive, difficilmente riconducibili, di per sé, ad un progetto o un programma”, ecco che si attivano i campanelli di allarme che indicano la possibile sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, mascherato da co.co.pro. Giudizio negativo anche nel caso in cui, in sede di istruttoria, emerga che il lavoratore venga utilizzato per attività che esulano dal progetto, o in presenza di “una qualunque manifestazione di potere disciplinare”. L’eventuale presenza nel contratto di clausole di “esclusiva” o di “monocommittenza”, secondo il Ministero non è incompatibile con la natura autonoma del rapporto. Tuttavia, in presenza di tali clausole, il Ministero da indicazione agli organi di vigilanza di verificare con attenzione tutti gli altri indici.

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