22 Aprile 2008, h. 00:00

Industria 2015, 190 milioni per l’innovazione del Made in Italy

L’unione, si sa, fa la forza. Quello che non si sapeva, almeno fino alla firma del decreto ministeriale che sblocca i 190 milioni per le imprese del Made in Italy, è che l’unione di forze rappresenta il modo vincente di fare impresa. Soprattutto quando ad interagire tra loro sono le tre facce dello sviluppo: ricerca, servizi per le imprese e le imprese stesse, insieme per rilanciare le filiere locali del Made in Italy e per aprire il mercato globalizzato anche a chi parrebbe costretto, per dimensioni d’impresa, al mercato locale. Parte integrante di “Industria 2015”, il piano “Nuove tecnologie per il Made in Italy” mette a disposizione delle aziende un totale di 190 milioni di euro per attuare progetti di sperimentazione, sviluppo ed innovazione industriale. Contributi per progettare nuove tecnologie e processi innovativi grazie ai quali rilanciare la competitività delle quattro grandi filiere del Made in Italy, il sistema moda ed il sistema casa, la filiera alimentare e quella meccanica. Il Ministero finanzia anche lo sviluppo e la ricerca di nuove tecnologie per le imprese, dai materiali innovativi a nuove modalità per la gestione dei processi aziendali, come la logistica e la distribuzione. Per rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese, ed in particolare la sub fornitura, il piano ha riservato 25 milioni di euro esclusivamente per le realtà produttive più piccole. Per accedere ai finanziamenti, le diverse reti d’impresa dovranno presentare un progetto di portata nazionale ad alto tasso d’innovazione, che nasca dalla sinergia tra imprese, centri di ricerca e università. Il Ministero ha anche indicato tre aree – obiettivo per i progetti. La prima punta al rinnovo e alla capitalizzazione delle competenze distinte, la seconda alla cooperazione produttiva e la terza, infine, al presidio strategico dei mercati. I finanziamenti, in forma di contributi in conto capitale, copriranno progetti d’innovazione che costino almeno 7 milioni di euro, fermo restando che il contributo massimo dello Stato non supererà i 10 milioni di euro a progetto e i 2 per ogni richiedente. Sette milioni di euro, però, rappresentano spesso un investimento troppo grande per le piccole imprese. Per questo motivo Confartigianato, nei vari incontri con Alberto Piantoni, il responsabile del progetto sul Made in Italy, ha chiesto misure più agevoli per le piccole realtà produttive italiane. Richieste che, una volta accettate, hanno abbassato la soglia d’accesso per le piccole e medie imprese fino ad un costo totale di realizzazione del progetto compreso tra i 3 e i 7 milioni di euro. Per loro, per le piccole imprese, lo Stato finanzierà al massimo 5 milioni di euro a progetto e non più di 1 milione per ogni azienda. La seconda mossa di Confartigianato ha portato invece alla possibilità, da parte dei gruppi di piccole imprese, di affidarsi ad un manager per la presentazione e la formulazione del progetto. Un esperto che possa accompagnare le imprese nella stesura e nell’ottenimento dei fondi. La presentazione della domanda avverrà in due tempi, a differenza degli altri tre piani di sviluppo industriale, quelli che prevedono finanziamenti per l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e le tecnologie innovative per i beni culturali. Inizialmente le imprese invieranno in formato elettronico un’idea di massima al Ministero, che sceglierà quelle più idonee per poi ricevere, prima della scelta definitiva, i progetti più ambiziosi ed innovativi per il rilancio della filiera produttiva del Made in Italy.

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