2 Settembre 2008, h. 00:00

Summer school, luci ed ombre della riforma federalista

Una speranza ancora prima che una necessità. Una risorsa che potrebbe cancellare il divario tra Nord e Sud, migliorare i servizi, combattere l’evasione fiscale e ridurre, si spera sensibilmente, la pressione fiscale che grava sulle spalle dei piccoli imprenditori. L’annuale appuntamento settembrino della Summer school è stato l’occasione giusta per capire le possibilità offerte dall’introduzione del federalismo fiscale nel nostro Paese. Intanto, mentre la bozza del disegno legge studiato dal ministro Calderoli sta per essere presentata al Consiglio dei Ministri, gli artigiani hanno detto la loro, una volta di più, in maniera chiara e decisa. “L’indagine del prof. Renato Mannheimer ha verificato che oltre il 75% dei nostri associati vede nel federalismo fiscale un’opportunità per risolvere problemi importanti, come gli sprechi delle pubbliche amministrazioni, statale e locali, l’evasione fiscale, il controllo della spesa pubblica”, ha esordito il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, intervenuto alla prima sessione di lavoro moderata dal direttore del TG2, Mauro Mazza. “E’ un tema che ci interessa moltissimo, registriamo con favore il dialogo tra Governo e opposizione. Ora però bisogna trovare una formula, un equilibrio che credo non sia stato ancora raggiunto, ma che è necessario per risolvere le molte questioni aperte”. La conferma che la quadra del federalismo non è stata ancora raggiunta e che il dialogo con l’opposizione è aperto, è arrivata dal Ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, intervenuto al dibattito. “Nel suo insieme l’impianto complessivo tiene bene, ma su alcune parti sono necessarie delle verifiche tecniche con lo spirito collaborativo e con il metodo adottato finora”. Tra le questioni calde che bloccano il testo a livello di bozza c’è la complessa partita dell’Irpef. Il Ministro si è detto perplesso sull’ipotesi che siano le Regioni a gestire il ricavato dell’imposta. “E’ evidente che il tema dell’Irpef sia abbastanza complesso perché segna una netta differenza tra regione e regione, anche perché comporta grosse difficoltà tecniche: penso all’accertamento o alla riscossione, ed obbligherebbe ad un aumento notevole del fondo di perequazione”. Successivamente il Ministro ha ribadito che per il Sud la sfida del federalismo è “necessaria, inevitabile e ineludibile”ma che tuttavia le garanzie da dare alle aree deboli non devono essere un’assicurazione senza data, “altrimenti commetteremo un nuovo errore”. Sulla perequazione, il meccanismo per integrare le entrate degli enti territoriali più deboli, Fitto ha sottolineato che “sarà verticale, cioè gestita dallo Stato, come prevede l’articolo 117 della Costituzione. Un aspetto che il Disegno di legge non può aggirare. Come la garanzia dei livelli essenziali di assistenza, anche questi garantiti dalla Costituzione”. Altrettanto certo che scompariranno le province dove nasceranno le città metropolitane: “lo stabilisce il Codice delle autonomie allegato all’ultima finanziaria”. Per quanto attiene alla tempistica, secondo Fitto, la fase transitoria per l’attuazione del federalismo fiscale, già slittata da uno a tre anni “passerà a cinque. Bisogna essere realistici”. Sulla necessità di un periodo di transizione si è espresso in senso positivo anche l’Onorevole Enrico Morando, Coordinatore del governo ombra del Partito Democratico. Accompagnamento sì, ma con precise regole. “Il periodo di transizione non potrà essere brevissimo e dovrà concludersi necessariamente con il raggiungimento della prestazione standard nazionale da parte delle regioni. Basta agli sprechi”. Un’attenzione particolare Morando l’ha dedicata al tema delle tasse: “Bisogna stare attenti, dietro l’angolo c’è il rischio di un aumento della spesa pubblica e della pressione fiscale, anche con il federalismo. Pensiamo alle Bassanini che hanno determinato un aumento della spesa pubblica di circa un sesto. Il rischio è quello di spendere di più e conseguentemente di chiedere di più ai cittadini”. Per Morando il federalismo fiscale è la “grande occasione per il Sud”, soprattutto dopo che negli anni sono fallite le politiche centralistiche per determinare un maggior sviluppo del Meridione. “Il risultato di quelle politiche è che oggi al Sud nessuna provincia ha il segno più davanti agli indici economici”. La discussione sulla destinazione delle imposte locali ha animato anche la seconda giornata dei lavori, quando sul palco della Summer school 2008 sono saliti il Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli, la senatrice Mariangela Bastico, ministro per gli Affari regionali del governo ombra, Massimo Garavaglia, esponente e vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, ed il moderatore del dibattito, il caporedattore economico del Giornale Radio Rai, Roberto Pippan. “Secondo noi – ha dichiarato la senatrice Bastico alla platea degli imprenditori artigiani – l’intera quota Irpef non può andare alle Regioni. Il rischio, infatti, è che i divari tra Nord e Sud diventino ancora più marcati. Il federalismo deve essere lo strumento per ridurre le disparità del Paese, non per aumentarle”. “Togliere l’Ici è stato sostanzialmente un errore”, ha invece ammesso il senatore leghista Garavaglia, che ha aggiunto come “si sarebbe potuta tenerla per poi scaricarla dalle tasse”. Un outing che tradisce la volontà dell’attuale Governo di tornare sulle imposte locali. “Pensare oggi ad un’imposta unica sulla casa sarebbe più che opportuno”, ha riconosciuto il senatore leghista. Prima di spostare la discussione della tribuna politica su argomenti altrettanto attuali, come la riforma della scuola elementare, “un attacco alla scuola pubblica”, ha denunciato la Bastico, e la nuova legge elettorale, “possibile ma in secondo piano rispetto alla necessità di scegliere i candidati politici sulla base della rappresentanza del territorio”, ha sottolineato Garavaglia, gli artigiani hanno visto confermate le proprie aspettative sui benefici del federalismo. Il vicepresidente della commissione Bilancio al Senato, infatti, ha descritto il progetto di legge federalista come un “formidabile strumento di controllo della spesa pubblica, della qualità dei servizi e di contrasto all’evasione fiscale”. Parole rinforzate dall’intervento della senatrice Bastico, che ha sottolineato come, “secondo la Costituzione, il federalismo italiano si deve basare sulla valorizzazione delle autonomie locali. Non siamo gli Stati Uniti d’America: in un’Italia ad impronta federalista, lo Stato nazionale dovrà comunque mantenere un ruolo forse limitato ma forte, capace di garantire servizi essenziali di alta qualità”. Intenzioni bipartisan che Cesare Fumagalli ha interpretato come la possibile conclusione “di quella spirale perversa più spesa più tasse che sta alla base della crisi economica del Paese e di tanti problemi che colpiscono le micro e piccole imprese italiane. Confartigianato è nata nelle province ed ha una propria rappresentanza centrale a Roma, per questo possiamo dire di avere il federalismo nel DNA. Il sondaggio realizzato per noi dall’Ispo – ha concluso Fumagalli – conferma che gli artigiani associati a Confartigianato vogliono il federalismo, una straordinaria occasione per invertire la rotta di un Paese che vede crescere giorno dopo giorno il proprio divario interno tra Nord e Sud. Non a caso ci stiamo battendo da tempo per un forte decentramento anche del sistema contrattuale”.

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