30 Gennaio 2009, h. 00:00

“Odontoiatria sociale”, i benefici sono per pochi

Era il 28 luglio 2008 quando il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) e gli Odontoiatri Cattolici Italiani (OCI) firmavano l’accordo per la cosiddetta “odontoiatria sociale”, una gamma di servizi, interventi e medicazioni orali offerte a prezzi ribassati. L’iniziativa, rivolta alle classi meno abbienti della società, alle donne in dolce attesa e ai possessori della “Social Card”, è stata presentata su RaiTre lo scorso 15 gennaio da Ferruccio Fazio, Sottosegretario alla Salute. Un’iniziativa lodevole, se letta in maniera superficiale. Meno, se compresa fino in fondo. Lo sostengono Antonio Ziliotti, Francesco Rapalli e Alberto Battistelli, i Presidenti di Fenaodi Confartigianato, Fno Casartigiani e Cio Confesercenti, le sigle di rappresentanza degli odontoiatri artigiani che non hanno sottoscritto l’accordo perché “presenta condizioni inaccettabili, tanto per gli utenti quanto per la nostra categoria”. “Prendiamo le distanze da un’operazione mal condotta, nel metodo come nel merito”, dichiarano i tre Presidenti. “L’accordo è il risultato di una trattativa “blindata” dalla quale le nostre Organizzazioni sono state escluse, nonostante avessimo più volte manifestato la volontà di collaborare. Rispetto ad accordi sperimentati a livello regionale negli anni scorsi, inoltre, questa intesa comporta un aggravio economico per il paziente, che invece a parole si vorrebbe tutelare. Inoltre, non essendo previsto alcun incremento per la realizzazione di protesi, si corre il rischio di intaccare la qualità dei servizi”. In altre parole, la sensazione è che l’accordo sia stato concepito senza aver ascoltato tutte le parti interessate, riducendo le attenzioni esclusivamente alla categoria dei dentisti. Professionisti che lavorano con le protesi prodotte dagli odontotecnici, la cui qualità, ovviamente, dipende dal budget a disposizione. Se il dentista richiede all’odontotecnico una protesi da 10 euro, per esempio, la qualità del prodotto sarà inevitabilmente bassa. Con conseguente danno proprio per quei pazienti che, a parole, l’accordo vorrebbe tutelare. “Fenaodi Confartigianato, Fno Casartigiani e Cio Confesercenti – hanno concluso i Presidenti – non avalleranno pertanto questo approccio speculativo, oltre che profondamente scorretto, proprio nei confronti di quelle fasce deboli della popolazione che l’accordo vorrebbe e dovrebbe tutelare”.

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