15 Febbraio 2010, h. 00:00

Finanziamento dei Controlli sanitari? Una norma da rifare

Nata bene a Bruxelles, recepita male a Roma, da alcune regioni applicata alla lettera, da altre congelata in attesa di chiarimenti. E’ la storia incredibile del decreto legislativo 194/2008 che ha trasformato una semplice possibilità offerta dall’Unione Europea in una amara certezza per tante piccole imprese del settore alimentare. La possibilità era quella di far pagare agli operatori del settore i costi dei controlli sanitari obbligatori; la certezza è che il Governo si è avvalso di tale facoltà. Ma è andato anche oltre: ha esteso il pagamento della tariffa a tutte le aziende del comparto alimentare con il risultato che le imprese, anche quelle micro, pagano quanto quelle con capacità industriali. Inascoltate le raccomandazioni del legislatore di Bruxelles che, in caso di applicazione della tariffa, aveva comunque raccomandato la mano leggera. Tre le fasce tariffarie, si parte da un minimo di 400 euro all’anno. Ma attenzione, “Regione che vai gabella che trovi”, oppure, “che non trovi”. Già, perché l’applicazione del decreto sul territorio è tutt’altro che uniforme. E non c’è da stupirsi: le indicazioni approvate dalla conferenza Stato-Regioni, in linea con lo spirito della norma europea, non sono state prese in considerazione da palazzo Chigi. E visto che il Ministero della Sanità non ha ancora fornito le indicazioni tecniche per il versamento delle tariffe, alcune Regioni, è questo i caso del Piemonte, pareggia i conti con il Governo, bloccando la riscossione delle tariffe. Ma se il Piemonte va nella direzione di un aiuto alle imprese c’è anche chi fa esattamente l’opposto. La Puglia ad esempio, che ha previsto l’iscrizione coatta nella fascia tariffaria più alta, per tutte le imprese di cui l’amministrazione non ha elementi per determinarne l’entità produttiva. Ne ha fatto le spese, tra le altre una pasticceria di Galatina, in provincia di Lecce, che dovrà sborsare ben 2359 euro. A lanciare l’allarme è Confartigianato Alimentazione che dopo aver percorso la strada di palazzo Chigi, si rivolge direttamente ai parlamentari del territorio con la proposta di un’azione comune per dare una nuova chance alle piccole imprese, danneggiate da un’interpretazione davvero troppo estensiva della norma europea. “Nell’ultimo direttivo – spiega il Presidente di Confartigianato Alimentazione Giacomo Deon – abbiamo deciso di inviare a tutte le nostre federazioni regionali e associazioni provinciali una denuncia da portare a conoscenza dei nostri politici del territorio. Ci auguriamo che questo nostro nuovo intervento possa far nascere qualche novità in una vicenda che davvero lascia senza parole”.

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