21 Luglio 2010, h. 00:00

IRAP, definiti gli aumenti per il rientro del deficit della Sanità

Il Governo ha deciso: saranno imprenditori e cittadini di Lazio, Campania, Calabria e Molise a risanare le rispettive casse sanitarie. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha ufficializzato l’aumento dello 0,15% dell’IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, e dello 0,30% per l’addizionale IRPEF, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. L’Ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che la manovra di aggiustamento varrà lo 0,2% del PIL regionale di ciascun territorio coinvolto, una cifra che sfiora i 630 milioni di euro totali. In media, ogni abitante dovrà rinunciare a 46 euro, che diventano 64 per i cittadini del Lazio, la regione che vanta il peggior disavanzo sanitario di tutta Italia. Una volta di più, la scellerata gestione del bilancio sanitario cadrà sulle spalle di chi, imprenditore o semplice cittadino, paga già in prima persona un sistema fatto di inefficienze, sprechi ed improponibili liste d’attesa. Come se non bastasse, l’Ufficio studi di Confartigianato ha scoperto che tre delle quattro regioni coinvolte dagli aumenti, l’unica eccezione riguarda la Calabria, occupano i primi posti della classifica dei territori che pagano già il prezzo più alto per finanziare la sanità regionale. Aumentare ancor di più il prelievo fiscale su questi territori, significa ridurre al minimo il margine di operatività delle imprese, soprattutto delle micro e piccole imprese. In un momento, se serve ripeterlo, in cui la parola crisi riecheggia in tutto il Paese, dal grande centro abitato alla più piccola provincia italiana. La conferma arriva da chi rappresenta ogni giorno quegli stessi imprenditori. “Non è certo una buona notizia per le imprese della provincia di Viterbo, dove il 40% opera nell’edilizia, un settore particolarmente colpito dall’attuale crisi. Contendersi a suon di ribassi il poco che c’è, come sta accadendo, non è certamente la soluzione migliore – ha denunciato Claudio Galeotti, vicepresidente di Confartigianato Viterbo – In un contesto simile, caricare le imprese di ulteriori costi e oneri, è come mettere un’ulteriore peso nelle tasche di chi sta tentando di rimanere a galla”. La situazione non cambia se dalla provincia ci si sposta in città. “Si chiede ancora una volta uno sforzo a quei pochi soggetti, come le piccole imprese, che possono garantire un meccanismo di uscita da questa grande crisi. A questi attori sociali viene presentato un ulteriore conto da pagare – ha sottolineato Luciano Rezzuto, direttore di Confartigianato Napoli – per l’attività di cattiva gestione, in particolare della Sanità, dove vengono eseguite prestazioni sanitarie assolutamente scadenti e con costi elevatissimi. Come se non bastasse, le imprese e gli stessi cittadini campani – poi ha concluso – sono costretti a ricorrere alla sanità di altre regioni, pagando due volte lo stesso disservizio”. Quella dei viaggi della speranza in cerca di una struttura sanitaria adeguata, però, è tutta un’altra storia.

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