18 Marzo 2011, h. 00:00

Firmata l’intesa per una migliore conciliazione femminile tra famiglia e lavoro

Niente mimose, quest’anno, per l’8 marzo. Pochi fiori ma la ferma convinzione nel migliorare le condizioni delle donne lavoratrici, grazie ad un accordo tra istituzioni e parti sociali che permetterà una maggiore e più agevole conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia. Orari più flessibili, incentivi al part-time, congedi parentali, banca delle ore e telelavoro, queste le linee guida dell’accordo firmato da istituzioni e parti sociali firmato il 7 marzo scorso e presentato dal ministro Sacconi. “Mi ha fatto piacere leggere che ci sono cose che noi come Donne Impresa stiamo portando avanti da molti anni – ha esordito Edgarda Fiorini, presidente del movimento Donne Impresa di Confartigianato – sono stati recepiti molti punti, come le possibilità legate alla malattia di un parente o come l’avvicinarsi ai vantaggi riservati alle madri con figli fino a tre anni. Le nostre sono piccole aziende molto vicine ai nostri dipendenti, una realtà vicina alla famiglia. Queste attenzioni, come la flessibilità dell’orario, sono realtà già consolidate all’interno delle nostre imprese”. Per il Ministro del Lavoro, l’accordo rappresenta “un passo avanti importante per le nostre relazioni industriali”. Per la titolare delle pari opportunità Mara Carfagna, invece, “è un accordo importantissimo, un piccolo passo verso un’Italia più a misura di donna”. Un passo necessario, quasi fondamentale in un Paese che mostra ampie contraddizioni quando si parla di lavoro femminile. Il Belpaese, infatti, fa registrare uno dei peggiori andamenti europei per quanto riguarda l’occupazione femminile, dove l’Italia è seconda soltanto a Malta. Decisamente meglio va nell’artigianato, con il nostro Paese che è primo nell’area euro per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome, più di Germania e Gran Bretagna. Tante donne a capo di imprese ma pochi servizi a disposizione. “Le donne imprenditrici chiederebbero più servizi – ha aggiunto la presidente Fiorini – però, abbiamo visto che non ci vengono offerte risposte, quindi ci siamo create il nostro Artigianwelfare. Stiamo realizzando dei progetti pilota, stiamo utilizzando le nostre artigiane, stiamo facendo degli asili famigliari. Insomma, stiamo creando le basi per offrire una risposta alle imprenditrici stesse, oltre che a tutte le donne che lavorano”. Il tavolo tecnico istituito dal ministero avrà tre mesi di tempo per valutare le buone pratiche realizzate oggi lungo tutto lo stivale. Una volta individuate, verrà stilata una lista di interventi da introdurre partendo proprio da quel secondo livello di contrattazione territoriale, in cui, una volta di più, l’artigianato la fa da protagonista.

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