3 Ottobre 2011, h. 00:00

L’artigianato parte alla conquista dei mercati esteri

Non c’è dubbio, sono le piccole imprese che rendono grande il nostro paese. Soprattutto all’estero, dove il made in Italy è ancora un valore assoluto, nonostante la diffusa crisi economica e la soppressione del nostro commerciale dell’ICE. In un quadro simile, per le imprese artigiane diventa sempre più difficile conquistare nuovi mercati. Confartigianato, però, è riuscita ad invertire questa tendenza, avvicinando più di 250 imprese associate ai mercati esteri. Per farlo, ha sfruttato i cinque milioni di euro per l’internazionalizzazione delle imprese artigiane messi a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico, avvalendosi del prezioso contributo di Artigiancassa per l’erogazione dei fondi e la consulenza creditizia, stimolando le associazioni provinciali e sostenendo l’aggregazione tra imprese. Il risultato è stato incredibile. Su ventinove progetti presentanti dal Sistema Confartigianato, ventiquattro sono stati approvati e finanziati dal Ministero. Una quota che rappresenta circa il 50% di tutte le domande ammesse a finanziamento e che mette a disposizione delle imprese circa 2 milioni e mezzo di euro da spendere per azioni di conquista e penetrazione di nuovi mercati. Tanti i settori coinvolti, altrettanti i territori che hanno saputo aggregare imprese ed imprenditori. Come nel caso delle associazioni di Ancona, Novara, Lecce e Vicenza, che da sole hanno coinvolto 82 imprese per cinque missioni differenti. Approdare su mercati esteri non è un’operazione commerciale semplice. Bisogna capire il mercato, pianificare strategie di marketing di prodotto e di commercializzazione. Una conferma arriva da Pesaro, dove la Avenanti 1870, una storica impresa di arredo che esporta il 75% della propria produzione, ha messo insieme sei imprese di due regioni diverse, le Marche e la Toscana, per la conquista di nuovi mercati ed il rafforzamento della propria presenza su mercati già battuti. “Per internazionalizzare, un imprenditore deve in primo luogo fare un’analisi del proprio prodotto e capire dove e come questo prodotto può essere inserito in alcuni mercati – ha spiegato Zeno Avenanti, titolare della Avenanti 1870 e presidente della categoria legno e arredo di Confartigianato Pesaro e Urbino – A volte, è assolutamente indispensabile capire anche l’adattabilità del prodotto ai mercati che si vogliono conquistare. E’ anche importante partecipare alle fiere, noi l’abbiamo fatto in passato con l’ICE e con un’azienda di Pesaro specializzata in questo tipo di operazioni, la Aspin 2000. Iniziative che ci hanno dato la possibilità di vendere il prodotto, ma soprattutto di capire il mercato”. Tra i progetti finanziati, ce n’è uno, nato a Terni dalla sinergia tra due consorzi dell’oreficieria e dell’accessoristica per gioielli, che non ha deciso di esportare un prodotto, ma un modello formativo per sensibilizzare mercati e operatori esteri al gusto italiano. Una mossa che prepara il terreno ad una vera e propria commercializzazione di prodotto. “Abbiamo cercato di reinterpretare il concetto di made in Italy con un’evoluzione concettuale. Non soltanto un prodotto che viene realizzatio in Italia, ma essenza e gusto italiano, design del made in italy, stile italiano inteso anche come stile di vita e non soltanto come stile estetico – ha detto Mauro Franceschini, titolare della Franceschini fratelli e vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato – ci dà la possibilità di vendere e promuovere qualcosa che gli altri paesi non possono assolutamente avere. Quindi essere unici e ritagliarci la nostra unicità”, ha poi concluso l’imprenditore ternano.

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