17 Ottobre 2011, h. 00:00

Studi di settore: riparte il confronto tra imprese e Agenzia delle Entrate

Non c’è pace per gli studi di settore. La manovra estiva del Governo ne ha modificato l’utilizzo da parte dell’Amministrazione finanziaria, scatenando le proteste delle Organizzazioni imprenditoriali. Due le novità normative al centro della polemica. La prima consente al fisco di non motivare al contribuente congruo con lo studio di settore l’utilizzo di strumenti di accertamento diversi dagli studi. Ed ecco la seconda: se il contribuente commette un errore nella compilazione dello studio e ne deriva un reddito stimato inferiore del 10% rispetto a quello che scaturirebbe da una compilazione esatta, il fisco può far scattare l’accertamento induttivo. Confartigianato e Rete Imprese Italia non ci stanno e sono partite al contrattacco. Sollecitano un dietrofront sulle norme varate con la manovra estiva. Il primo confronto con l’Agenzia delle Entrate si è svolto pochi giorni fa. Per Confartigianato era presente Andrea Trevisani, Direttore delle Politiche fiscali di Confartigianato, il quale riassume così le sollecitazioni rivolte dalla Confederazione: ‘All’Agenzia delle Entrate abbiamo chiesto di ripristinare la norma che obbliga l’Amministrazione finanziaria a spiegare i motivi per i quali lo studio di settore non è in grado di stimare il ricavo e perché l’Agenzia abbandona quello strumento e utilizza altre modalità di accertamento induttivo. Abbiamo chiesto all’Agenzia di rivedere la propria posizione, sollecitando anche, in caso di accertamento induttivo, che il differenziale venga aumento dal 10 al 50%’. La risposta dell’Agenzia delle Entrate lascia sperare in un ripensamento. Spiega ancora Trevisani: ‘L’Agenzia si è detta interessata a rivedere la propria posizione e a questo punto si apre un confronto con i competenti uffici dell’Agenzia. Ovviamente, se ci sarà il sostegno dell’Agenzia sarà più facile che in Parlamento vengano recepite le nostre richieste e ripristinate le norme precedenti alla manovra estiva’. Quel che è certo è che per Confartigianato lo strumento degli studi di settore non si discute ed è pronta ad andare fino in fondo in Parlamento. Conclude Trevisani: ‘Riteniamo che lo strumento dello studio di settore debba rimanere fondamentale per l’accertamento della piccola impresa, anche perché Confartigianato e le altre Organizzazioni imprenditoriali ci ha creduto e ci hanno messo la faccia, condividendo il progetto. Anche se l’Agenzia delle Entrate non condividesse la nostra posizione, faremo azioni parlamentari in sede di emendamenti a decreti o disegni di legge che verranno presentati’.

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