20 Luglio 2012, h. 00:00

Il progetto Palestina continua, inaugurato il ristorante italiano

Il progetto Palestina continua. Il primo luglio, infatti, è stato inaugurato il ristorante “La corte italiana”, che servirà ad autofinanziare la Scuola di cucina realizzata da Confartigianato a Ramallah, Palestina, pochi chilometri a nord di Gerusalemme. “Un avvio che fin qui è stato incoraggiante – ha detto il Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli – abbiamo puntato sulla formazione dei giovani nei settori del trattamento del cibo. Abbiamo iniziato con la ristorazione, inaugurando la Scuola e questo ristorante ma il Progetto Palestina proseguirà con altri interventi, sempre dedicati ai giovani, ai mestieri, alle professioni”, ha concluso Fumagalli. La Scuola rappresenta un’opportunità importante per tanti giovani palestinesi che in questa struttura potranno imparare un mestiere, iniziando un percorso di vita, prima ancora che professionale, lontano dalle tante difficoltà di questo spicchio di mondo. Ancora una volta, dunque, Confartigianato ha puntato sul lavoro, esportando il modello della micro e piccola impresa italiana in una zona dove il lavoro, spesso, è un privilegio riservato a pochi. “Molti dei nostri giovani non trovando lavoro decidono di andare via, in Europa o negli Stati Uniti. Qui non trovano sicurezza per la loro vita, soprattutto con l’occupazione, con il muro. Sono chiusure che obbligano la gente a cercare altrove un lavoro, una vita migliore, la libertà – ha denunciato Faysal Hijazen, parroco di Ramallah e responsabile della Scuola di cucina – Trovare un lavoro, un’occasione per vivere degnamente, aiuterebbe la gente a rimanere e a non emigrare. Questo legame con Confartiganato, quindi, ci dà una grande forza, un’opportunità importante per la gente”. All’interno della parrocchia di Ramallah, Confartigianato ha supportato la costruzione della Scuola, di una cucina moderna e spaziosa, di un laboratorio e di un ristorante dove gli studenti della scuola potranno imparare i segreti della cucina e della gestione della sala. Lo ha fatto in un paese mediterraneo come la Palestina, dove i colori, i profumi, i paesaggi ricordano l’Italia. Una somiglianza che finisce anche nei piatti tipici di questa terra. Per i giovani palestinesi, quindi, è più facile apprezzare l’arte, il gusto della cucina italiana. “In Palestina hanno una cucina decisamente mediterranea – ha spiegato Paolo Ferri, lo chef italiano che sta seguendo il Progetto Palestina – In più, possono contare su ingredienti genuini e di prima qualità, che in Italia, per colpa dell’industrializzazione, non abbiamo. Sapori mediterranei, ingredienti eccezionali, bisogna solo saperli trasformare”. Trasformare gli ingredienti in un piatto unico, trasformare un’opportunità in una speranza reale per la propria vita, ecco cosa si impara nella Scuola di cucina di Ramallah. “Oggi, purtroppo, Ramallah è circondata dal muro e questo non permette più ai ragazzi di venire a studiare a Gerusalemme. Quindi, l’idea, il sogno, il progetto della Scuola nasce anche dal fatto che i giovani non possono più costruire qualcosa dentro questa prigione. La Scuola servirà anche a dar loro una speranza per un futuro migliore – ha spiegato don Mario Cornioli, responsabile dei rapporti con l’Italia del Patriarcato Latino di Gerusalemme – Questo è già successo, perché il primo corso per chef ha permesso a otto giovani palestinesi di trovare lavoro qui a Ramallah”. Il secondo corso è pronto per partire. Quindici ragazzi palestinesi stanno aspettando di sperimentare le proprie ricette, forti di un ingrediente segreto: la speranza in un futuro migliore.

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