20 Novembre 2012, h. 00:00

Le piccole imprese dell’alimentare contro l’articolo 62

Il mondo dell’agroalimentare artigiano, uno dei pochi settori dell’economia italiana che continua a registrare trend positivi, è ad un bivio fondamentale. Il 24 ottobre, infatti, è entrata in vigore la nuova normativa sui tempi di pagamento, con il tanto contestato articolo 62, che ne regolamenta gli scambi commerciali, soprattutto tra piccole e grandi imprese, ma che rischia di stravolgere l’intero settore. “La legge si è incartata – ha denunciato Mauro Cornioli, imprenditore del settore e presidente di Confartigianato alimenti vari – nata per difendere le aziende agricole dalla grande distribuzione dell’industria, in questa versione, la legge fa di tutta l’erba un fascio, portando una difficoltà oggettiva alle imprese. Una difficoltà di liquidità, si accorciano sì gli incassi ma si accorciano anche i pagamenti. In questo momento di difficoltà nel credito bancario, andare a limitare anche il credito commerciale è sicuramente una mossa ad alto rischio. In questo momento, forse, non se ne stanno rendendo conto, ma nei mesi di gennaio e febbraio, quando questa legge andrà a regime, avremo sicuramente dei grandi mal di pancia tra gli imprenditori del settore”. I tempi di pagamento certi, in linea con le direttive europee, sono soltanto una delle novità dell’articolo 62 del decreto legge del 24 gennaio 2012. Dal 24 ottobre, infatti, le forniture per i prodotti deteriorabili devono essere pagate entro 30 giorni dall’ultimo giorno del mese. Le altre tipologie di prodotti, invece, entro 60 giorni. La seconda grande novità, che sembra sia stata superata dal decreto attuativo attualmente allo studio della Corte dei conti, è l’obbligo di stipula di un contratto in forma scritta per ciascuna fornitura. Un’esplosione di burocrazia se si pensa che in caso di fornitura di prodotti deteriorabili o meno, i contratti diventano due, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi economici e burocratici. “Oggi – ha concluso Cornioli – se vendi dei latticini insieme ad un prodotto a lunga conservazione o ad un prodotto non alimentare, sei costretto a fare tre fatture. Questo non è comprensibile, non è accettabile chiedere per legge una cosa tanto ridicola”. Una regola, questa, che stride con la direttiva europea di riferimento e che, in ogni caso, accresce gli oneri burocratici per artigiani e piccoli imprenditori. La situazione è ingarbugliata, quindi. Nel tentativo di risolvere l’annosa questione dei tempi di pagamento italiani, il Governo rischia di stravolgere un comparto in salute, uno dei pochi in questa fase di stallo economico.

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