22 Luglio 2013, h. 00:00

Europa, parte la programmazione per i fondi strutturali dei prossimi anni

L’Italia è ad un bivio, scegliere di continuare a lasciare in cantina i fondi strutturali messi a disposizione dall’Europa o dare vita ad un nuovo corso, che sfrutti queste risorse per rilanciare un paese in stato comatoso. Questo è il momento giusto per cambiare rotta, se si considera che stanno per scadere i termini per il periodo 2007/2013 e già si comincia a lavorare per il periodo 2014/2020. L’Italia, è doveroso ricordarlo, è tra i paesi fondatori dell’Unione europea e uno dei maggiori contribuenti. Nonostante questo, però, il nostro paese fa fatica a sfruttare le opportunità offerte da uno dei suoi figli più illustri. A meno di sei mesi dalla chiusura del programma quadro 2007/2013, infatti, l’Italia ha speso e certificato soltanto il 40% dei fondi strutturali assegnati, il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale e il Fondo Sociale Europeo. Escludendo l’ultima arrivata, la Croazia, peggio dell’Italia hanno fatto soltanto la Romania, la Bulgaria e Malta. Un paradosso duro da mandar giù, se si pensa a tutti gli interventi infrastrutturali per i quali il nostro paese non riesce a reperire le risorse. “In effetti, fino ad oggi è stato speso in media soltanto il 40% circa dei fondi del 2013. La difficoltà nasce dal fatto che è stata attivata una programmazione puntata più alle richieste istituzionali che non a quelle delle parti attive sul territorio – ha sottolineato Rosa Gentile, vicepresidente di Confartigianato con delega al Mezzogiorno – In questo frangente, diventa particolarmente importante per le imprese partecipare a questi bandi, attraverso le associazioni e le parti sociali che possono intervenire con responsabilità, sia nella fase di programmazione che nella fase di progettualità, con la verifica successiva dell’efficacia delle azioni che si mettono in campo”. Un nuovo corso di cui Confartigianato, insieme alle altre sigle di Rete Imprese Italia, si è fatta portavoce. L’Italia ha bisogno di quei fondi per rilanciare il tessuto imprenditoriale ed i territori più depressi dal punto di vista economico, il 70% delle risorse è destinato al Mezzogiorno. Per questo, il Ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha deciso di invertire la rotta per il futuro. “E’ necessario partire con il piede giusto – ha detto il Ministro – e porre rimedio a quelle debolezze progettuali, organizzative ed amministrative” . Per farlo, il Governo ha pensato ad un accordo di partenariato con le parti sociali, da far approvare a Bruxelles, per identificare progetti e zone d’intervento per i prossimi anni. Il confronto è già partito, Rete Imprese Italia ha incontrato i rappresentanti del ministero, mentre Confartigianato ha chiesto al territorio di avanzare le proprie proposte per rendere ancora più efficaci questi interventi. “E’ importante individuare le azioni che possano determinare sviluppo, occupazione ma anche sviluppo infrastrutturale. Parliamo di sette ambiti specifici, che vanno dall’ambiente al turismo, passando per le infrastrutturale, i trasporti e la cultura. Le nostre imprese possono e vogliono fare la loro parte”, ha poi concluso la Gentile.

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