30 Settembre 2013, h. 00:00

Con Imu e Tares su capannoni e rifiuti, fisco sempre più vorace sulle imprese

La situazione dei conti pubblici non lascia scampo: bisogna fare cassa ad ogni costo. E così a pagarne le spese, letteralmente, sono soprattutto gli imprenditori, che devono affrontare un autunno molto caldo sul fronte dei tributi locali. Tra Imu sugli immobili produttivi, Tares sulla produzione di rifiuti, addizionali e balzelli vari, i prossimi tre mesi sono costellati da una miriade di scadenze fiscali che colpiscono duramente le attività imprenditoriali già provate dalla crisi. Confartigianato ha calcolato che, lo scorso hanno, l’imposta municipale sugli immobili produttivi è costata alle imprese italiane 9,3 miliardi di euro, ma da gennaio 2013 il prelievo dell’Imu sulle imprese è già aumentato dell’8,3%. Rincari insostenibili, secondo Confartigianato e Rete Imprese Italia che hanno ripetutamente sollecitato al Governo l’esenzione dell’imposta per gli immobili strumentali delle aziende. Le cose, poi, peggiorano con l’applicazione della Tares: secondo Confartigianato, il nuovo tributo su rifiuti e servizi costa, in media, il 18% in più rispetto alle vecchie Tarsu e Tia. Ma, per alcune tipologie di attività d’impresa, soprattutto nel settore alimentare, i rincari provocati dalla Tares sono nell’ordine del 300%, dei veri e propri salassi. E, se ci si mettono incertezza e confusione da parte delle amministrazioni comunali che devono applicare il tributo, gli aumenti esplodono addirittura a quattro cifre. Ne sa qualcosa Cristina Valli, un’imprenditrice artigiana della provincia di Lecco che, per la Tares del 2013, si è vista arrivare un conto salatissimo per il suo laboratorio di pizza da asporto: addirittura 1.600 euro. Ma Cristina Valli non si è persa d’animo: ha chiesto l’intervento di Confartigianato Lecco che ha portato il suo caso all’attenzione dell’opinione pubblica. Ed è emerso così un problema di classificazione dell’attività dell’imprenditrice artigiana, che il Comune ha erroneamente considerato pizzeria al taglio nel settore del commercio, una delle categorie più penalizzate dagli aumenti della Tares. Ora l’Amministrazione comunale ha promesso di riconsiderare il caso di Cristina Valli e, probabilmente, la paradossale vicenda dell’imprenditrice avrà un esito positivo. Rimane, però, il problema di un tributo che rappresenta una vera e propria batosta per molte attività imprenditoriali. E mentre gli imprenditori sono alle prese con Imu e Tares, all’orizzonte è già pronta una nuova imposta sui servizi comunali, la Service Tax, che, nelle intenzioni del Governo, dal 2014 dovrebbe sostituire Imu e Tares. Confartigianato e Rete Imprese Italia hanno già messo in guardia sul rischio che il cambiamento di nome della nuova tassa serva soltanto a mascherare un altro aumento della pressione fiscale sugli imprenditori.

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