29 Settembre 2014, h. 00:00

Il Governo è ancora in ritardo sui pagamenti. Confartigianato sollecita: compensazione secca tra debiti e crediti

La missione di pagare tutti i debiti commerciali della pubblica amministrazione entro il 21 settembre, San Matteo, non era difficile. Di più, impossibile: infatti è fallita. La conferma ufficiale è arrivata con gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Economia e Finanze il 23 settembre, due giorni dopo il fatidico onomastico del premier. I numeri parlano chiaro: su meno di 57 miliardi stanziati, sono stati erogati 38,4 miliardi agli enti debitori e di questi solo 31,3 miliardi sono stati incassati dalle imprese. Se l’obiettivo principale di pagare tutti i debiti commerciali della Pa non è stato raggiunto, il bicchiere mezzo pieno si può trovare sul fronte della velocità di smaltimento dello stock dei debiti che negli ultimi due mesi ha fatto registrare un’accelerazione toccando quota 5,2 miliardi. Se paragonato ai soli 4,5 miliardi saldati nei sei mesi precedenti, si tratta di un buon risultato, ma è davvero poco se messo in relazione a quanto le imprese devono ancora incassare. Timidi segnali positivi arrivano pure dalla piattaforma di certificazione messa in campo dal Governo questa estate, un secondo binario che mira a rendere più agevoli i pagamenti attuali e quelli futuri. Il meccanismo, dati alla mano, è partito piuttosto bene e all’8 settembre, nonostante la scarsa conoscenza dello strumento da parte delle imprese e le difficoltà di utilizzo, erano già state inoltrate oltre 56.000 richieste di certificazione per complessivi sei miliardi. Che ora attendono di essere pagati. Lo shock della procedura di infrazione contro l’Italia, aperta a marzo dall’allora commissario Antonio Tajani sotto la spinta di Confartigianato, sembra aver fatto bene al Governo: qualcosa inizia a muoversi, i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni si fanno più veloci e calano a 88 giorni in media (in precedenza, un imprenditore doveva attendere circa 104 giorni per vedersi saldata una fattura), ma l’obiettivo dei pagamenti in trenta giorni fissato dall’Unione europea, appare ancora lontanissimo. Confartigianato continua a sostenere che la strada più lineare per evitare i danni prodotti dal malcostume tutto italiano di pagare in ritardo i fornitori, passa attraverso la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato. Lo ha ribadito a Radio 24 il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli. “Sono convinto – ha detto Fumagalli, intervistato da Oscar Giannino – che la nostra proposta di fare la compensazione diretta e universale deve trovare spazio. Se, come dice il premier, lo Stato è davvero in grado di pagare in trenta giorni, evviva non occorre fare nulla. Passati i trenta giorni deve diventare disponibile la possibilità di compensare i debiti con i crediti”. La strada è perfettamente percorribile. Lo ha confermato Daniele Capezzone, presidente della commissione finanze della camera: “sono riuscito a inserire questo principio nella delega fiscale che è legge dello stato da marzo – sottolinea Capezzone. Per renderlo operativo, al governo basterebbe varare il decreto delegato di attuazione”.

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