15 Febbraio 2016, h. 18:15

DEMANIO – Basta con i rinvii, i balneari chiedono certezze. Il 20 febbraio a Rimini l’assemblea nazionale di Oasi Confartigianato

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I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro degli imprenditori balneari. Dopo sette anni passati sulla graticola, con la prospettiva concreta di vedere le loro aziende messe all’asta a prezzi di saldo, i balneari chiedono certezze.

Il futuro di questo settore fondamentale per il turismo italiano, in cui operano 30.000 imprese con 100.000 addetti, è appeso alla riforma delle concessioni demaniali marittime che l’Italia tarda a fare.

L’Europa, infatti, nel lontano 2009, ha obbligato i Paesi membri a indire gare per l’attribuzione delle concessioni, ma il nostro Paese non ha ancora fissato le regole né per le future concessioni né per mantenere quelle esistenti.

Ma ormai la vicenda è arrivata alla stretta finale: entro l’inizio dell’estate la Corte Europea di Strasburgo potrebbe far saltare l’ultima tutela che permette alle imprese balneari di restare aperte, bocciando la proroga al 2020 approvata dal parlamento italiano cinque anni fa.

 

L’Assemblea di Rimini.

Confartigianato Oasi non sta a guardare e in occasione dell’Assemblea nazionale, che si terrà a Rimini il 20 febbraio, ha invitato i politici nazionali e regionali che in questi anni hanno cercato di risolvere concretamente il problema. A Rimini, il Presidente di Oasi Giorgio Mussoni solleciterà nuovamente l’immediata stesura del provvedimento di riordino delle concessioni, l’unico strumento in grado di evitare l’implosione del comparto.

I punti cardine della battaglia di Oasi puntano al riconoscimento del valore di mercato dell’impresa, anche sul piano del capitale umano e professionale, e il diritto dell’impresa stessa di rivendicare la proprietà del bene realizzato sul territorio demaniale.

“Noi – spiega il Presidente di Oasi Confartigianato Giorgio Mussoni – abbiamo sempre riconosciuto e continuiamo a riconoscere che le regole europee vanno rispettate, ma aldilà di questo riteniamo che la proprietà dello stabilimento, che è privata, vada riconosciuta in tutti i suoi effetti e in tutti i suoi aspetti di “beni materiali e  immateriali”, come recita una sentenza della Corte Europea in materia. Quando noi avremmo il riconoscimento del valore di mercato della nostra impresa allora siamo a buon punto”.

“Non cederemo di una virgola sui punti chiave che ho elencato. Con buona pace di quelli che ritenevano di poterci liquidare con quattro lire” conclude il Presidente Mussoni.

 

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