10 Ottobre 2017, h. 12:17

STUDI – Verso la legge di bilancio: si amplia il deficit ma scende il debito/PIL. Nove decimi manovra 2018 per sterilizzazione clausole IVA. Solo il 17,9% delle risorse da tagli di spesa mentre 26% da maggiori entrate

Nell’audizione alle Commissioni riunite Bilancio della Camera e del Senato di martedì scorso il Ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha delineato la manovra di bilancio che il Governo presenterà entro il prossimo 20 ottobre e che sarà anticipata dall’invio alla Commissione europeae all’Eurogruppo entro il 15 ottobre del Documento Programmatico di Bilancio (DPB).

L’analisi delle cifre riportate nel quadro riepilogativo indicano nel 2018 un intervento della legge di bilancio di 19,6 miliardi di euro che sarà finanziato per il 56,0% da maggiore deficit, per il 26,1% da maggiori entrate e per un residuo 17,9% da minori spese. A seguito della manovra il deficit sale dall’1% all’1,6% del PIL. Nel 2018 il mix di una maggiore crescita del PIL (+1,5% rispetto al +1,0% previsto nel DEF di aprile) e una spesa per interessi che si mantiene bassa (al 3,6% del PIL) fa scendere il rapporto tra debito pubblico e PIL che passa dal 131,6% del 2017 al 130,0% del prossimo anno.

L’88,7% della manovra nel 2018 è destinata alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA. In tal modo viene disinnescato un aumento di 1,5 punti dell’aliquota IVA ridotta che sarebbe passata dal 10% all’11,5% e un aumento di 3 punti dell’aliquota ordinaria che sarebbe salita dal 22% al 25%.  La manovra poggia su un robusto pilastro di maggiori entrate per 5,1 miliardi di euro nel 2018, 5,7 miliardi nel 2019 e 6,0 miliardi nel 2020, mentre è più contenuto l’apporto dei tagli di spesa che valgono 3,5 miliardi nel 2018, per scendere a 1,5 miliardi nel 2019 e 2020.

Sulla base delle informazioni disponibili le maggiori entrate si potrebbero incentrare su interventi di lotta all’evasione, con il rischio – per i contribuenti onesti – di un aumento del carico burocratico, come evidenziato nel dossier di Confartigianato al centro dell’articolo di Sergio Rizzo pubblicato ieri su Repubblica.

Nella Nota di aggiornamento del DEF presentata a settembre dal Governo, la spesa pubblica aggredibile dalle politiche di spending review è pari a 327,7 miliardi di euro. Nonostante gli interventi degli ultimi anni, persiste la tendenza alla crescita della spesa, con un vistoso sbilanciamento sulla spesa corrente a danno della spesa per gli investimenti: al secondo trimestre 2017 la spesa corrente primaria annualizzata sale dell’1,6% rispetto al periodo precedente mentre la spesa per investimenti scende del 3,6%.

Nella Nota di aggiornamento del DEF il Governo conferma l’impegno a misure di riduzione strutturale della spesa corrente anche grazie alla razionalizzazione degli acquisti della PA mediante un rafforzamento del ruolo di Consip come centrale di acquisto nazionale della Pubblica Amministrazione ed un nuovo sistema per l’aggregazione degli acquisti, soprattutto delle Amministrazioni locali.

Una esemplificazione dei risparmi sugli acquisti per la PA la si riscontra per le commodities energetiche, come evidenziato nell’analisi dell’Uffici Studi pubblicata ieri nella rubrica settimanale su QE-Quotidiano energia. Sulla base di dati rilevati dal sistema Siope – nel 2016 Ministeri, Regioni, Strutture sanitarie e Comuni complessivamente registrano pagamenti per 4.316 milioni per energia elettrica, gas, riscaldamento e carburanti e – sulla base del monitoraggio MEF – ISTAT dei prezzi unitari di acquisto per alcuni beni e servizi della Pubblica Amministrazione – si stima che in media i prezzi degli acquisti energetici della PA in convenzione con Consip sono inferiori del 12,6% a quelli fuori convenzione. Oltre ai risparmi ottenibili sul fronte dei prezzi, una minor spesa deriverebbe dall’efficientamento energetico e dalla riduzione delle quantità consumate. A tal proposito l’analisi dei dati di Terna evidenzia che tra il picco pre crisi del 2008 e il 2016 il consumo di elettricità del settore privato è sceso del 7,8% mentre quello della Pubblica amministrazione è rimasto pressochè stazionario (-0,3%). Nello stesso periodo la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche – a prezzi costanti – è scesa del 3,4%.

 

 

 

Manovra 2018 – impieghi e risorse

Anno 2018 – Milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef

 

 

Spesa primaria corrente, spesa interessi e investimenti pubblici: 2013-2017

Prezzi correnti – cumulato ultimi 4 trimestre – Indice I trim. 2013=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef

 

 

Prezzo acquisto delle Amministrazioni Pubbliche in e fuori convenzione Consip di commodites energetiche

anno 2015  – complesso Amministrazioni – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati MEF-Istat

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