23 Gennaio 2019, h. 15:41

STUDI – Multinazionali estere a controllo italiano: metà (46,3%) degli addetti in Paesi a basso costo del lavoro. Rischi per “full made in Italy”: nella Moda riesportato in Italia il 47,2% del fatturato

Sulla base degli ultimi dati resi disponibili dall’Istat sulle multinazionali, nel 2016 nel Manifatturiero si rilevano 6.419 imprese a controllo nazionale localizzate all’estero che impiegano 804.911 addetti – la dimensione media è di 125 addetti – registrando un fatturato di 229.388 milioni di euro. Il grado di internazionalizzazione attiva – misurato dall’incidenza percentuale sugli addetti delle imprese residenti in Italia è del 22,0%, in diminuzione rispetto all’anno precedente (23,4%), ma comunque superiore al 16,3% del 2007.

Nei grandi gruppi manifatturieri italiani predomina il fatturato generato da filiali delocalizzate all’estero, come evidenziato dall’ultima edizione dell’analisi di Mediobanca (2018) sui dati cumulativi di 2075 società italiane: “si stima che i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale abbiano realizzato nel 2017 ricavi domestici pari all’11% del giro d’affari complessivo. La quota estera (89%) è derivata per il 26% da attività esportativa e per il 63% dalle vendite di insediamenti ubicati oltre frontiera (“estero su estero”)”; in quest’ultimo anno il fenomeno continua a scendere (era il 64% nel 2016 e il 68% nel 2015), ma rimane più accentuato rispetto al 61% del 2011.

Un addetto su due in imprese localizzate in Paesi a basso costo del lavoro – In relazione al paese di localizzazione, nei primi quindici Paesi si addensano i tre quarti degli addetti delle multinazionali italiane all’estero e, in particolare, 372 mila addetti (pari al 46,3%) si riferiscono a 2.825 imprese controllate estere localizzate in dieci paesi a basso costo del lavoro, parametro mediamente pari 12.700 euro per addetto, pari a circa un quarto (27,1%) dei 46.900 euro di un dipendente di una media impresa residente in Italia. Il principale paese di localizzazione per occupati sono gli Stati Uniti con 138 mila addetti, seguiti da Cina con 87 mila, Romania con 70 mila, Brasile con 65 mila, Germania con 42 mila, Polonia con 40 mila e Francia con 36 mila.

Le controllate estere delle multinazionali manifatturiere italiane destinano il 10,5% del loro fatturato verso l’Italia e presentano quote elevate di fatturato esportato verso l’Italia nei settori tradizionali del Made in Italy: nel Tessile e confezione di articoli di abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia la quota è del 49,7%, nella Pelle è del 38,4%, nei Mobili e altre industrie manifatturiere è del 29,3%; complessivamente nei due comparti della Moda viene reimportato in Italia il 47,2% del fatturato delle multinazionali estere a controllo nazionale. Se l’internazionalizzazione è ritenuta un’opzione necessaria per aggredire i mercati emergenti – caratterizzati da un più basso potere di acquisto – le esportazioni delle multinazionali estere a controllo italiano dovrebbero concentrarsi su tali mercati; nel settore della Moda, invece, oltre due terzi (69,1%) delle esportazioni di queste imprese delocalizzate va verso l’Italia.

Nel complesso i settori di MPI – nove divisioni Ateco 2007 in cui la percentuale di occupati in piccola imprese supera il 60% – registrano una quota di fatturato venduto in Italia del 16,6%, quasi il doppio rispetto al 9,1% dei restanti settori manifatturieri.

Nell’ultimo anno si rileva una contrazione dell’occupazione delle multinazionali manifatturiere a controllo nazionale con 42 mila unità in meno (-4,9%) dovute in particolare all’acquisizione di multinazionali italiane da parte di gruppi esteri e per la cessione di imprese estere; tale diminuzione si concentra nel comparto della Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi con 16,6 mila occupati in meno in un anno e delle Industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, di articoli in pelle e pelliccia con 15,6 mila occupati in meno. Rispetto al 2007 gli addetti nelle multinazionali manifatturiere a controllo nazionale sono comunque superiori di 53 mila unità (7,0%), mentre le imprese manifatturiere residenti in Italia hanno perso quasi un milione di posti di lavoro (-941 mila addetti, pari al 20,4% in meno).

Il rientro di attività delocalizzate (reshoring) esaminato attraverso la banca dati European Reshoring Monitor – appare un fenomeno limitato: dal 2016 sono conteggiati 38 casi di reshoring in Italia di cui 36 da parte di imprese italiane. Poco meno della metà (44,1%) dei casi si riferisce al settore dell’Abbigliamento e Pelli. I paesi in cui erano state localizzate le imprese rientrate in Italia sono principalmente Cina (32,4%) e Romania (14,7%).

 

Costo del lavoro delle imprese manifatturiere a controllo nazionale residenti all’estero: primi 15 Paesi

Anno 2016. * Paesi a basso costo del lavoro: meno del 50% della media Italia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Costo del lavoro nei primi 15 Paesi per numero di addetti delle imprese manifatturiere a controllo nazionale residenti all’estero

Anno 2016; in rosso i Paesi a basso costo del lavoro: meno del 50% della media Italia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Quota di fatturato esportato in Italia da imprese manifatturiere a controllo nazionale residenti all’estero: focus nei settori di MPI

Anno 2016. % sul totale fatturato – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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