5 Marzo 2019, h. 16:36

STUDI – Fattori di digitalizzazione: il 22% delle imprese indica lo sviluppo delle competenze digitali del personale. La sfida della formazione: 35% di lavoratori senior, salita di oltre 6 punti in cinque anni. Formazione in azienda per 6 imprese su 10

Prosegue il percorso di digitalizzazione della società italiana. Come evidenziato dalla nostra analisi recentemente pubblicata, si conferma la crescita degli acquirenti on line che, nel 2018, superano i 19 milioni, con un aumento del 10,9% rispetto all’anno precedente.

Sul fronte delle imprese i risultati dell’ultima rilevazione dell’Istat sull’utilizzo dell’Ict mettono in evidenza l’orientamento delle imprese sui fattori trainanti la trasformazione digitale. Nel 2018 le imprese confermano al primo posto agevolazioni, finanziamenti e incentivi fiscali indicato dal 48,5%. Il secondo fattore di digitalizzazione è rappresentato da infrastrutture e connessioni in banda ultra larga, indicato dal 30,8% delle imprese, seguito dallo sviluppo e il consolidamento di competenze digitali attraverso la formazione degli addetti presenti nell’impresa, rilevato nel 22,4% dei casi. Questa tendenza è in sensibile rafforzamento: l’anno precedente il fattore delle nuove competenze digitali era indicato dal 12,6% delle imprese.  Si conferma la tendenza della maggiore formazione in area Ict dedicata, ad ampio spettro, a tutti gli addetti dell’impresa e non solo a quelli già specializzati.

Tra gli altri fattori troviamo la strategia di digitalizzazione (indicata dal 17% delle imprese), l’iniziativa digitale della Pubblica amministrazione (11,5%), le assunzioni di personale con nuove competenze digitali (9,7%), la capacità di ‘fare rete’ (6,6%).

In particolare lo sviluppo di competenze digitali del personale esistente rappresenta una sfida alta per le imprese, le quali devono affrontare la digitalizzazione dei processi produttivi e delle relazioni con il mercato con una quota crescente di occupati senior. Questa tendenza è dovuta a fattori demografici, al calo di assunzioni di giovani nella fase ciclica sfavorevole e alle restrizioni delle uscite pensionistiche dovute alla riforma Fornero del 2011.

In soli cinque anni la quota di lavoratori senior – con 50 anni ed oltre – è salita di oltre sei punti, passando dal 28,5% del 2012 al 35,2% del 2017.

Dopo i due settori caratteristici della Pubblica amministrazione, quello dell’energia e utilities è il comparto con la quota di lavoratori senior più elevata. Seguono agricoltura, sanità, finanza e assicurazioni e trasporti.

Nel confronto internazionale l’Italia, come è noto, è caratterizzata da una maggiore età media della popolazione. Questo carattere demografico si riverbera anche sul mercato del lavoro e sulle risorse umane delle imprese: la quota di lavoratori over 50 in Italia è inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla Germania, ma supera di 3,2 punti la media Ue. La distanza è di 4 punti percentuali rispetto al Regno Unito, di 4,8 punti rispetto alla Francia e di 5,6 punti rispetto alla Spagna.

L’Italia è il paese che, tra il 2012 e il 2017, registra la maggiore crescita dell’occupazione senior (+6,7 punti), più che doppio della media Ue (+3,2 punti). Sulla base di questi andamenti che nel quinquennio l’occupazione senior in Italia sale del 26,3%, quasi dieci punti superiore al +17,3% della media Ue; nello stesso arco di tempo la popolazione fino a 49 anni scende del 7,6%.

In chiave territoriale l’analisi centrata sui lavoratori dipendenti delle imprese del settore privato evidenzia che la quota di occupati senior – 50 anni ed oltre – è più elevata in Liguria con il 29,8%, davanti a Friuli-Venezia Giulia con 28,8%, Piemonte con 28,4%, Molise con 27,8% e Marche con 27,8%. In chiave provinciale i dipendenti con 50 anni ed oltre superano il 30% a Biella (32,1%), Massa-Carrara (31,0%), Alessandria (30,4%), La Spezia (30,3%) e Trieste (30,2%). L’incidenza dei dipendenti senior è influenzata dalle caratteristiche demografiche: Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte sono le tre regioni italiane con la più elevata età media della popolazione

La formazione rappresenta un investimento sul capitale umano delle imprese, migliorare l’efficienza, lo adegua ai cambiamenti organizzativi e tecnologici. Favorisce i processi di innovazione e di rafforzamento della produttività. Secondo il Rapporto sulla conoscenza 2018 dell’Istat, le imprese sono il principale attore nell’attività di apprendimento strutturato fuori dal circuito dell’istruzione e, nel 2015, nel 60% dei casi hanno realizzato interventi di formazione.

L’analisi per le imprese del settore energia e utilities nella rubrica ‘Imprese ed energia’ in QE-Quotidiano energia.

 

 

 

Imprese per fattore di digitalizzazione per miglioramento della competitività nel biennio 2018-2019

Anno 2018, valori percentuali sul totale delle imprese con almeno 10 addetti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Imprese che indicano sviluppo competenze digitali del personale esistente per migliorare la competitività per settore

Anno 2018, valori percentuali sul totale delle imprese con almeno 10 addetti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Occupati per classe di età nei principali paesi dell’Ue

Anno 2017, migliaia e valori % – totale settori – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 

Occupati senior, con 50 anni ed oltre, nei principali paesi Ue

2008-2017 – % occupati 15 anni ed oltre – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

Occupati senior, con 50 anni ed oltre, per settore in Italia

2008-2017 – % occupati 15 anni ed oltre – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

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