2 Settembre 2019, h. 16:39

STUDI – Rischi con Brexit ‘no deal’: dazi del 5% sul made in Italy, penalizzati alimentare 13%, moda 10,4% e auto 8,8%

 

 Mancano meno di due mesi alla Brexit del 31 ottobre 2019 e la sospensione dei lavori del Parlamento inglese fino al 14 ottobre potrebbe restringere gli spazi di negoziazione di un accordo con l’Unione europea.

A giugno 2019 le esportazioni italiane verso il Regno Unito ammontano, su base annua, a 24.546 milioni di euro, risalendo all’1,4% del PIL e uguagliando il precedente massimo del 2015. I timori di una Brexit senza accordo hanno accelerato le importazioni del Regno Unito di prodotti made in Italy: come evidenziato da una nostra recente analisi, tra gennaio e giugno 2019, gli acquisti di prodotti italiani sono cresciuti del 9,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ampiamente al di sopra del +2,7% del totale export italiano nel Mondo.

Le vendite nel Regno Unito nei settori di micro e piccola impresa (MPI) – alimentare, moda, legno e mobili, prodotti in metallo e gioielleria – ammontano a 8.247 milioni di euro (ultimi dodici mesi a maggio 2019) e rappresentano il 33,5% delle esportazioni verso il paese. Nel confronto internazionale l’Italia è il terzo paese dell’UE 28 per quanto riguarda l’export nel Regno Unito dei settori di MPI.

Una analisi di Rita Cappariello – approfondimento del Rapporto ICE-Istat 2017 – evidenzia che se si registrasse una Brexit no deal i rapporti commerciali tra Ue e Regno Unito sarebbero regolati dalle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, con l’applicazione della clausola della “nazione più favorita” (Most Favoured Nation, Mfn), secondo la quale ogni stato si impegna ad accordare a ogni altro lo stesso trattamento concesso a tutti i paesi con cui non esistono specifici accordi commerciali bilaterali. Per l’Italia l’applicazione di questo regime commerciale determinerebbe dazi elevati per alcuni comparti dove è maggiore la presenza delle micro e piccole imprese e in particolare per l’agroalimentare, con un dazio medio del 13%, per l’abbigliamento con un dazio medio dell’11% e delle calzature a cui si applicherebbe un dazio medio del 9,1%; nel complesso la moda sarebbe gravata di un dazio del 10,4%. Penalizzazione marcata anche per gli autoveicoli, con un dazio dell’8,8%. Nel complesso i comparti del food, moda e auto valgono il 30,2% del made in Italy nel Regno Unito e in media registrerebbero un dazio del 10,6% a fronte del 5,0% medio delle esportazioni sul mercato britannico.

I territori più esposti nei settori con dazi più elevati. In nove province il grado di esposizione nei settori dell’Alimentare e della Moda, settori MPI maggiormente colpiti dai dazi nel caso di Brexit no deal, supera il punto percentuale: nel dettaglio si tratta di Piacenza con export verso il Regno Unito nei due settori in esame che rappresenta il 3,09% del valore aggiunto provinciale, seguita da Vercelli con 2,12%, Prato con 2,09%, Reggio nell’Emilia con 2,06%, Biella con 1,91%, Arezzo con 1,77%, Fermo con 1,34%, Vicenza con 1,30%, Salerno con 1,22%.A seguire troviamo Firenze con 0,98%, Como        con 0,92%, Mantova con 0,87%, Bologna e Parma con 0,82%, Pistoia con 0,75%, Lucca con 0,73% e Verona con 0,70%.

Un paper pubblicato dall’CESIfo, istituto di ricerca tedesco, indica che una Brexit no deal determinerebbe un calo dei consumi in termini reali del 2,8% nel Regno Unito, con punta dell’8,2% in Irlanda. Sull’Italia si registrerebbe una riduzione dei consumi dello 0,4%.

Infine uno studio pubblicato a fine agosto dalla Bank of England evidenzia i pesanti effetti sulle imprese del Regno Unito: aumento dell’incertezza, riduzione degli investimenti di circa l’11% nei tre anni successivi al voto del referendum del giugno 2016 e, sempre nello stesso periodo, un calo della produttività del Regno Unito tra il 2% e il 5%, con un impatto più accentuato sulle imprese più produttive e maggiormente esposte sui mercati internazionale.

I dati completi, con il grado di esposizione per territorio nei settori di MPI, nel focus su Brexit e mercato del Regno Unito dell’Elaborazione Flash “Trend del made in Italy nei settori di MPI nel 2018 per territorio”. Clicca qui per scaricarla.

 

 

 

Peso delle esportazioni verso il Regno Unito sul PIL

Anni 1995-2019. % su PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Dazi sulle importazioni del Regno Unito dall’Italia per settore

Valori % – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati R.Cappariello in Ice 2017

 

 

Export nei settori di MPI verso il Regno Unito dei Paesi dell’UE

12 mesi a novembre 2018. Milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Esposizione territori in settori MPI maggiormente colpiti da dazi Brexit ‘no deal’

Export 2018 Alimentare e Moda (Ateco 10, 13, 14 e 15) vs Uk in % valore aggiunto 2016, province sopra media nazionale 0,35% – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
(Per la lista completa, clicca l’immagine)

 

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