10 Dicembre 2019, h. 13:00

STUDI – Multinazionali estere a controllo italiano e rischi ‘full made in Italy’: +19,6% fatturato esportato in Italia per moda e mobili

L’esame dei dati recentemente pubblicati dall’Istat sulle multinazionali indicano che nel 2017 le imprese manifatturiere estere a controllo nazionale sono 6.463, occupano 857 mila addetti e realizzano un fatturato di 238,9 miliardi di euro. L’occupazione in queste imprese risulta in salita del 6,5% mentre sale in modo più contenuto (0,8%) per le imprese residenti; di conseguenza le imprese residenti in Italia registrano un aumento che si limita a 29 mila addetti mentre le imprese delocalizzate a controllo italiano aumentano l’occupazione di 52 mila unità.

Filiere globali e il lavoro – L’occupazione nelle imprese estere a controllo nazionale equivale agli 859 mila addetti della manifattura del triangolo padano che parte dal Veneto, con le province di Rovigo, Padova, Venezia, Treviso, Vicenza, Verona, passa in Lombardia con Brescia e Mantova e si chiude in Emilia Romagna con i territori di Reggio Emilia, Modena e Ferrara.

In Cina nelle imprese manifatturiere a controllo italiano lavorano 92 mila addetti, pari all’occupazione della intera manifattura della provincia di Monza e Brianza; i 78 mila addetti in Romania equivalgono all’occupazione delle imprese manifatturiere della provincia di Napoli, i 67 mila addetti in Brasile superano l’intero Trentino Alto Adige manifatturiero e i 42 mila addetti in Polonia equivalgono all’occupazione della manifattura dell’intera provincia di Udine.

Nei grandi gruppi manifatturieri italiani predomina il fatturato generato da filiali delocalizzate all’estero, come evidenziato dall’ultima edizione dell’analisi di Mediobanca sui dati cumulativi delle maggiori società italiane da cui si evince nel 2018 che i maggiori gruppi manifatturieri multinazionali italiani hanno realizzato il 61% del fatturato dalle vendite di insediamenti ubicati oltre frontiera (“estero su estero”).

I rischi del ‘full made in Italy’ – In alcuni settori tipici del made in Italy e presidiati da micro e piccole imprese persistono quote elevate di fatturato esportato dalle multinazionali a controllo nazionale verso l’Italia: nel Tessile e confezione di articoli di abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia la quota è del 52,6% (in aumento rispetto il 49,7% dell’anno precedente), nella Pelle è del 43,4% (era il 38,4% l’anno prima), nei Mobili e altre industrie manifatturiere è del 40,2% (in forte aumento rispetto al 29,3% dell’anno prima). Le multinazionali a controllo italiano della moda e dei mobili hanno incrementato le esportazioni verso l’Italia del 19,6% mentre le importazioni, negli stessi settori, sono aumentati di un limitato 3%.

Nel complesso di tutti i settori manifatturieri è aumentato di 4,2 miliardi di euro il fatturato esportato in Italia delle multinazionali estere a controllo nazionale, arrivando a 28,6 miliardi di euro, un valore sottostante il lavoro di 193 mila addetti delle MPI, il 10% dell’occupazione delle nelle micro e piccole imprese manifatturiere.

Un ulteriore indizio sugli squilibri derivanti dalle filiere globali proviene della divergenza tra l’andamento dell’export e quello della produzione, particolarmente marcata nella Moda: nei primi nove mesi del 2019 l’export del tessile abbigliamento e pelle sale del 6% (ritmo più che doppio rispetto al +2,5% della media del manifatturiero) mentre la produzione del settore scende del 4,4% (flessione molto più intensa del -1,5% della media del manifatturiero).

Delocalizzazioni e reshoring – Nell’epoca della globalizzazione – dalla caduta del muro di Berlino alla Grande crisi – la delocalizzazione è stata tumultuosa: l’esame dei dati dell’Istat sul trasferimento della produzione all’estero evidenzia che nel periodo 2001-2006 addirittura il 13,4% delle imprese sopra i 50 addetti ha delocalizzato funzioni all’estero; nello stesso arco di tempo in Italia le imprese della moda, uno dei settori maggiormente colpiti dalla delocalizzazione, hanno perso 117 mila addetti (-15,3%).

I processi di delocalizzazione, pur con una minore intensità rispetto al passato, persistono, mentre il reshoring appare un fenomeno ancora limitato. Nel periodo 2015-2017 il 3,3% delle medie e grandi imprese ha trasferito all’estero attività o funzioni svolte in Italia mentre solo lo 0,9% delle medie e grandi imprese italiane ha riportato in Italia attività o funzioni già trasferite all’estero.

Ulteriori evidenze sui temi della delocalizzazione nella moda nel report dell’Ufficio Studi ‘Piccole imprese della moda e le filiere globali. Analisi di alcune evidenze’. Clicca qui per scaricarlo.

 

 

Quota di fatturato esportato in Italia da imprese manifatturiere a controllo nazionale residenti all’estero: i settori di MPI

Anni 2016 e 2017. % su totale fatturato – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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