STUDI - Caos superbonus, con blocco lavori a rischio 7,1 miliardi di euro di minore crescita

 

Le previsioni di primavera pubblicate stamane dalla Commissione europea propongono un severa revisione delle previsioni di crescita dell’economia italiana, con un ribasso di 1,9 punti della crescita del PIL per quest’anno rispetto alle previsioni dello scorso novembre.

Sul lato della domanda si registra un calo di 2,6 punti (da +4,8% a +2,2%) dei consumi privati e di 0,3 punti (da 1,2% a +0,9%) dei consumi pubblici, di 2 punti (da +5,4% a +3,4%) degli investimenti in macchinari e impianti mentre la domanda estera scende di 2,6 punti (da +7,5% a +4,9%). Unica componente in controtendenza è quella degli investimenti in costruzioni, che sono revisionati al rialzo di 3 punti (da +6,2% a +9,2%). Una crescita messa a rischio dal caos-superbonus.

Il nuovo obbligo contenuto nel Dl ‘Taglia prezzi’, approvato la scorsa settimana dal Senato, ha riportata nell’incertezza cittadini e imprese, come denunciato da Confartigianato: il solo annuncio dell’approvazione della norma ha nuovamente bloccato il mercato.  Nell'ipotesi che a seguito del blocco del mercato, nella restante parte dell'anno il trend degli investimenti in costruzioni si allineasse, al ribasso, al +2,6% previsto per la media dell’Eurozona, si determinerebbe un effetto recessivo di 7,1 miliardi di euro di minori investimenti, che penalizzerebbe ulteriormente la fragile crescita del PIL del 2022.

Il settore delle costruzioni ha trainato la ripresa post-pandemia, registrando nel 2021 un aumento del valore aggiunto del 13,6% rispetto ai livelli del 2019, a fronte del +0,4% della manifattura e la flessione del 4,4% nei servizi. Il comparto mantiene un andamento positivo anche nella prima parte di quest’anno: nei primi due mesi del 2022 la produzione delle costruzioni registra in Italia un aumento del 18,8% su base annua, più intenso del +7,0% dell’Eurozona.

Il settore ha contribuito anche al recupero del mercato del lavoro: nel 2021 gli occupati superano dell’8,4% il livello del 2019 (+111 mila unità in più) mentre il totale dell’economia è in flessione del 2,4% (-555 mila unità in meno); si tratta dell’unico aumento rilevato tra i macrosettori, visto che il Manifatturiero esteso (comprensivo di estrattivi e public utilities) scende dell’1,7% ed il Servizi segano un calo del 3,7%.

Le imprese delle costruzioni sono protagoniste dell’efficientamento del patrimonio edilizio e contribuiscono alla sostenibilità ambientale. Il settore dell’edilizia è quello che presenta la maggiore quota di lavoratori per cui assume una elevata importanza l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, richiesta per il 41,7% delle entrate, superiore al 38,7% dei Servizi ed al 33,1% del Manifatturiero esteso, risultando superiore di 3 punti percentuali rispetto alla media di 37,9% per il totale delle imprese con dipendenti.

Il dinamismo delle Costruzioni si riflette anche nella dinamica delle iscrizioni di impresa delle Costruzioni che nel primo bimestre del 2022, crescono del 20,6% in un anno, in controtendenza rispetto al calo di 1,4% del totale economia, e aumentano del 28,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, anche in questo caso in controtendenza rispetto al -14,8% del totale economia.

Il trend delle costruzioni nel 19° report di Confartigianato ‘#wareconomy – la gelata della primavera e le sfide dell’inflazione’ accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

 
Domanda aggregata nelle previsioni della Commissione europea: primavera 2022 vs autunno 2021
previsioni per il 2022, var. % rispetto 2021 a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea

 

 
Effetti del caos-superbonus su investimenti in costruzioni
I trimestre 2021-IV trimestre 2022, milioni di euro a prezzi costanti, ipotesi di tasso crescita Uem da maggio - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea


TG@ FLASH – La settimana di Confartigianato in tre minuti

Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire in appena tre minuti tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana. Leggere di più


STUDI – Reati informatici +10% all’anno. Ai tempi della cyberwar, sicurezza informatica cruciale per il 42,1% delle MPI

La guerra in Ucraina ha messo in evidenza come uno dei caratteri dei nuovi conflitti ibridi sia quello degli attacchi informatici. Le operazioni di guerra cibernetica comprendono l’attacco a siti istituzionali – anche in Italia, come registrato ieri da organi di informazione - mettendo in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese.

Nell’ultimo decennio i reati informatici sono cresciuti al ritmo del 10,1% all’anno. Nel dettaglio, tra il 2015 e il 2020 le truffe e frodi informatiche denunciate dalla forza di polizia all’autorità giudiziaria sono salite del 72,8%, mentre sono quasi raddoppiate (+96,3%) le denunce di delitti informatici. Nel periodo in esame il totale dei reati informatici è salito del 72,8% con alcune accentuazioni che emergono dall’analisi territoriale: più che raddoppiato il fenomeno in Veneto (+110,2%), Sicilia (+102,9%) e Umbria (+102,3%), mentre si registrano aumenti sopra alla media di questa tipologia di reati per Lombardia (+90,9%), Piemonte e Sardegna (entrambe con +89,2%), Friuli-Venezia Giulia (+81,2%) e Calabria (+73,9%). All’opposto, si osserva un dinamismo più contenuto del fenomeno in Molise (+8,0%) e Provincia Autonoma Trento (+6,1), mentre è in controtendenza la Provincia Autonoma Bolzano (-10,4%).

Sicurezza informatica fattore cruciale per le MPI - Per cogliere il posizionamento delle imprese in relazione alla sicurezza informatica abbiamo esaminato i dati dell’ultima indagine dell’Istat sulla situazione e prospettive delle imprese dopo l’emergenza sanitaria, nella quale sono esplorate le tendenze di nove fattori chiave della trasformazione digitale delle imprese e le quote di imprese che li hanno indicati come molto importanti o cruciali.

Le imprese mostrano una crescente consapevolezza sui rischi della digitalizzazione e dedicano molta attenzione alla sicurezza, in termini di prevenzione di attacchi ed eventuali azioni di recupero dei dati, con il 42,1% delle micro e piccole imprese (MPI) che lo considera molto importante o cruciale. La quote è del 44,8% nelle MPI del commercio, del 41,1% nella manifattura, del 39,6% per gli altri servizi e del 37,2% per le costruzioni.

Approfondendo la lettura in chiave settoriale, con l’esame dei dati relativi al totale delle imprese,  si osservano quote naturalmente più elevate per attività finanziaria e assicurative (80,3%) e i servizi di informazione e comunicazione (73,8%); seguono le attività professionali, scientifiche e tecniche (71,4%), energia elettrica e gas (68,5%), istruzione (57,2%), sanità e assistenza sociale (57,0%), acqua e rifiuti (52,2%), attività immobiliari (46,5%), commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli (46,1%), attività manifatturiere (45,5%) noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (45,3%). Quote più contenute per altre attività di servizi (21,9%) e attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (20,6%).

Tra gli altri fattori della digital transfomation il più rilevante è quello della qualità della connessione Internet - sia fissa sia mobile - considerato molto importante o cruciale dal 53,8% delle micro e piccole imprese. La focalizzazione su questo aspetto, come evidenzia il report dell’Istat “potrebbe segnalare un ritardo ancora non colmato nella piena realizzazione dei piani di connessione digitale ad alta velocità dell’intero Paese.”

Diffusa rilevanza anche per i pacchetti software per la gestione aziendale resi ancora più efficaci dalle opportunità di collegamento in rete all’interno e all’esterno dell’impresa, indicati dal 42,3% delle MPI

La formazione digitale è ritenuta cruciale dal 29,8% delle micro e piccole imprese, essendo un fattore strategico di accompagnamento degli investimenti, sempre più interessati da tecnologie digitali. Dopo i social media, indicato cruciali dal 26,7% delle MPI, oltre una impresa su cinque è focalizzata su automazione e tecnologie 4.0 (21,6%) e sulle soluzioni cloud (20,9%), mentre il miglioramento dei processi legati al commercio online (contenuti web, magazzino, logistica, ecc.) è indicato dal 14,6%. Presente in circa un caso su dieci la focalizzazione sulle applicazioni di intelligenza artificiale e analisi dei big data (9,3%).

 
Denunce di delitti, truffe, frodi informatiche 2010-2020
2010-2020, migliaia di denunce e var. % tendenziale annuo - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Dinamica decennale denunce di delitti, truffe, frodi informatiche per regione e ripartizione
2010-2020, var. % cumulata - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
 
 
Area tecnologica valutate dalle MPI come cruciale
2021, % imprese 3-49 addetti che indicano area come molto importante o cruciale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI – Manifattura incerta, tra guerra e prezzi energia, ma in 5 anni valore aggiunto in Italia +5% vs +0,7% Francia  e -3% Germania

Il freno alla ripresa dato dallo scoppio della guerra in Ucraina emerge dall’analisi dei dati pubblicati stamane dall’Istat, con la produzione manifatturiera che a marzo flette dello 0,2% rispetto al mese precedente, mentre su base trimestrale si rileva un calo congiunturale dello 0,8% a fronte di un aumento dell’1,1% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Sulle imprese manifatturiere pesano il divergente andamento dei prezzi dell’energia, già evidente nel corso della seconda metà del 2021, e il rallentamento dell’economia cinese, accentuato dai lockdown diffusi in diverse aree produttive del paese. Un prolungamento del conflitto e l’acuirsi della crisi energetica potrebbero compromettere gli eccellenti risultati della manifattura made in Italy degli ultimi anni, resi possibili dall’apporto delle micro e piccole imprese.

L’apertura del divario competitivo penalizza la locomotiva della manifattura europea. Proprio l’Italia, con una più bassa dimensione media delle imprese (10 addetti medi per impresa) rispetto a Germania (media di 39 addetti) e Francia (media di 15 addetti), registra una maggiore crescita del volume di valore aggiunto, pari al +5,1% tra il 2016 e il 2021, a fronte del limitato +0,7% in Francia e del calo del 3% registrato in Germania.

La migliore performance è stata resa possibile dalla maggiore resilienza nella pandemia, con il valore aggiunto che nel 2021 recupera interamente (+0,3%) il livello del 2019, a fronte del ritardo del 5,1% della Francia e del 5,8% della Germania.

L’eccellente risultato è stato conseguito con un aumento di efficienza delle imprese italiane: nell’arco del quinquennio in esame, nonostante gli effetti disastrosi del contagio mondiale da Covid-19, la produttività della manifattura in Italia, valutata con l’indicatore del valore aggiunto per ora lavorata, sale del 5,2%, a fronte del +1,3% della Francia e dello 0,4% della Germania.

Questi risultati empirici contraddicono le tesi secondo la quale l’insufficiente crescita italiana va attribuita prevalentemente alla ridotta dimensione media delle imprese, già messa in discussione negli interventi di Confartigianato.

Il problema dell’Italia non sono i piccoli imprenditori ma l’ambiente che li circonda: l’Italia è ancora al 58° posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa, è al quart’ultimo posto nell’Unione europea per qualità dei servizi pubblici, mentre nel 2021 registra una pressione fiscale più alta di 1 punto di PIL rispetto alla media dell’Unione europea a 27.

L’analisi delle recenti dinamiche della manifattura e del made in Italy nel 19° report di Confartigianato ‘#wareconomy – la gelata della primavera e le sfide dell’inflazione’. Per scaricalo  accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

 

 
Manifatturiero: dimensione media e e crescita del valore aggiunto in principali paesi Ue
2016-2021, var. % val. agg. a prezzi costanti e addetti per impresa, anno 2018 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

Dinamica produttività imprese manifatturiere nei principali paesi Ue
2016-2021, val. agg. a prezzi costanti per ora lavorata, indice 2016=100 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 


STUDI –  45,9% artigianato in settori esporti a concorrenza sleale dell’abusivismo: key data su sommerso e indipendenti irregolari

Confartigianato ha lanciato la Campagna nazionale di informazione contro l’abusivismo dal titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”, evidenziando che sono 709.959 le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di 1 milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori, ma che di regolare non hanno nulla. E’ irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente e questa quota è aumentata di 0,6 punti percentuali rispetto al 2011.

Il report di Confartigianato - L'analisi sullo spiazzamento delle attività legali da parte del sommerso è contenuto nell’Elaborazione Flash ‘Key data - Il sommerso e la concorrenza sleale dell’abusivismo: gli indipendenti irregolari’ pubblicata in concomitanza con il lancio della campagna nazionale. Il report è corredato da una appendice statistica con i dati per regione e provincia delle imprese nei settori più esposti dalla concorrenza sleale dell'abusivismo. Per scaricare report e appendice accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

Il report evidenzia che le unità di lavoro equivalenti non regolari sono 3 milioni e 586 mila, e superano del 6,9% i 3 milioni 353 mila unità di lavoro delle Amministrazioni pubbliche. Nel dettaglio per posizione, si rilevano 1.003.500 indipendenti non regolari, con un tasso di irregolarità del lavoro indipendente del 14,4%, in crescita nell’ultimo anno (+0,2 punti percentuali). Nell’arco di vent’anni la pressione del lavoro indipendente non regolare è addirittura salita: era il 14,0% nel 1999 mentre, in parallelo, la quota di lavoro irregolare dipendente è scesa di due punti percentuali, passando dal 17,1% del 1999 al 15,1% del 2019.

A livello settoriale si evidenzia per la componente indipendente una forte presenza di lavoro irregolare, alla base del fenomeno dell’abusivismo, nei servizi con il 16,0% seguiti dalle costruzioni con il 12,6% mentre il manifatturiero esteso si ferma sul 10,1%.

Sono diversi i meccanismi della concorrenza sleale del sommerso: i) le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato i competitor regolari, generando una pressione verso il basso delle dinamiche retributive; ii) l’evasione fiscale rende difficile condurre politiche fiscali espansive di riduzione delle aliquote fiscali applicate alle imprese regolari; iii) si inibisce la crescita dimensionale delle imprese in quanto le imprese che evadono hanno minor propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e al contempo spiazzano gli investimenti delle imprese regolari che non raggiungono spesso la redditività adeguata per crescere.

La ricerca del prezzo più basso è la maggiore determinante per la domanda di servizi offerti da lavoratori indipendenti irregolari ed è rilevata nel 64% dei casi in Italia, a fronte del 48% della media dell'Unione europea. Questa determinante si è accentuata nella crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19, che ha pesantemente colpito i redditi e i consumi, con una amplificazione nel caso di restrizioni sul lato dell’offerta: in concomitanza con il lockdown del 2020  e della chiusura nelle aree rosse del 2021 si è registrata una intensificazione dell’abusivismo nell’acconciatura ed estetica, con pesanti ricadute economiche per le imprese del settore.

 
Tasso di irregolarità del lavoro indipendente 1995-2019
Anni 1995 (inizio rilevazioni)-2019. % unità di lavoro non regolari, totale economia - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Tasso di irregolarità del lavoro indipendente per principali settori
Anno 2019. Incidenza percentuale di unità di lavoro non regolari sul corrispondente totale unità di lavoro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat