STUDI – La congiuntura dell’estate 2024 e le date chiave di settembre per le politiche economiche

I segnali statistici disponibili in questa estate del 2024 confermano una fase congiunturale incerta dell'economia italiana, mentre si delinea un debole sostegno delle politiche economiche.

La congiuntura - Si indeboliscono le aspettative delle imprese. A luglio 2024 il clima di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, posizionandosi al di sotto della media degli ultimi 12 mesi (luglio 2023 - giugno 2024). La diminuzione dell’indice è dovuta al peggioramento registrato nelle costruzioni e, soprattutto, nei servizi di mercato, mentre dalla manifattura e dal commercio al dettaglio provengono segnali positivi. Sul fronte della demografia di impresa monitorata da Movimprese, nel secondo trimestre del 2024 si osserva un aumento dell'attività imprenditoriale in Italia, con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di 29.489 unità, in miglioramento rispetto al saldo di 28.286 unità di un anno prima. Qui per la dashboard di Movimprese.

Nel secondo trimestre 2024 si registra una crescita del PIL dello 0,2% sul trimestre precedente, un tasso che nel confronto proposto da Eurostat, è in linea con il +0,3% dell’Eurozona. Si tratta del  quarto risultato positivo consecutivo dopo la lieve flessione del secondo trimestre 2023. La crescita è trainata dal terziario, mentre si registra un contributo negativo industria (manifatturiero e costruzioni). Le continuità della fase di espansione congiunturale si accompagna a un rafforzamento del tasso tendenziale di crescita, pari allo 0,9%, di tre decimi migliore del +0,6% dell'Eurozona.

Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale su base annuale fermano la crescita del PIL dell'Italia per il 2024 al +0,7%, due decimali in meno del +0,9% stimato a maggio dalla Commissione europea. Per il 2025 è previsto un consolidamento della crescita del PIL al +0,9%.

È in ritardo la ripresa del commercio internazionale, con l’export stazionario (-0,1%) nei primi cinque mesi dell'anno. L’anticipazione del dati di giugno dell’export verso i paesi extra Ue27 segna, per il secondo mese consecutivo, una riduzione su base mensile determinata soprattutto dalla contrazione delle vendite di beni di consumo durevoli.

Nella manifattura la produzione nei primi cinque mesi dell'anno scende del 3,1% mentre a luglio si registra una tenuta delle attese sulla produzione (saldo a +1,4 dal +1,3 di giugno) e delle attese sugli ordini (saldo a +2,2 dal +1,6 di giugno) .

Sul fronte dei costi dell’energia va ricordato che nel ritorno alla “nuova normalità” i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato, mentre si registra un miglioramento della competitività delle imprese italiane. Prosegue la discesa dei prezzi all’importazione di petrolio e gas, contribuendo al dimezzamento della bolletta energetica. L’approfondimento sulla rubrica dell’Ufficio Studi su Quotidiano Energia, con i relativi grafici.

Le politiche economiche - Nonostante l’inflazione stia rientrando, il Consiglio direttivo della BCE nella seduta del 18 luglio ha mantenuto invariati i tassi di riferimento. L’incertezza nella velocità di discesa dei tassi ostacola le decisioni di investimento delle imprese, frenando le transizioni, demografica, digitale e green. Nel primo trimestre del 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua. La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana, con il costo del credito alle imprese che a maggio 2024 è pari a 5,45% ed è il più alto tra i principali paesi dell'Eurozona, il cui tasso medio si attesta a 5,10%. Rispetto a giugno 2022 il tasso è aumentato di 382 punti base in Italia a fronte dei 327 punti base in più rilevati nell'Eurozona. Anche i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua mentre nell'Eurozona il trend rimane in territorio positivo (+0,3%).

Le incertezze sui tempi e intensità dell’allentamento monetario si intrecciano pericolosamente con la prospettiva di una politica fiscale restrittiva, dopo l’avvio della procedura di infrazione per eccesso di deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi Ue, che porterà ad una correzione del saldo strutturale di almeno mezzo punto di PIL, dopo che l’ultima manovra di bilancio è stata espansiva per 0,7 punti di PIL. Nelle raccomandazioni del 19 giugno la Commissione europea richiede all’Italia di “limitare nel 2025 la crescita della spesa netta a un tasso coerente con l'obiettivo di instradare il debito pubblico su una traiettoria di riduzione plausibile a medio termine e di ridurre il disavanzo pubblico portandolo verso il valore di riferimento del 3 % del PIL”. La conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per quest’anno dall’ultima legge di bilancio richiederebbe risorse per la prossima manovra per 18,2 miliardi di euro, di cui 10,8 miliardi per la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti. Il Ministro dell'Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti alla Camera lo scorso 17 luglio 2024 ha indicato che “il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato”.

Il paracadute fiscale per gli investimenti è rappresentato dai 6,2 miliardi di euro messi in campo per il 2024 e 2025 da Transizione 5.0. Last but not least, la crescita è sostenuta anche dall’attuazione del PNRR. Gli aggiornamenti sulla spesa attivata e sostenuta sono stati delineati nella Quinta Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) predisposta dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.

Le date chiave di settembre - Due prossimi appuntamenti sveleranno le contromisure dei policy makers per il prossimo autunno. Il 12 settembre il  Consiglio direttivo della BCE deciderà sui tassi ed entro il 20 settembre il Governo presenterà, per la prima volta, il Piano strutturale di bilancio, previsto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita, delineando il quadro di finanza pubblica per i prossimi anni.

 
Previsioni di crescita del PIL italiano nel 2024
Previsioni pubblicate tra settembre 2023 e luglio 2024 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Commissione europea, Fmi, Mef, Ocse e Upb

 
Clima di fiducia delle imprese
Gennaio 2021.luglio 2024, indicatore composito del clima di fiducia delle imprese - IESI - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI – La ricerca del lavoro perduto e la glaciazione demografica. L’analisi su IlSussidario.net

In una fase di indebolimento del ciclo economico, la domanda di lavoro rimane tonica, ma si avvertono i primi segnali di una inversione di tendenza. Le imprese ricercano le competenze per affrontare le transizioni digitali e green, ma cresce la difficoltà di reperimento del personale, a cui le imprese stanno reagendo con misure diversificate per attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza. Sulla carenza di competenza pesano la crisi demografica e una elevata inattività dei giovani. La transizione demografica lancia nuove sfide per le politiche pubbliche.

L’analisi delle ultime tendenze del mercato del lavoro, caratterizzate dalla crescente carenza di manodopera, un fenomeno inasprito dalla crisi demografica, viene proposta nell’articolo ‘I numeri del lavoro/ I mismatch e gli squilibri demografici mettono in crisi anche le imprese’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.

A maggio 2024 si registrano 462 mila occupati in più (+2,0%) rispetto ad un anno prima, un aumento sostenuto dall’incremento di 498 mila dipendenti permanenti (+3,2%), mentre si registra una diminuzione di 77 mila dipendenti a termine (-2,6%). Una brusca frenata del mercato del lavoro si delinea nelle previsioni di assunzioni di luglio-settembre 2024, che nella rilevazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali cedono del 10,6% su base annua. Nei primi mesi del 2024 crescono le ore di cassa integrazione, in particolare in alcuni settori della manifattura interessati da una ancora bassa domanda estera.

Si intensifica il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro. A luglio 2024 il 48,4% delle entrate previste è di difficile reperimento. La carenza di manodopera è un problema diffuso nell’Unione europea: nel primo trimestre del 2024 in Italia l'8,1% delle imprese manifatturiere registra un ostacolo all’attività dalla scarsità di manodopera, quota che sale al 22,8% nella media dell’Unione europea.

Nel rapporto ‘La ricerca del lavoro perduto’, presentato all’Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, si stima un costo del mismatch per le micro e piccole imprese di 13,2 miliardi di euro di minore valore aggiunto causato dall'eccessivo ritardo nell'inserimento in azienda del nuovo personale.

A rischio le transizioni digitale e green - Nel 2023 le imprese prevedono l'entrata di 699 mila lavoratori con una elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0, e più della metà (51,8%) risulta di difficile reperimento: si tratta di 362 mila lavoratori con competenze per gestire le tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain.

Secondo una rilevazione di Eurobarometro, per il 42,9% delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) italiane la carenza di competenze impedisce all’impresa di essere più sostenibile per l’ambiente, quota superiore di quattro punti al 38,9% della media UE. Sempre nel 2023, per due milioni 303 mila entrate previste dalle imprese sono richieste con un elevato grado di importanza competenze green (attitudine al risparmio energetico e alla riduzione dell’impatto sull’ambiente), di cui un milione 108 mila, pari al 48,1%, sono di difficile reperimento. Risulta difficile da reperire un cluster di 497 mila lavoratori essenziali per le twin transitions delle imprese, per cui sono richieste contemporaneamente elevate competenze green e digitali avanzate 4.0, di cui 253 mila (50,9%) sono difficili da trovare sul mercato.

La reazione delle imprese – Oltre due imprese su tre (67,3%) hanno adottato interventi per attrarre e/o trattenere il personale qualificato. Più diffusi gli incrementi salariali, adottati dal 34,1% delle imprese, e la flessibilità negli orari di lavoro, registrata nel 29,2% dei casi. Inoltre, le imprese adottano la concessione di maggiore autonomia sul lavoro nel 20,1% dei casi, l'accesso a benefit aziendali (auto aziendale, agevolazioni nella fruizione di servizi, assicurazioni personali ecc.) nel 14,8% dei casi, il coinvolgimento nelle decisioni aziendali nel 13,1% dei casi, e incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale, anche esterne all'impresa, nel 12,2% dei casi.

Gli effetti della crisi demografica - Sulla mancanza di candidati – che determina i due terzi della carenza di manodopera - si riverbera una profonda crisi demografica, causata da denatalità e invecchiamento della popolazione. L’analisi delle più recenti previsioni demografiche dell’Istat evidenzia che nell’arco degli ultimi dieci anni, tra il 2014 e il 2023, il Paese ha perso circa un milione 350 mila residenti. L’inverno demografico sarà prolungato nel tempo e, con l’uscita dal mercato del lavoro dei nati nel baby boom degli anni Sessanta del secolo scorso (con un picco di un milione e 35 mila nascite nel 1964, sono 379 mila nel 2023), diventerà una vera e propria glaciazione: nell’arco del prossimi venticinque anni (2024-2050) la popolazione in età lavorativa tra 20 e 64 anni scenderà di 6 milioni 841 mila unità, pari ad un calo del 19,8%. Si tratta dell’equivalente degli addetti dei settori di manifattura, costruzioni, trasporto e logistica messi insieme, oltre un terzo (37,8%) di tutta l’occupazione delle imprese non agricole (18,2 milioni).

Considerando il totale della popolazione, l'Italia nei cinquant'anni tra il 2030 e il 2080 perderà in media annua 247 mila abitanti: come se al passare di ogni anno sparisse pressoché interamente la popolazione del comune di Venezia (251 mila abitanti).

A fronte del calo demografico e la rarefazione del capitale umano, si registra il ‘grande spreco’ rappresentato da un milione 477 mila giovani inattivi tra 25 e 34 anni (due su tre sono donne) che non si offrono sul mercato del lavoro, pari al 24,0% della rispettiva popolazione, di quasi dieci punti sopra alla media europea del 14,4%. In un caso su quattro (25,7%) i giovani inattivi sono in possesso di un diploma di laurea.

Per mantenere la sostenibilità del sistema di welfare è necessaria una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, in particolare per le donne, associata ad una accelerazione della dinamica della produttività che, nello scenario base delineato nelle previsioni dalla Ragioneria Generale dello Stato, è ipotizzata in salita dell’1% all'anno tra il 2020 e il 2040 e dell’1,4% all’anno nel successivo decennio 2040-2050. Per aumentare la creazione di valore per unità di lavoro sono necessari gli investimenti, in capitale fisico e in formazione del personale. La propensione ad investire delle imprese è salita dal 16,6% del valore aggiunto del 2013 e al 19,9% del 2022, per poi scendere al 18,7% nel 2023 a seguito della vigorosa stretta monetaria attuata dalla BCE. Nel primo trimestre 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua.

A fronte di una riduzione dell’offerta di lavoro di giovani maggiormente scolarizzati, diventano strategici gli investimenti in formazione per poter affrontare le trasformazioni derivanti dalla digitalizzazione, accelerata dalla diffusione delle tecnologie di intelligenza artificiale, e dalla riduzione dell’impatto sull’ambiente dei processi produttivi. Secondo la rilevazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2023 il 49,6% delle imprese ha effettuato attività di formazione. Tra le imprese che utilizzano corsi di formazione, il 30,3% li realizza nell'ambito della transizione green e sostenibilità ambientale e il 41,6% nell'ambito della digitalizzazione.

Sono alte anche le sfide che la carenza di manodopera pone all’intervento pubblico. Servono sostegni agli investimenti anche dopo il termine dell’attuazione del PNRR, mentre si dovranno irrobustire le politiche del lavoro, armonizzandole con quelle dell’istruzione, con gli interventi contro la crisi demografica e con una gestione (ordinata) dell’immigrazione, fattore non secondario a fronte di una quota di dipendenti stranieri che nelle imprese è pari al 15,7%, quota che sale al 23,3% per gli operai.

 


STUDI – Le incertezze della meccanica nell'estate 2024 nel report presentato a Modena

 

Nei primi cinque mesi del 2024 la meccanica mostra un calo della produzione del 4,4%, più accentuato rispetto al -3,1% del manifatturiero, e che segue la crescita modesta (+0,3%) del 2023. Tra principali paesi dell'Ue il calo del nostro Paese è più marcato in Francia con -4,7% e in  Germania con -7,5%. Nel dettaglio settoriale, la performance italiana è appesantita dal -14,7% degli autoveicoli mentre si segnala la crescita del 5,3% della riparazione di macchinari, segmento tipicamente presidiato dalle piccole imprese.

Le condizioni di incertezza nella congiuntura sono esaminate nel report ‘Il trend della Meccanica nell’estate 2024’ presentato da Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato e da Monica Salvioli dell’Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna il 22 luglio a Modena durante il convegno  “Meccanica e subfornitura: analisi e andamento delle filiere” organizzato da Lapam Confartigianato Imprese - Modena e Reggio Emilia, in cui è intervenuto Federico Boin, Presidente nazionale di Confartigianato meccanica e subfornitura. Qui per scaricare il report.

Il settore della meccanica sta risentendo del ritardo della ripresa del commercio internazionale e in particolare della stanchezza dell'economia tedesca: sempre nei primi cinque mesi del 2024 le esportazioni della meccanica diminuiscono del 3,2% mentre quelle manifatturiere sono sostanzialmente stabili (+0,1%) mentre si apprezza la crescita dell'1,4% per i macchinari. Le più recenti evidenze sul volume delle vendite all'estero confermano un calo per la meccanica pari al 4,5%, più marcato rispetto allo 0,8% del made in Italy.

Per quanto riguarda l'occupazione la meccanica sostiene il dinamismo del mercato del lavoro con un aumento dello 0,9% nel I trimestre 2024 che supera il +0,5% dell'Ue rispetto alla quale mostra una performance migliore dal 2022. Si registrano vistosi segnali di rallentamento del mercato del lavoro, con un calo delle assunzioni previste e un aumento delle ore di cassa integrazione. Le imprese sono ostacolate  una scarsità di manodopera che a fine 2023 interessa il 16,3% delle imprese del settore, quota più alta del 10,3% di quelle del manifatturiero. Più critica la situazione in Germania e Francia dove sono interessate rispettivamente il 39,6% ed oltre un quarto (26,5%) delle imprese della meccanica. Le più recenti evidenze relative a luglio 2024 vedono i comparti della meccanica fronteggiare un'alta difficoltà di reperimento dei lavoratori che a fronte del 48,4% per il totale economia vede metallurgia e prodotti in metallo al primo posto tra i settori con il 68% delle entrate difficili da reperire e meccanica ed elettronica al quarto posto con il 58%.

L’analisi della propensione ad investire delle imprese evidenzia che nella metalmeccanica ed elettronica il 74,5% delle imprese ha investito in digitale (vs 69,6% manifattura), il 46,2% ha piani integrati di investimenti digitali (vs 40,7% manifattura), il 59,0% fa attività di formazione (vs 53,2% manifattura) e il 34,8% ha investito in tecnologie green per risparmio energetico e riduzione impatto ambientale (vs 41,5% manifattura).

I contenuti del report - Il report presentato a Modena, aggiornando alcune evidenze contenute nel Rapporto Confartigianato Meccanica 2024, esamina le ultime tendenze della produzione, delle esportazioni, dell’occupazione e della marcata difficoltà nei comparti della meccanica e metallurgia. Una specifica sezione esamina la propensione delle imprese ad investire in digitale, formazione e tecnologie green. È poi esaminato l’impatto delle politiche monetaria e fiscale sulle imprese della meccanica. Un focus territoriale esamina la struttura delle imprese, specializzazione, peso delle micro e piccole imprese, delle imprese gestite da giovani, donne  e stranieri, le esportazioni, gli investimenti, il lavoro, tra difficoltà di reperimento e utilizzo della CIG, e infine i principali risultati del sondaggio d’ascolto di metà 2024 di imprenditori artigiani e di MPI emiliano-romagnole.

 
Dinamica della produzione di Meccanica: confronto tra principali paesi Ue e serie storica annuale Italia
Variazioni %, media var. divisioni Ateco 2007 24, 25, 28, 29 e 33 ponderata con val. agg. 2021, indice corretto con gg lavorativi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Eurostat

 

 
Dinamica occupazione nella meccanica in Italia ed Eurozona
IV trimestre 2020-I trimestre 2024. Variazione % media annualizzata, Ateco 2007: 24, 25, 28, 29 e 33 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat


STUDI – Moda: produzione a -9,3%, sulla crisi pesa la contraffazione

Le più recenti previsioni della Commissione europea indicano una crescita del commercio mondiale di beni, dopo la stagnazione del 2023. Per l’Italia viene previsto un aumento del 2,0% del volume delle esportazioni di beni, in miglioramento rispetto al più prudente +0,5% stimato ad aprile dal Fondo monetario internazionale.

L’attesa ripresa dell’export è in ritardo per la moda – L’analisi dei dati statistici disponibili indica che la ripresa delle esportazioni è in ritardo, in particolare per i prodotti della moda. Nei primi cinque mesi del 2024 ristagna (+0,1%) l’export manifatturiero e il settore dei prodotti tessili e dell'abbigliamento, pelli e accessori, con un calo tendenziale del 3,9%, è quello con la flessione delle vendite all’estero più ampio dopo il -9,2% registrato dai metalli di base e prodotti in metallo. Nel dettaglio, si registra una tenuta dell’export degli articoli di abbigliamento (+2,5%) mentre sono in territorio negativo i prodotti tessili (-7,6%) e gli articoli in pelle (-8,4%).

Per quanto riguarda il volume delle esportazioni, nei primi quattro mesi del 2024 la moda registra un calo del 9,9%, mentre il manifatturiero si ferma a -0,8%.

La debole domanda internazionale si ripercuote sull’attività delle imprese manifatturiere che nei primi cinque mesi del 2024 vedono la produzione flettere del 3,1% su base annua. Il settore della moda è quello con il calo più ampio, con una flessione del 9,3% nel tessile, abbigliamento e pelle (divisioni C13-14-15 Ateco 2007), più marcato del -6,8% della media Ue, e a cui si associa una riduzione del 10,1% della gioielleria e lavorazione delle pietre preziose (C321). Nel dettaglio, il calo del 4,9% degli articoli di abbigliamento si amplia al -7,2% per il tessile per arrivare al -15,8% per gli articoli in pelle. La crisi del comparto delinea un livello della produzione del tessile, abbigliamento e pelle che è quasi di un quarto (-23,7%) inferiore a quello del 2019, anno pre-pandemia.

A giugno 2024 diminuisce (-3,5) il saldo dei giudizi sugli ordini delle imprese della moda a fronte di un aumento nel Manifatturiero (+1,0) e, in entrambi i casi, si osserva un peggioramento rispetto a maggio (quando i saldi erano rispettivamente +0,3 e +5,5).

Nel 2024 la moda perde ricavi per  22 milioni di euro al giorno – Nel 2023 nella moda il fatturato è stimato pari a 97,5 miliardi di euro. Nel primo quadrimestre del 2024 il valore dei ricavi nel tessile, abbigliamento e pelli scende del’8,1% su base annua. Sulla base di questo andamento e incrociando i dati strutturali sul livello del fatturato resi disponibili da Eurostat e l’indice mensile del fatturato dell’Istat, si calcola che nei primi quattro mesi del 2024 le imprese della moda hanno registrato una perdita di ricavi pari di 22 milioni di euro al giorno.

Alta esposizione della moda made in Italy alla contraffazione - Ad aggravare la situazione delle imprese della moda contribuisce l'elevata esposizione alla contraffazione: sulla base dei dati Euipo, l’Italia è uno dei paesi più colpiti dalla contraffazione nel settore dell’abbigliamento, con 1,7 miliardi di euro di mancate vendite e 19mila posti di lavoro persi ogni anno.

Inoltre, l'offerta di prodotti contraffatti spiazza le vendite al dettaglio. I prodotti della moda registrano un valore delle vendite al dettaglio che nel 2024 (ultimi dodici mesi a maggio) risulta inferiore al livello del 2019, con un ritardo dell’1,3% per abbigliamento e pellicce e del 2,2% per calzature, articoli in pelle e da viaggio, mentre nel quadriennio in esame il totale delle vendite al dettaglio non alimentari segna un aumento del 10,5%.

Un settore ad alta vocazione artigiana - Alla fine del primo trimestre del 2024, si contano 82.129 imprese nel settore moda, di cui il 50,8% sono le 41.735 imprese artigiane. Il settore impiega 445.993 addetti, con il 31,1% nell'artigianato ed il 63,8% nelle 52mila micro e piccole imprese con meno di 50 dipendenti. L'Italia si posiziona al primo posto nell'Unione Europea a 27 per numero di occupati nel settore moda, superando Portogallo, Polonia, Romania, Germania, Francia e Spagna.

La carenza di competenze nelle imprese della moda – A luglio 2024 la moda è il secondo settore per difficoltà nel reperimento di personale, fenomeno che interessa il 64% delle figure lavorative previste in entrata e supera di ben 15,6 punti percentuali il 48,4% indicato dal totale delle imprese.

La trasmissione alle altre imprese della filiera moda – Il calo di produzione e ricavi per i prodotti della moda genera un impulso recessivo su tutta la filiera, coinvolgendo imprese di altri settori manifatturieri e dei servizi. Al valore aggiunto della filiera, infatti, concorrono il commercio con il 44,6% del totale della filiera, le altre manifatture con il 18,5%, la manifattura specializzata - tessile, abbigliamento e pelli - con il 18,2%, i servizi con il 17,5% e il rimanente 1,2% tra costruzioni,  energia e utilities. Nella nostra recente analisi sulle  filiere manifatturiere, quella della moda registra la maggiore vocazione di piccola impresa, con il 48,8% del valore aggiunto della filiera.

 
Dinamica export per settore
Gennaio-maggio 2024, var. % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica produzione manifatturiera per settore
Gennaio-maggio 2024, var. % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 


DigiSOC- Confartigianato ospita l’incontro di coordinamento del Progetto DIGISOC per il dialogo sociale europeo

La sede nazionale di Confartigianato Imprese a Roma ha ospitato l’ultimo incontro di coordinamento previsto nell’ambito del Progetto europeo DigiSoc - Digital Social Partners, con i partner europei provenienti da Romania, Slovenia, Spagna, Lituania, Ungheria, Cipro e Italia e il coinvolgimento di SMEUnited.

Il Progetto DigiSoc ha l’obiettivo di approfondire il tema dell’utilizzo degli strumenti digitali nel mercato del lavoro, nell’ambito dell’Accordo quadro sulla digitalizzazione concluso dalle Parti sociali europee nel 2020. Inoltre, il progetto intende rafforzare il ruolo delle parti sociali europee, promuovendo momenti di formazione e strumenti ad hoc per garantire una maggiore diffusione di notizie e informazioni sulle politiche UE in ambito sociale.

Durante l’incontro a Roma, Confartigianato, coordinatore della fase progettuale (WP2) riguardante l’implementazione dell’Accordo, ha illustrato la struttura e i contenuti del Report finale in cui sono stati comparati i risultati dei seminari nazionali organizzati nei sette Paesi coinvolti nel progetto e raccolte le buone pratiche realizzate.

L’incontro è stato anche l’occasione per confrontarsi con gli altri partner in vista della conferenza finale del progetto DigiSoc, che si terrà a Vilnius (Lituania) il 25 settembre 2024, durante la quale il Report comparativo verrà ufficialmente presentato da Confartigianato e saranno condivise le buone pratiche raccolte in ogni Paese.

Confartigianato Imprese ha quindi proseguito l’importante attività di rafforzamento delle proprie relazioni con alcune delle più importanti organizzazioni che fanno parte della famiglia di SMEUnited, confermando ancora una volta il suo impegno nel dar voce anche in ambito europeo alle necessità e ai bisogni delle micro e piccole imprese italiane.


STUDI – Tassi BCE invariati, per imprese in Italia costo del credito più alto in Ue e calo del 2,7% degli investimenti

Prosegue la navigazione ‘a vista’ dell’ autorità monetaria europea, dopo che il Consiglio direttivo della BCE nella seduta odierna ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, confermando che “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione” e “senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. In parallelo, va osservato che il tasso di inflazione dell'area dell'euro scende al 2,5% a giugno 2024, in calo rispetto al 2,6% di maggio. Un anno prima l’inflazione era del 5,5%. I tassi di inflazione più bassi sono stati registrati in Finlandia (0,5%) e Italia (0,9%). La BCE indica che “le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”.A rischio la ripresa degli investimenti - Come ha già sottolineato Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, l’incertezza nella velocità di discesa dei tassi ostacola le decisioni di investimento delle imprese, frenando le transizioni, demografica, digitale e green. Nel primo trimestre del 2024  investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua, dopo un 2023 in cui la propensione ad investire delle imprese è scesa al 18,7% del valore aggiunto, oltre punto in meno del 19,9% dell’anno precedente. Le incertezze sui tempi e intensità dell’allentamento monetario si intrecciano pericolosamente con la prospettiva di una politica fiscale restrittiva, dopo l’avvio della procedura di infrazione per eccesso di deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi Ue. Infine, ulteriori spinte recessive derivano dal ritardo della ripresa del commercio internazionale.

La stretta monetaria più marcata per le imprese italiane – Le politiche europee per contrastare l'inflazione hanno portato il tasso ufficiale dell’Eurozona da essere pari a zero a giugno 2022 a toccare il 4,50% alla fine di settembre 2023 con dieci aumenti consecutivi. Lo scorso 6 giugno si è registrato il primo ritocco in ribasso pari a 25 punti base.

La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana, con il costo del credito alle imprese che a maggio 2024 è pari a 5,45% ed è il più alto tra i principali paesi dell'Eurozona, il cui tasso medio si attesta a 5,10%. Rispetto a giugno 2022 il tasso è aumentato di 382 punti base in Italia ed anche in questo caso si tratta della crescita maggiore tra i top 4 che supera anche quella media dell'Eurozona di 327 punti base.

Il caro-tassi si è tradotto in 8,9 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari per le micro e piccole imprese.

In parallelo anche i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua mentre nell'Eurozona si rileva un aumento, seppur modesto e pari allo 0,3%: in Italia il calo prosegue da oltre un anno, precisamente da febbraio 2023, mentre i prestiti alle imprese nell'Eurozona sono in crescita da dicembre 2023. Per le micro e piccole imprese (MPI) il calo dei prestiti è più marcato e arriva a a marzo 2024 arriva a segnare una flessione dell’8,1%.

Leggi il comunicato stampa con la dichiarazione del Presidente di Confartigianato Marco Granelli

 

 
Dinamica degli investimenti delle imprese
I tri. 2011-I tri. 2024, var. % tendenziale, valori correnti, società non finanziarie - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Costo del credito bancario nella stretta monetaria e dinamica prestiti per le imprese nei principali paesi dell’Eurozona
Maggio 2024. Tasso % su nuove operazioni e variazione % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca centrale europea e Banca d'Italia