STUDI – Con caro tassi -3,9% prestiti e -2,8% investimenti in macchinari. Crisi Germania: -4,4% export macchinari
Il taglio di 25 punti base del tasso di riferimento della politica monetaria attuato giovedì scorso dalla Bce potrebbe essere troppo prudente per rilanciare l’economia nell’Eurozona che nel secondo trimestre del 2024 sale solo dello 0,6% su base annua, segnando una ‘crescita zero’ per la Germania. Il mondo delle imprese si augura che al taglio dello 0,25 % deciso dalla Bce ne facciano seguito rapidamente altri, fino a ricostituire le condizioni del rilancio del sistema produttivo, come ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, il quale fa rilevare che l’impatto della politica monetaria restrittiva ha rallentato le scelte di investimento delle imprese, frenando le transizioni green e digitale.
Il rialzo del costo del denaro ha ridotto la domanda di credito bancario, comprimendo gli investimenti, con effetti amplificati in Italia, come evidenziato in una nostra recente analisi. A luglio 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,34% (era 5,33% a giugno), superiore di 28 punti base al tasso medio di 5,06% (era 5,07% a giugno) rilevato nell’Eurozona e risultando superiore al costo registrato nei maggiori paesi europei. Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 371 punti base, 48 punti in più dell'incremento di 323 punti registrato in Eurozona.
In parallelo si registra un rallentamento dell'inflazione dell’Eurozona, che ad agosto scende al 2,2% (era 2,6% a luglio): a fronte di una discesa dell’ inflazione sale il tasso di interesse reale, accentuando gli effetti recessivi della politica monetaria.
La velocità di discesa dei tassi ufficiali è ampiamente inferiore a quella registrata nella fase di stretta monetaria: tra giugno 2022 e settembre 2023 i tassi ufficiali sono saliti di 400 punti base in 14 mesi mentre sono scesi di 50 punti base nei successivi 12 mesi.
Il caro-tassi si associa ad un calo della domanda di prestiti delle imprese, che in Italia a luglio è in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell'Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%.
La stretta creditizia si riduce la propensione ad investire delle imprese: nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in macchinari e impianti in termini reali scendono del 2,8% su base annua, mettendo un freno alla twin transition, digitale ed ecologica. La flessione, diffusa tra le maggiori economi europee, è del -3,1% nell’Eurozona.
A fronte del calo della domanda si riduce l’attività di produzione: nei primi sette mesi del 2024 la produzione di beni strumentali cale del 3,8%, trend confermato anche per la produzione di macchinari.
Nell’ambito dei beni strumentali, la domanda di investimenti in mezzi di trasporto si intreccia con la crisi dell’automotive e le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica, temi esaminati nell’analisi dell’Ufficio Studi pubblicata ieri su QE-Quotidiano Energia. Le tendenze della meccanica dell’estate 2024 nel report dell’Ufficio Studi in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna presentato a Modena.
Ristagna la domanda estera di macchinari made in Italy - Nei primi sette mesi del 2024 il valore dell'export di macchinari è sostanzialmente stazionario (+0,4%), combinazione di una flessione del 3,0%% nei paesi Ue e di un aumento del 3,4% nei paesi extra Ue. La crisi della Germania comprime anche la domanda di tecnologia made in Italy, con l’export di macchinari sul mercato tedesco che scende del 4,4%.
Il trend nei territori del made in Italy di macchinari in Germania – L’82,0% dell’export di macchinari in Germania si addensa in quattro regioni: Lombardia con il 31,0% del totale nazionale, Emilia-Romagna con il 20,7%, Veneto con il 17,5% e Piemonte con il 12,9%. Nei primi sei mesi del 2024 si registra una flessione a doppia cifra in due regioni, in Veneto con -10,7% e in Emilia-Romagna con -10,4%. Il calo è meno accentuato in Lombardia con -2,3% mentre il Piemonte, segna un aumento, seppur contenuto (+1,5%).
Tra le prime 15 province per vendite di macchinari sul mercato tedesco, nei primi sei mesi del 2024 si registrano cali pesanti, e più ampi della media, a Verona con -21,0%, Reggio Emilia con -18,1%, Padova con -16,8%, Brescia con -12,4%, Modena con -10,2%, Bergamo con -9,2% e Varese con -8,3%. In flessione anche Parma con -5,7%, Mantova con -2,8%, Treviso con -2,1%, mentre si osserva maggiore tenuta per Vicenza con -0,5% e Bologna con -0,2% e un segno positivo per Monza e della Brianza con 3,1%, Milano con 5,3% e Torino con 8,3%.
Dinamica degli investimenti in macchinari e impianti
I trim. 2021-II trim. 2024, prezzi costanti, var. % tendenziale, esclusi Mezzi di trasporto - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend export macchinari in Germania nelle maggiori regioni e province
Gen-giu. 2024, var.% tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
ARREDO – Maurizio Longhin nuovo Presidente di Confartigianato Arredo
Il veneziano Maurizio Longhin è il nuovo Presidente di Confartigianato Arredo. Ad affiancarlo, nel ruolo di vice Presidenti, saranno Mauro Paolinelli (Marche) e Stefano Ricci (Abruzzo).
A completare il Consiglio nazionale, con il compito di definire le linee politiche generali di azione della categoria, i Presidenti regionali Agostino Azzarà (Calabria), Claudio Ballauri (Piemonte), Gabriele Serafini (Puglia), Marco Bellasio (Lombardia), Michele Tomio (Trento), Paolo Ballati (Toscana)
Il programma di mandato del Presidente prevede tra le priorità la valorizzazione del prodotto Made in Italy “fatto a regola d’arte” come fattore di qualità; la valorizzazione delle nuove tecnologie e della manifattura digitale; il riallineamento tra domanda e offerta di lavoro; la promozione di percorsi di alta specializzazione, di apprendimento e di formazione continua; la ricerca di strumenti per garantire la continuità dell’impresa e il passaggio generazionale; la grande attenzione al tema del lavoro e della contrattazione collettiva di settore.
“In questo particolare momento storico caratterizzato da instabilità, il nostro Paese ha bisogno che le realtà produttive di piccole dimensioni siano al centro dell’agenda strategica ed economica dello Stato – ha dichiarato Longhin – Si rende pertanto necessario un contesto legislativo sostenibile che valorizzi il lavoro artigiano con norme, disposizioni e strumenti pensati partendo dai contesti e dalle reali necessità della piccola impresa. Si tratta di una condizione fondamentale se vogliamo affrontare le grandi trasformazioni di un mercato in continua evoluzione e se vogliamo aiutare gli imprenditori a cogliere le opportunità della transizione digitale ed ecologica”.
STUDI – Le tendenze e i territori della ceramica artistica nel report Confartigianato
Le imprese del comparto della ceramica artistica, una delle preziose nicchie del made in Italy, stanno affrontando una fase ciclica incerta, dominata dal rallentamento del commercio internazionale e da una stretta monetaria che sta riducendo la propensione ad investire delle imprese che, per un settore ad alta intensità di energia come quello della ceramica, frena la twin transition, green e digitale. In tale contesto va colta con favore la decisione odierna del Consiglio direttivo della BCE di ridurre di 25 punti base il tasso di riferimento per la politica monetaria.
L’analisi delle tendenze del settore è contenuta nel report ‘Ceramica ad alta vocazione artigiana - imprese, trend e prospettive del territorio’ presentato sabato 7 settembre 2024 al convegno “Ceramic@rtigiana, il futuro delle imprese fra innovazione e tradizione” organizzato a Nove (Vicenza) da Confartigianato Imprese, Confartigianato Imprese Veneto e Confartigianato Imprese Vicenza, nell’ambito della 27ª Festa della Ceramica di Nove. Qui per scaricare il report.
Nell’intervento di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi, sono stati presentati di dati chiave del settore. Il comparto della ceramica - che realizza soprattutto ceramica artistica e tradizionale, vasellame, altri articoli di uso domestico e articoli ornamentali di ceramica - conta a fine giugno 2024 2.974 imprese, con una spiccata vocazione artigiana: le 2.222 imprese artigiane sono infatti quasi i tre quarti (74,7%) del comparto, incidenza che è 3,5 volte il 21,3% rilevato per il totale economia. Le imprese della ceramica generano un fatturato di 450 milioni di euro, di cui il 62,4% viene esportato (quota superiore di 16,0 punti percentuali rispetto al 46,5% del Manifatturiero), ed un valore aggiunto di 182 milioni di euro. Le micro e piccole imprese (MPI) generano l’82,9% dell’occupazione, il 59,9% del valore aggiunto ed il 54,3% del fatturato del settore. Per quanto riguarda l’occupazione, il comparto della ceramica conta 6.123 addetti, di cui 3.697 sono nell'artigianato rappresentando il 60,4% degli addetti del comparto. Nel 2023 nelle professioni legate alla produzione di ceramica le micro e piccole imprese richiedono 860 lavoratori, di cui 540, pari al 62,8% sono di difficile reperimento, quota che supera di 14,7 punti il 48,1% del totale entrate in MPI. Nell’intervento di Carlotta Andracco dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza, è delineato il quadro dei territori della ceramica italiana. Metà (51,2%) delle imprese totali del comparto si concentrano in quattro regioni: Sicilia con 488 imprese (16,4% del totale), Campania con 432 imprese (14,5%), Toscana con 330 imprese (11,1%) e Veneto con 272 imprese (9,1%). Tra le principali regioni - ognuna con almeno 100 imprese totali - si rileva una incidenza dell'artigianato superiore alla media per Sardegna con l’84,5%, Puglia con l'83,9%, Sicilia con l'82,6%, Umbria con il 78,7% e Veneto con il 76,1%.
Quasi la metà delle imprese (48,8%) del comparto della ceramica si concentra in dieci province: Perugia con 243 imprese (8,2% del totale), Catania con 203 imprese (6,8%), Firenze con 187 imprese (6,3%), Salerno con 185 imprese (6,2%), Napoli con 182 imprese (6,1%), Vicenza con 169 imprese (5,7%), Messina con 90 imprese (3,0%), Taranto con 73 imprese (2,5%), Palermo con 61 imprese (2,1%) e Milano con 57 imprese (1,9%).
Nella ceramica vi è una elevata la presenza di imprese femminili. Come sottolineato nell’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato presentata al 2° congresso internazionale in Puglia tenuto lo scorso 8 marzo, la ceramica è il 5° comparto tra 203 settori manifatturieri per quota di imprese guidate da donne.
Il made in Italy della ceramica - Secondo le ultime evidenze disponibili relative ai 12 mesi terminanti a maggio 2024, le esportazioni del comparto della ceramica ammontano a 339 milioni di euro. Il Veneto è la prima regione per esposizione delle esportazioni di prodotti in ceramica con una incidenza pari all’1,13% sul valore aggiunto regionale, quasi il triplo dello 0,44% nazionale, davanti a Umbria (0,86%), Lazio (0,80%) e Toscana (0,55%).
Le imprese del comparto della ceramica nelle regioni: dettaglio per carattere artigiano
II trimestre 2024. Imprese registrate. Codici Ateco 2007: 23.41, 23.49 e 23.4 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Esposizione per export di prodotti in ceramica per regione
Anno 2023. Incidenza % export su valore aggiunto regionale, 23.4 Ateco 2007 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat