STUDI – Le zavorre del PIL: burocrazia e bassa qualità dei servizi pubblici. L’analisi su IlSussidario.net

La crescita dell’economia italiana è condizionata da una bassa performance della spesa pubblica e della qualità dei servizi pubblici che riduce la competitività delle imprese. La stratificazione delle norme, una gestione non ottimale dei processi della Pubblica amministrazione (Pa) e lo scarso uso delle tecnologie digitali nelle relazioni con i cittadini alza la pressione burocratica, che diventa spesso insostenibile. Liberare l’economia dai ‘lacci e lacciuoli’ deve diventare un obiettivo strategico per il Paese, per garantire la sostenibilità del sistema delle imprese e della finanza pubblica. Tra le riforme previste dal PNRR, quelle che intervengono sui servizi della Pa determinano il maggiore impatto sul PIL. Va nella direzione giusta della semplificazione l’intervento varato nel Consiglio dei Ministri lo scorso 3 luglio per affrontare la carenza di coordinamento dei controlli sulle attività economiche.

L’analisi dei freni alla crescita derivanti da burocrazia e bassa qualità dei servizi pubblici è proposta nell’articolo ‘SCENARIO PIL/ Dall'export al turismo, ecco i danni della burocrazia alla nostra economia’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.

Nell’arco degli ultimi tre anni, caratterizzati dalle incertezze per la guerra in Ucraina, dalla bolla dei prezzi dell’energia, dalla stretta monetaria e dalla crisi del commercio internazionale, l’Italia segna una  crescita del PIL pro capite tra il 2021 e il 2024 del 6,4% davanti al +3,3% della Francia e alla crescita zero’ della Germania. Tra il 2019 e il 2024, l’economia italiana registra una crescita del rapporto investimenti/PIL di +3,6 punti percentuali, davanti alla Germania (+0,7 p.p.) e alla Francia, che segna una riduzione (-1,4 p.p.).

Mentre l’economia reale privata si caratterizza per un marcato dinamismo, la spesa pubblica, dopo gli  interventi per contrastare la pandemia e la crisi energetica, nel 2023 sale a 1.151 miliardi di euro, il 55,2% del PIL, portando l’Italia dal 7° posto tra i 27 paesi dell’Unione del 2019 al 3° posto del 2023 dietro a Francia e Finlandia. Nonostante l’alta spesa, è carente la qualità dei servizi offerti dagli enti pubblici: secondo l’ultima rilevazione di Eurobarometro a maggio 2024 solo il 34% dei cittadini italiani è soddisfatto dell’offerta dei servizi pubblici, 20 punti percentuali in meno del 54% della media Ue, con l’Italia che si colloca al penultimo posto tra i 27 paesi dell’Unione, davanti solo alla Grecia.

Il 79% delle imprese è gravato dal continuo cambiamento della legislazione e delle politiche, una quota di tredici punti superiore alla media del rilevata nelle imprese dell'Unione europea. Una ricerca in Normattiva - il portale della legge vigente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - evidenzia che al 2 luglio 2024 sono 123.850 gli atti normativi vigenti pubblicati negli ultimi cento anni, dal 2 luglio 1924. Nelle ultime raccomandazioni all’Italia della Commissione europea si chiede di “rafforzare la capacità amministrativa per gestire i fondi UE”. Secondo il monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato, al 29 febbraio 2024, rispetto a 75,1 miliardi di euro di risorse programmate nell’ambito dei Fondi strutturali 2021-2027, lo stato di avanzamento dei pagamenti si ferma che si ferma allo 0,94%.

Sempre tra il 2019 e il 2024, l’Italia segna una crescita del 9,2% del volume di esportazioni manifatturiere, di gran lunga migliore del +1,4% della Germania, mentre la Francia segna una flessione (-1,3%). Si registra questo straordinario risultato delle vendite del made in Italy sui mercati internazionali nonostante sulle imprese italiane gravino oneri burocratici superiori a quelli del competitor europei, con l’83% degli imprenditori che è ostacolato dalla complessità delle procedure amministrative, quindici punti sopra al 68% della media Ue.

Tra il 2021 e il 2023 il mercato del lavoro italiano registra una crescita dell’occupazione del 4,5%, facendo meglio di Germania (+4,0%) e Francia (+3,1%).  Sul costo del lavoro, però, grava un cuneo fiscale del 45,1% di 3,5 punti superiore al 41,6% della media europea. Inoltre, il 56% delle imprese indica come un problema per l'azienda le normative restrittive in materia di lavoro, nove punti superiore al 47% della media europea.

I servizi digitali rappresentano un driver della crescita dell’economia italiana. Tra il 2019 e il 2023 il valore aggiunto dell’intera economia è cresciuto del 4,2% mentre quello dei servizi di informazione e comunicazione è salito del 17,8%. Nonostante questo dinamismo sul lato dell'offerta, è in ritardo la digitalizzazione delle relazioni tra Pa, cittadini e imprese. Secondo la rilevazione di Eurostat, in Italia nel 2023 il 41,3% dei cittadini interagisce via internet con la Pa, oltre tredici punti inferiore al 54,3% della media Ue. Secondo l’ultimo aggiornamento del Digital Economy and Society Index (DESI) elaborato dalla Commissione europea, nel 2024 per l’indicatore dell’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese l’Italia si colloca al 23° posto tra i 27 paesi dell’Ue, mantenendo la stessa posizione del 2023 ma perdendo  tre posizioni rispetto al 20° posto del 2022.

L’apporto del turismo alla crescita può essere depotenziato da una scarsa qualità dei servizi pubblici locali. Il valore aggiunto generato dal turismo vale il 6,2% del totale economia, un contributo che poggia sulle presenze dei turisti che nel 2023 sono salite dell’8,5%, arrivando al massimo storico. Il Lazio, registrando lo scorso anno un aumento delle presenze del 27,2%, è risultata la regione italiana più dinamica. L'81,4% delle presenze turistiche della regione si concentra nel comune di Roma, la terza capitale dell’UE per presenze turistiche dopo Parigi e Berlino. Ma sull’attrattività turistica della capitale pesa una bassa qualità dei servizi pubblici di trasporto e di spazzatura delle strade. Roma, infatti, è all’ultimo posto tra le capitali europee con una soddisfazione media per trasporti e pulizia che si ferma al 19,4%, ampiamente al di sotto del 51% di Parigi e del 63,4% di Berlino.

Dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono attesi dei miglioramenti nell’efficienza della macchina pubblica, con 9,6 miliardi di euro di investimenti per digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa. Nel 2026, ultimo anno del Piano, l’Ufficio parlamentare di bilancio stima un livello del PIL superiore di 2,9 punti percentuali rispetto allo scenario di base. Secondo le valutazioni contenute nel DEF 2024, poco meno della metà dell’impatto deriva dalle riforme della Pa, da una maggiore efficienza della giustizia civile e degli appalti pubblici.

Con l’avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo per l’Italia si apre un’era di politica fiscale restrittiva, nella quale i decisori pubblici – Governo e Parlamento - dovranno ridurre il tasso di crescita della spesa pubblica, privilegiando i tagli della spesa improduttiva, ma cercando di tutelare gli investimenti pubblici e i processi di miglioramento della qualità dei servizi pubblici, presupposti per liberare dalle zavorre le imprese e per mantenere l’economia italiana su un sentiero di crescita sostenibile.

 


STUDI – 13,2 miliardi € costo per le MPI per il difficile reperimento del personale

A giugno 2023 la difficoltà di reperimento del personale è al 47,6% ma sale al 59,2% per gli operai specializzati e gli addetti ai macchinari. Il difficile reperimento del personale determina l’allungamento del tempo necessario per trovare la figura professionale ricercata: nel 2023 le imprese impiegano mediamente 3,3 mesi prima di riuscire a ricoprire la posizione vacante, tempo che sale a 4,8 mesi nel caso della ricerca di un operaio specializzato.

Una analisi dell’Ufficio Studi su dati Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,  in relazione alle ricerche più difficoltose per cui si impiegano oltre sei mesi - l'11,2% delle entrate totali ed il 22,6% di quelle degli operai specializzati - stima un costo del mismatch per le micro e piccole imprese di 13,2 miliardi di euro, pari allo 0,81% del valore aggiunto.

L’analisi dell’impatto della carenza di manodopera e delle contromisure messe in campo dalle aziende è al centro del rapporto dell'Ufficio Studi “La ricerca del lavoro perduto” presentato alla recente Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e rilanciata dai media con un approfondimento del Presidente Granelli nelle  interviste a Tgcom24 e a Radio 24. Qui per scaricare il rapporto e le slide della presentazione di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi.

Il costo del mismatch per le MPI sul territorio - A livello regionale si evidenzia il maggior costo per le MPI in Lombardia con 3.307 milioni di euro, Veneto con 1.432 milioni, Emilia-Romagna con 1.389 milioni, Lazio con 1.196 milioni, Toscana con 921 milioni, Piemonte con 881 milioni, Campania con 750 milioni e Sicilia con 511 milioni. A livello provinciale il costo maggiore per le MPI si osserva a Milano (1.512 milioni di euro), Roma (971 milioni), Brescia (440 milioni), Torino (425 milioni), Napoli (406 milioni), Bologna (353 milioni), Firenze (318 milioni), Bergamo (317 milioni), Vicenza (278 milioni), Modena (277 milioni), Provincia Autonoma di Bolzano (277 milioni), Verona (276 milioni), Padova (273 milioni), Treviso (269 milioni), Monza e Brianza (229 milioni) e Venezia (219 milioni).

Per quanto riguarda l'incidenza del costo per le MPI del mismatch connesso a lunghi tempi di ricerca dei lavoratori sul valore aggiunto, a livello regionale i valori più elevati e superiori alla media dello 0,81% sono quelli di: Trentino-Alto Adige con l'1,08%, Valle d'Aosta con lo 0,97%, Veneto con lo 0,95%, Emilia-Romagna con lo 0,92%, Friuli-Venezia Giulia con lo 0,92%, Lombardia con lo 0,89%, Toscana con lo 0,86%, Abruzzo con lo 0,84% e Marche con lo 0,83%. A livello provinciale le trenta incidenze maggiori sono quelle di: Gorizia (1,14% del valore aggiunto provinciale), Provincia Autonoma di Bolzano (1,19%), Belluno (1,17%), Prato (1,15%), Pordenone (1,09%), Brescia (1,08%), Modena (1,06%), Teramo (1,00%), Siracusa (1,00%), Vicenza (0,98%), Treviso (0,97%), Valle d'Aosta (0,97%), Provincia Autonoma di Trento (0,95%), Verona (0,95%), Vibo Valentia (0,95%), Piacenza (0,94%), Cremona (0,94%), Parma (0,93%), Rimini (0,93%), Novara (0,92%), Venezia (0,92%), Lecco (0,92%), Firenze (0,91%), Padova (0,91%), Arezzo (0,91%), Bologna (0,91%), Sondrio (0,90%), Bergamo (0,89%), Monza e Brianza (0,89%) e Lucca (0,89%).

Le ultime tendenze del mercato del lavoro saranno esaminate nel webinar che si terrà lunedì 8 luglio 2024, dalle ore 12.00 alle 13.15 per la presentazione del 30° report su trend economia, congiuntura e MPI, ‘Estate 2024, cosa cambia per l'economia e la politica fiscale’. Qui le info sul webinar.

 

 
Entrate per tempo impiegato per trovare la figura professionale ricercata: totale e operai specializzati
Anno 2023. Quote % sul totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-MLPS

 
Costo del mismatch domanda-offerta di lavoro per le MPI: le prime 20 province per regione
Anno 2023. Mln € minor val. aggiunto prodotto per ricerche >6 mesi (somma valori province) e % su v.a. 2021 (media 0,81%) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-MLPS

 
Costo del mismatch domanda-offerta di lavoro per le MPI: le prime 20 province
Anno 2023. Milioni di euro di minor valore aggiunto per ricerche >6 mesi e % su valore aggiunto 2021 (media 0,81%) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-MLPS


DigiSOC - Confartigianato partecipa all’incontro di Cipro per promuovere il dialogo sociale

Confartigianato Imprese ha preso parte all’ultima riunione dei partner del consorzio del progetto DigiSoc, che si è tenuta a Nicosia (Cipro) il 26 giugno. Ospiti della Camera di commercio cipriota, durante l’incontro i partner hanno potuto discutere delle prossime fasi del progetto, iniziato nel 2022 e che si concluderà a fine settembre 2024.

Con il coinvolgimento di SMEUnited e di altre organizzazioni datoriali provenienti da tutta Europa (Romania, Slovenia, Spagna, Lituania, Ungheria, Cipro e Italia), il Progetto DigiSOC ha approfondito il tema dell’utilizzo degli strumenti digitali nel mercato del lavoro, focalizzandosi anche sulla percezione ed eventuale implementazione a livello nazionale dell’Accordo quadro europeo sulla digitalizzazione, concluso dalle Parti sociali europee nel 2020.

Su questo tema, Confartigianato Imprese ha organizzato un proprio seminario nazionale, dal titolo “L’impatto della digitalizzazione nel mercato del lavoro”, che si è svolto il 12 aprile a Roma presso la sede dell’EBNA (Ente Bilaterale Nazionale dell’Artigianato), approfondendo in particolare i riflessi attuali e le prospettive future per le PMI.

I dati raccolti tramite i seminari nazionali organizzati nei sette paesi coinvolti nel progetto verranno raccolti in un report comparativo finale. Il report che sarà curato da Confartigianato verrà ufficialmente presentato durante la conferenza finale del progetto DigiSoc prevista per il 25 settembre 2024 a Vilnius (Lituania).

Il prossimo ed ultimo incontro tra i partner del progetto si terrà il 18 luglio a Roma nella sede di Confartigianato.