DigiSoc – NEWSLETTER LUGLIO – Accordo Quadro UE: Formazione per affrontare le sfide della digitalizzazione nel lavoro

La newsletter di luglio del progetto europeo DigiSoc, di cui Confartigianato Imprese è partner, si concentra sull'importanza della formazione per nuove competenze. Il 22 giugno 2020 è stato sottoscritto l'Accordo Quadro sulla digitalizzazione tra le principali associazioni europee dei datori di lavoro e dei lavoratori pubblici e privati. Questo Accordo mira a creare una base comune per gestire le sfide della digitalizzazione nel mondo del lavoro e nei processi organizzativi.

L'Accordo sarà attuato secondo le procedure specifiche dei vari Stati membri e prevede un approccio metodologico per gestire gli effetti della digitalizzazione sull'organizzazione del lavoro, sui contenuti e sulle competenze del lavoro, e sulle condizioni e relazioni di lavoro. Le parti firmatarie concordano un processo circolare partenariale, volto a garantire un adattamento efficace delle strategie ai diversi settori economici.

Un punto centrale dell'Accordo riguarda le competenze digitali e la garanzia di occupazione. Le parti riconoscono la necessità di sviluppare competenze per massimizzare i benefici della transizione digitale. Si impegnano a individuare le competenze necessarie e a organizzare programmi di formazione adeguati a livello nazionale, settoriale e aziendale. L'obiettivo di formare efficacemente i lavoratori può essere raggiunto attraverso strumenti come fondi di formazione, conti di apprendimento, piani di sviluppo delle competenze e voucher di formazione.

In Italia, la digitalizzazione ha aumentato la domanda di professioni qualificate, ma la mancanza di candidati adeguati rende difficile soddisfare questa richiesta. Confartigianato Imprese promuove l'avvicinamento tra scuola e imprese, favorendo apprendistato e alternanza scuola-lavoro per ridurre il divario tra competenze richieste e offerte.

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STUDI – Presenze turistiche: record nel 2023, con +8,3%. Domanda turistica interessa 210mila imprese artigiane

Il 2023 è stato l’anno di record per le presenze turistiche in Italia totali e di turisti stranieri dall'inizio delle rilevazioni nel 1990: secondo la rilevazione dell’Istat del movimento dei clienti negli esercizi ricettivi, le presenze totali sono state 446 milioni, di cui 232 milioni degli stranieri (52,0%) e 214 milioni di italiani (48,0%), che hanno però toccato il picco nel 2019.

Nel 2023 le presenze crescono dell’8,3% su base annua, grazie al traino del +15,4% degli stranieri mentre gli italiani si fermano sul +1,5%. Recuperati i livelli del 2019 pre pandemia rispetto ai quali si osserva un aumento del 2,2%, interamente dovuto al +5,1% degli stranieri, mentre ristagnano (-0,9%) le presenze dei turisti italiani.

A inizio 2024 si consolida la crescita del turismo straniero - I flussi turistici estivi seguiranno un trend di moderata crescita di inizio 2024, sostenuta dai turisti stranieri: nei primi quattro mesi dell’anno le presenze segnano una crescita pari all’1,3% sostenuta interamente dal +5,4% dei turisti stranieri mentre, anche in questo caso, quelli italiani sono in calo e precisamente del 2,9%.

Per quanto riguarda le presenze a livello regionale, le anticipazioni di Istat e Ministero del turismo mostrano nel 2023 un aumento in tutti i territori rispetto al 2022: spicca il +13,5% del Centro e, in particolare, tra le principali regioni con almeno 10 milioni di presenze nel 2023 si registrano crescite in doppia cifra per il Lazio con il 25,3%, la Lombardia con il 16,8%, la Sicilia con il 13,9% e la Campania con il 13,3% a cui si aggiunge il +11,0% della Valle d'Aosta.

Rispetto al 2019 la crescita più marcata è il +7,4% del Nord-Ovest e solo il Sud è in ritardo (-4,1%) e recuperano 14 territori su 21. Tra i principali territori si osservano crescite a doppia cifra per il Lazio con il 15,4%, la Lombardia con il 12,4% e la Sicilia con l'11,4%. La performance del Sud è appesantita in particolare dal -8,7% della Campania (prima regione della ripartizione con il 37,2% delle presenze) e dal -18,3% della Calabria, che mostra il ritardo più pesante tra le regioni.

L’artigianato interessato dalla domanda turistica - Sul versante dell'offerta, alla fine del primo trimestre 2024 le imprese artigiane operanti in settori di attività interessati dalla domanda turistica sono 209.956, pari al 16,7% dell'artigianato totale, e danno lavoro a 577.615 addetti.

In chiave settoriale il comparto principale è l’Agroalimentare che conta 45.456 imprese (21,7% delle imprese artigiane del settore) e produce cibo e bevande, prodotti per cui siamo famosi presso i turisti stranieri e la cui qualità permette al nostro Paese di primeggiare per numero di prodotti agroalimentari e di bevande alcoliche a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea. Seguono le 43.597 imprese delle Altre attività manifatturiere e dei servizi (20,8%) che comprendono importanti attività dell'artigianato quali la produzione di gioielleria e bigiotteria, ceramica e vetro e cornici, la lavorazione artistica di marmo, ferro, rame e altri metalli, la fotografia, i servizi alle persone come ad esempio centri benessere e palestre ed anche i servizi per animali domestici. Sono 41.902 le imprese di Abbigliamento e calzature (20,0%) che contribuiscono al nostro successo nel mondo della moda che è tra i comparti più rappresentativi all'estero del made in Italy e dello stile italiano. A seguire 33.911 imprese del Trasporto persone (16,2%) integrano l'offerta dello spostamento dei turisti mentre 29.733 Ristoranti e pizzerie (14,2%) e 13.828 Bar, caffè e pasticcerie (6,6%) - insieme si tratta di 43.561 imprese e del 20,7% del settore - mettono a disposizione dei turisti i prodotti di qualità prodotti dal comparto Agroalimentare contribuendo all'ospitalità.

L’analisi territoriale evidenzia che a livello regionale il peso dell’artigianato nei settori a vocazione turistica rappresenta oltre un quinto delle imprese artigiane della regione in Sicilia con il 22,2%, in Toscana con il 21,6% e in Campania con il 20,1%. A seguire, con valori superiori alla media nazionale del 16,7%, si posizionano Marche e Calabria (entrambe con il 19,3%), Sardegna (19,2%), Lazio (18,2%), Provincia Autonoma di Bolzano (17,1%) e Umbria (16,9%).

A livello provinciale l’artigianato a vocazione turistica mostra a Prato l’incidenza più alta, pari al 39,2%, quota 2,3 volte la media nazionale; seguono, con quota superiore ad un quinto, Fermo (30,9%), Palermo (24,6%), Firenze (24,3%), Agrigento (23,9%), Arezzo (23,6%), Reggio Calabria (22,6%), Catania (22,2%), Messina (22,1%), Siracusa (21,8%), Napoli (21,7%), Caltanissetta (21,6%), Trapani (21,0%), Venezia (20,8%), Enna (20,7%) e Roma, Nuoro (nei confini diversi da quelli attuali) e Crotone (tutte con il 20,2%). I dati per regione e provincia nell’Appendice statistica ‘Imprese artigiane nei settori interessati da domanda turistica per regione e provincia nel 2024’.

 
Dinamica annuale delle presenze per regione
Anno 2023. Variazione % annuale. Dati provvisori sui pernottamenti comprensivi di stime su piattaforma "Alloggi web" - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Ministero del Turismo

 

Peso delle imprese artigiane nei settori interessati dalla domanda turistica per regione
I trimestre 2024. % su totale imprese artigiane registrate - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Movimprese

 
Le 46 province con peso delle imprese artigiane nei settori interessati dalla domanda turistica superiore alla media
I trimestre 2024. % su totale imprese artigiane registrate. "Vecchi confini": province con assetto amministrativo diverso dal vigente - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Movimprese


IoreSME - NEWSLETTER LUGLIO - Più green nel mare e priorità della Commissione UE

La newsletter del progetto europeo IORESme, di cui Confartigianato Imprese è partner, mette in evidenza due temi chiave: l'iniziativa FuelEU Maritime e gli orientamenti politici della Commissione Europea per il periodo 2024-2029.

FuelEU Maritime è un regolamento fondamentale all'interno del pacchetto "Fit for 55", mirato a decarbonizzare il settore marittimo entro il 2050. Adottato nel luglio 2023, il regolamento impone riduzioni progressive delle emissioni di gas serra nei combustibili navali, con un obiettivo dell'80% entro metà secolo. Include incentivi per carburanti rinnovabili non biologici, esclude i combustibili fossili dalla certificazione e impone alle navi all'ormeggio di utilizzare energia a emissioni zero nei porti dell'UE entro il 2030. Queste misure, che mirano a ridurre l'inquinamento nelle aree portuali, sono accompagnate da un meccanismo di pooling che permette alle flotte di cooperare per raggiungere gli obiettivi ambientali.

Parallelamente, gli orientamenti politici della Commissione Europea, presentati da Ursula von der Leyen, delineano le priorità dell'UE per il 2024-2029. Tra i punti focali vi sono la necessità di un'Europa resiliente e autonoma, la duplice transizione verde e digitale, e il rafforzamento dell'innovazione e delle PMI. Sul piano sociale, si sottolinea l'importanza di promuovere l'equità, migliorare l'accesso ai servizi essenziali e garantire condizioni di lavoro dignitose. Infine, viene ribadito l'impegno dell'UE a proteggere lo Stato di diritto e i valori democratici, oltre a rafforzare il suo ruolo negli affari globali attraverso partenariati strategici e politiche di sviluppo sostenibile.

Questi orientamenti tracciano una strada per un'UE più forte e capace di affrontare le sfide future, assicurando al contempo crescita sostenibile e stabilità.

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STUDI – Le imprese e la transizione demografica: i numeri nel report di Confartigianato

L’economia e le imprese italiane stanno affrontando una complessa transizione demografica, caratterizzata da un calo della popolazione residente a cui si associa una crescita della sopravvivenza e un marcato calo della natalità, con un conseguente invecchiamento della popolazione. Sulla demografia, inoltre, influiscono fattori quali i flussi migratori, l’offerta di opportunità lavorative che riducono l’emigrazione del capitale umano, i cambiamenti sociali e culturali che influiscono sugli stili di vita e sulla composizione delle famiglie, oltre che i miglioramenti del servizio sanitario. Il cambiamento demografico ha implicazioni significative per il mercato del lavoro, la crescita economica e la domanda di servizi di welfare, pubblici e privati.

Gli effetti dell’andamento demografico sul mercato del lavoro sono stati evidenziati nella presentazione del rapporto dell'Ufficio Studi “La ricerca del lavoro perduto” all’Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il lavoro analizza la crescita del gap tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato, ed è stato rilanciato dai media, e in particolare l’argomento è stato approfondito dal Presidente Granelli con interviste a Tgcom24 e a Radio 24.  Qui per scaricare il rapporto e le slides della presentazione di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi.

La transizione demografica delinea una rilevante riduzione della popolazione che richiederà una crescita del tasso di occupazione associata ad una robusta crescita della produttività, sostenuta da una elevata propensione ad investire delle imprese, fattore chiave per garantire sostenibilità e la digitalizzazione dei processi produttivi. Le previsioni di medio e lungo periodo del sistema di welfare elaborate dalla Ragioneria Generale dello Stato indicano tra il 2020 e il 2030 un aumento di 6,5 punti del tasso di occupazione, più marcato (+7,2 punti) per le donne, e un tasso di crescita annuo della produttività dell’1,0%.

L'analisi delle previsioni fino al 2080 dell’Istat sulla popolazione residente, secondo lo scenario mediano relativo ai parametri demografici di fecondità, mortalità e migrazioni, indica che  la quota  di individui di 65 anni e più nel 2050 salirà al 34,5%, oltre dieci punti superiore al 23,8% nel 2022. Nella prospettiva di lungo termine di delinea una vera e propria “glaciazione” demografica. la popolazione passerà dai 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2‰. Nel medio termine la diminuzione della popolazione si accentua, passando da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰), mentre tra il 2050 e il 2080 diminuirebbe di ulteriori 8,5 milioni (-5,7‰ in media annua), arrivando a 45,8 milioni nel 2080. L'Italia in cinquant'anni, tra il 2030 e il 2080, perderà in media annua 245mila abitanti: come se al passare di ogni anno sparisse una città come Venezia (comune con 251mila abitanti).

Con la progressiva uscita dei lavoratori nati nel baby boom degli anni Sessante del secolo scorso, dal 2024 al 2050 si registrerà una accelerazione del calo dell’offerta di lavoro: dal 2024 al 2050 la popolazione in età di lavoro, tra 20 e 64 anni, scenderà di 7 milioni (-20,4%), esattamente equivalente all’attuale occupazione di tutto il Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta).

 
Variazione annua della popolazione in età lavorativa in Italia tra il 2024 e il 2080
2024-2080, variazione annua in migliaia della popolazione 20-64 anni, scenario mediano - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI –  Aperta la procedura di infrazione per deficit: come cambia la politica fiscale nel webinar dell’8 luglio

A giugno le previsioni dell’Istat indicano una crescita del PIL italiano dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025, in moderata accelerazione rispetto al 2023. Secondo la Commissione europea, il PIL dell’Italia salirebbe dello 0,9% nel 2024 e nel 2025.

Il trend della crescita potrebbe essere indebolito da politiche economiche poco espansive. Mentre la direzione della politica monetaria appare incerta, dopo il primo taglio di 0,25 punti base dello scorso 6 giugno, ieri le autorità dell’Unione europea hanno aperto la procedura di infrazione per eccesso di deficit per Francia e Italia, oltre che per Belgio, Ungheria, Malta, Slovacchia e Polonia. I sette paesi rappresentano il 38,7% del PIL dell’Ue a 27. Nel 2023 l’Italia registra il rapporto deficit/PIL (7,4%) più alto nell’Unione. Nella procedura di infrazione sono stati considerati i saldi negativi più ampi, tenuto conto dei fattori significativi presentati dagli Stati membri il cui rapporto debito pubblico/PIL è inferiore al 60% del PIL o il cui disavanzo è ritenuto vicino al valore di riferimento del 3% e temporaneo.

Con una procedura per deficit eccessivo, per il bilancio italiano sarà necessario un aggiustamento annuale del saldo strutturale di almeno 0,5 punti percentuali di PIL nel prossimo triennio.

Inoltre, come ha confermato il Rapporto sulla politica di bilancio dell'Ufficio parlamentare di bilancio pubblicato ieri, l’applicazione della riforma del Patto di stabilità e crescita, nell’arco dei prossimi sette anni potrebbe richiedere un aggiustamento annuo di 0,5-0,6 punti di PIL.

Dall’intreccio tra procedura di infrazione e nuove regole del Patto di stabilità consegue il cambio di segno della politica fiscale, dopo che la manovra di bilancio 2024 aveva ampliato il deficit di 0,7 punti di PIL. Nella prospettiva di una restrizione fiscale e di un lento calo dei tassi di interesse, il sostegno agli investimenti arriva da Transizione 5.0, un intervento da 6,2 miliardi di euro per il biennio 2024-2025. In chiave espansiva agisce l’attuazione degli altri interventi  del PNRR su cui, però, pesano i ritardi: come ha evidenziato la Corte dei conti, è proprio la capacità amministrativa a evidenziarsi come elemento critico del Piano e della sua esecuzione. Una delle sfide della programmazione fiscale richiesta dalla  riforma della governance economica europea sarà quella di mantenere una elevata accumulazione di capitale anche dopo il completamento del PNRR.

Le prospettive della politica fiscale nel webinar dell’8 luglio -  Il cambiamento del quadro di finanza pubblica alla luce della necessaria correzione fiscale sarà al centro del webinar organizzato dall’Ufficio Studi in collaborazione con la Direzione Politiche economiche che si terrà lunedì 8 luglio 2024, dalle ore 12.00 alle 13.15 per la presentazione del 30° report su trend economia, congiuntura e MPI, ‘Estate 2024, cosa cambia per l'economia e la politica fiscale’.

Programma webinar lunedì 8 luglio 2024, ore 12.00-13.15
Introduzione di Vincenzo Mamoli, Segretario Generale
Congiuntura, attività delle imprese e cambio di direzione della politica fiscale, di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi
Le evidenze territoriali, di Carlotta Andracco, Ufficio Studi Confartigianato Vicenza
Conclusioni di Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche

Info per iscrizioni al webinar

Saldo di bilancio nei paesi Ue
2023, % del PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat