STUDI – Il peso della manifattura sull’occupazione: più elevato in Veneto, Marche, Emilia-Romagna e Lombardia

Nei dodici mesi di guerra la manifattura ha contribuito alla resilienza dell’economia italiana, grazie al buon andamento dell’export e dell’occupazione. Come ha evidenziato la nostra ultima analisi pubblicata su IlSussidiario.net, nonostante una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 1,4 punti alla media dell'Eurozona, nei dieci mesi di guerra le esportazioni del made in Italy crescono del 19,7%, 1,7 punti in più rispetto alla Francia e addirittura 6 punti in più del +13,7% registrato dalla Germania.

La crisi energetica ha stimolato le imprese ad uno switch verso input di energia meno costosi, oltre che a marcati incrementi di efficienza energetica: tra febbraio e dicembre 2022, nonostante il consumo industriale di gas crolli del 17,0%, la produzione manifatturiera mostra un tenuta (-0,3%). Una ricaduta positiva della drammatica crisi energetica potrebbe, quindi, essere rappresentata da una strutturale riduzione delle emissioni della manifattura italiana.

La tenuta della manifattura potrebbe essere compromessa dagli effetti della stretta monetaria: il maggiore costo del credito – si registra aumento dei tassi di interesse sui nuovi prestiti di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022 - rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di  transizione green e digitale delle imprese.
Manifattura e mercato del lavoro: occupazione +2%
La manifattura sta fornendo un contributo al buon andamento del mercato del lavoro, registrando un aumento dell’occupazione del 2,1% su base annua (media annua al terzo trimestre 2022). Tra le maggiori regioni manifatturiere, il maggiore dinamismo si registra in Toscana, Veneto, Lombardia. Il Veneto segna un completo recupero (+3,2%) dei livelli pre pandemia.

L'evoluzione della manifattura nei territori italiani è stata al centro del report “Manifattura in transizione” - con un focus territoriale predisposto in collaborazione con Ufficio Studi di Confartigianato Marche - presentato dall’Ufficio Studi in un evento organizzato da Confartigianato Marche e tenuto nei giorni scorsi presso l’ ISTAO, Istituto Adriano Olivetti di Ancona, presieduto dal Prof. Mario Baldassarri. Nel canale YouTube dell’ISTAO la  presentazione del report  e per rivedere tutto l’evento e qui il servizio sul TGR Marche (da 5'23").
L'occupazione nelle imprese manifatturiere: 20,2% del totale degli occupati
Il peso del lavoro nelle imprese manifatturiere italiane è pari ad un quinto (20,2%) del totale dell’occupazione. In chiave regionale, la quota di occupati manifatturieri è più elevata, con valori superiori ad un quarto dell’occupazione del territorio, in Veneto con 28,6%, Marche con 27,8%, Emilia-Romagna con 27,2%, Lombardia con 26,0% e Friuli-Venezia Giulia con 25,6%. A seguire, con valori superiori alla media, Piemonte 24,8%, Umbria con 22,0% e Toscana con 21,9%.

In chiave provinciale – con una analisi degli ultimi dati relativi al 2021 – indicano che il peso della manifattura, estrattivo, energia e utilities supera un terzo dell’occupazione provinciale a Pordenone con il 37,7% dell’occupazione provinciale, Modena con 37,5%, Arezzo con 37,0%, Belluno con 36,7%, Vicenza con 36,4%, Macerata con 35,0%, Fermo con 34,8%, Bergamo con 34,6%, Mantova con 34,3%, Lecco con 33,6% e Brescia con 33,5%.

 
Peso occupazione manifatturiera per regione
2022 (ultimi quattro trimestri al III 2022), occupazione (B-E) in % occupazione totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

Peso occupazione manifatturiera: le prime 30 province
2021, occupazione (B-E) in % occupazione totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


TG@ FLASH - La settimana di Confartigianato in tre minuti

Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire in appena tre minuti tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana.

In questa edizione [clicca qui]:  la battaglia di Confartigianato sul bonus edilizia per sbloccare i crediti incagliati, il sì di Confartigianato alla riforma degli incentivi alle imprese, candidature aperte fino al 14 maggio per il premio Maestri d'eccellenza e nel piano strategico del turismo riconosciuto il ruolo delle produzioni del made in Italy.

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STUDI – 12 mesi di guerra e la resistenza delle imprese italiane. L’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net

 

È passato un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In questi dodici mesi abbiamo registrato un terremoto sui mercati energetici globali a cui sono seguiti segnali di reazione delle imprese italiane che hanno allontanato, almeno per ora, lo spettro di una stagflazione (recessione con alta inflazione).

L’analisi dell’Ufficio Studi sull’evoluzione dell’economia nel corso della guerra nel cuore dell’Europa è proposta nell’articolo sui 12 mesi di guerra e i segnali di tenuta di un ampio set di indicatori economici a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

Nel primo trimestre del 2023 il PIL dell’Italia stimato dalle previsioni d’inverno della Commissione europea è dell’1,6% superiore a quello dell’ultimo trimestre del 2021, precedente allo scoppio della guerra, una performance migliore di quelle di Germania (+1,0%) e Francia (+0,6%).

Nel confronto tra le due maggiori economie manifatturiere europee, a dicembre 2022, al netto della stagionalità, la produzione manifatturiera in Italia è superiore dello 0,7% rispetto a febbraio, in controtendenza rispetto al calo del 3,2% registrato in Germania.

Nonostante una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 1,4 punti alla media dell'Eurozona, nei dieci mesi di guerra le esportazioni del made in Italy crescono del 19,7%, 1,7 punti in più rispetto alla Francia e addirittura 6 punti in più del +13,7% registrato dalla Germania. Sul mercato dei cambi, nell’anno di guerra si è registrato l’indebolimento dell’euro sul dollaro (-10,8% su base annua).

Nei primi dieci mesi di guerra l'export verso la Russia è sceso di 2,0 miliardi di euro, pari al 30,6% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un calo meno accentuato di quello registrato dalla media Eurozona (-45,2%), dalla Germania (-55,1%) e della Francia (-64,6%). Nel dettaglio si sono ridotte di 446 milioni (-23,6%) le vendite di macchinari made in Italy, di 390 milioni (-34,5%) quelle di prodotti della moda e di 309 milioni (-80,8%) quelle di mezzi di trasporto.

Sempre tra marzo e dicembre 2022 la produzione delle costruzioni sale del 10,0% su base annua, a fronte del debole aumento (+0,9%) in Francia e del marcato calo in Germania (-3,6%). L'impulso dell’edilizia si manifesta anche nella demografia di impresa: il settore delle costruzioni contribuisce per il 42,7% al saldo di 48mila unità tra aperture e chiusure di imprese registrate nel 2022 (+0,8%).

La crescente inflazione e il caro bollette spiazza la spesa delle famiglie, con il volume delle vendite al dettaglio tra marzo e dicembre 2022 in discesa dell’1,7% su base annua, mentre nello stesso arco di tempo si consolida il recupero del turismo post pandemia, con le presenze che, tra marzo e novembre 2022, segnano un aumento del 32,1% su base annua.

Nonostante l’indebolimento del clima di fiducia delle imprese, nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina si assiste ad una crescita della domanda di lavoro, in particolare per quello stabile. Tra febbraio e dicembre 2022 gli occupati sono saliti di 260mila unità (+1,1%), grazie all’apporto di 251mila dipendenti in più (+1,4%), aumento completamente determinato dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 315mila unità (+2,1%) mentre quella a tempo determinato diminuisce di 64mila unità (-2,1%). Più debole (+0,2%) la spinta sull’occupazione indipendente, il segmento del mercato del lavoro più colpito dalla pandemia (-167mila occupati da febbraio 2020). Nel confronto europeo, tra febbraio e dicembre 2022, il tasso di disoccupazione in Italia è sceso di 0,7 punti percentuali, facendo meglio di Germania e Francia (entrambe con un calo di 0,2 punti). La critica gestione della partita in corso sui bonus in edilizia mette a rischio 157mila addetti nelle micro e piccole imprese delle costruzioni in caso di inesigibilità di 19,3 miliardi di euro di crediti incagliati.

Da luglio 2022 a febbraio 2023 la Bce ha incrementato di 300 punti base i tassi di interesse di riferimento e gli effetti sui tassi pagati dalle imprese sulle nuove operazioni di finanziamento bancario sono già rilevanti, con un aumento di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022. Considerato l'aumento di 148 punti base dei tassi medi sulle consistenze, si stima un maggiore costo del credito per le imprese fino a 50 addetti, su base annua, pari a 5,1 miliardi di euro. In parallelo, si registra la ‘crescita zero’ dei prestiti alle imprese a dicembre 2022, in decelerazione rispetto al +4,7% di agosto e al +1,3% registrato a febbraio 2022. La stretta monetaria rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di  transizione green e digitale delle imprese.

La ricaduta della stretta monetaria sono evidenti anche sulla spesa pubblica per interessi: il rendimento medio dei BTP decennali emessi a dicembre 2022 è dell’3,96%, in aumento di 257 punti base rispetto all’1,39% delle emissioni di febbraio.

Con lo scoppio della guerra si è aggravata la crisi energetica iniziata nel 2021, portando al parossistico deragliamento estivo delle quotazioni del gas europeo, con rilevanti ricadute sui costi dei beni energetici acquistati da imprese e famiglie. Sulla base dei dati pubblicati ieri da Eurostat, tra marzo 2022 e gennaio 2023 i prezzi al consumo di beni energetici in Italia salgono del 51,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ben 15,6 punti in più rispetto al +36,2% dell'Eurozona. Nel dettaglio il prezzo del gas è salito del 67,7% e quello dell’energia elettrica addirittura è più che raddoppiato, salendo del 113,7%, a fronte del +21,9% di Germania e al +7,5% della Francia; meno accentuato il caro carburanti, che segna un +15,4%, meno severo del +21,9% dell’Eurozona, ma con il gasolio che sale del 21,3%, un ritmo più che doppio rispetto +9,5% della benzina.

La vistosa differenziazione dell’inflazione energetica e la frammentazione degli interventi anticiclici nei paesi dell’Ue amplia il gap di competitività delle imprese italiane. Nel confronto internazionale aggiornato da Bruegel, gli aiuti statali contro il caro energia in Germania superano di 2,2 punti di PIL quelli dell'Italia, un gap che vale 41,9 miliardi di euro.

Si dilata la bolletta energetica, a seguito del raddoppio (+113,6%) nei primi dieci mesi di guerra delle importazioni di energia, interamente generato dall’aumento dei prezzi di acquisto (+115,0%) mentre i volumi segnano una leggera flessione (-0,7%). Più della metà (52,3%) delle maggiori importazioni energetiche derivano dall’impennata (+163,0%) del valore degli acquisti dall’estero di gas, mentre, tra marzo e dicembre 2022, il volume di gas importato scende dell’1,8% su base annua, combinazione di un aumento del +45,5% dell’import di gas naturale liquefatto (GNL) e di una riduzione del 9,4% del flusso in ingresso attraverso i gasdotti; più che dimezzato il flusso di gas proveniente dalla Russia, controbilanciato dalle immissioni provenienti da Paesi Bassi, Norvegia, Azerbaigian e Algeria, che nel corso del 2022 diventa il primo fornitore di gas dell’Italia.

Infine, da segnalare come la crisi energetica ha stimolato le imprese ad uno switch verso input di energia meno costosi, oltre che a marcati incrementi di efficienza energetica: tra febbraio e dicembre 2022, nonostante il consumo industriale di gas crolli del 17,0%, la produzione manifatturiera mostra un tenuta (-0,3%). Una ricaduta positiva della drammatica crisi energetica potrebbe, quindi, essere rappresentata da una strutturale riduzione delle emissioni della manifattura italiana.


STUDI - I pionieri dell'Intelligenza artificiale (IA), il 5,3% delle piccole imprese

Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT, il software di simulazione di una conversazione con un essere umano basato su intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico) sviluppato da OpenAI, sta aprendo un dibattito mondiale sulle prospettive dei sistemi di IA. Oltre a modificare le funzionalità dei motori di ricerca, ChatGPT apre una prospettiva di una interazione tra utente e sistema in grado di sostituire attività svolte dall'uomo in molti settori dei servizi.
Le sfide poste dall’IA
L’IA influirà sulla struttura di offerta di servizi di assistenza ai clienti, servizi immobiliari e di vendita al dettaglio. Inoltre, saranno coinvolti servizi ad alta intensità di conoscenza dove sono controllati ed analizzati grandi quantità di dati: professioni legali e mediche, servizi di consulenza fiscale e finanziaria, servizi pubblici come la sanità e l’istruzione. Gli algoritmi evolveranno, fino a svolgere attività creative, oltre a quelle ripetitive. Aumenteranno i rischi di concentrazione economica, mentre si delinea un intreccio di rilevanti implicazioni geopolitiche conseguenti allo sviluppo dell'IA.

L’IA lancia nuove sfide sul fronte della qualità e veridicità delle informazioni e dell’accuratezza dei contenuti generati da algoritmi, aprendo nuove frontiere negli ambiti giuridici della contrattualistica, delle assicurazioni e della tutela della privacy.
IA e disoccupazione tecnologica
L’evoluzione tecnologica, sin dai tempi della prima rivoluzione industriale, ha determinato un ampio dibattito sugli effetti su quantità e qualità della domanda di lavoro. Alcuni analisti sottolineano che IA e robotica non sono garanzia di una transizione socialmente ordinata, ampliando l’area della disoccupazione tecnologica; nel suo ultimo lavoro, l’economista Nouriel Roubini descrive la ‘minaccia dell'IA’ tra i dieci grandi problemi che ci stanno portando verso ‘la peggiore catastrofe della nostra vita’.

Con l’estensione dell’utilizzo dell’IA si amplificano le ripercussioni dell’automazione sul sistema delle imprese: appare indebolirsi quel ‘sistema degli anticorpi’ che protegge alcuni cluster di imprese dagli effetti negativi sull’occupazione, e che abbiamo delineato in una nostra precedente analisi sul rischio automazione. Qui per scaricare l’Elaborazione Flash “Il rischio automazione nelle imprese e il “sistema immunitario” dei territori” realizzata in collaborazione con Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia.
Piccole imprese e IA
Le frontiere dell'Intelligenza artificiale sono già percorse da un cluster, che diverrà sempre più consistente, di piccole imprese, come documentiamo analizzando i dati della nuova sezione della rilevazione dell'Istat sull'uso dell'ICT nelle imprese, dedicata all’utilizzo di tecnologie di Intelligenza artificiale (IA) legate a specifiche finalità aziendali.

Il 5,3% delle piccole imprese utilizza sistemi di Intelligenza artificiale per almeno una delle sette finalità proposte (6,4% la media Ue 27), con un 5,6% nella manifattura, un 5,3% nei servizi e un 4,9% nelle costruzioni.  Le piccole imprese che usano l’IA sono l’8,9% in Germania, il 6,1% in Spagna e il 5,0% in Francia.

Per il totale delle imprese, l’utilizzo di IA sale al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’ICT e registra una maggiore diffusione nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%) e nella produzione di computer e prodotti di elettronica (15,7%).

L'incrocio tra settore di attività e intensità di utilizzo di tecnologie di IA - misurata dal numero di finalità e tecnologie - evidenzia che nel 6,3% delle imprese dell’informatica e nel 5,6% di quelle delle telecomunicazioni viene adottato un utilizzo combinato di almeno tre tecnologie di IA; tale quota è rispettivamente il 12,2% e il 10,3% nel caso di due tecnologie IA.
Utilizzi delle tecnologie IA
Per finalità di utilizzo i tools di IA sono utilizzati dalle piccole imprese in modo più intenso per l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (38,7% dei casi), per la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (32,0%), per identificare oggetti o persone sulla base di immagini (28,5%), e per l'automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot (28,0%). A seguire, l’uso per generare linguaggio scritto o parlato - generazione del linguaggio naturale - (23,7%), per analizzare dati attraverso l’apprendimento automatico - machine learning, deep learning e reti neurali - (18,5%) e consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull'osservazione dell'ambiente circostante - robot o droni autonomi, veicoli a guida - (10,2%).

In generale, l’Intelligenza artificiale è maggiormente utilizzata per tecnologie e finalità specifiche del settore. Mentre il 39,0% delle imprese manifatturiere utilizza IA per finalità di automatizzazione, nei servizi prevalgono le finalità conoscitive, con il 44,3% delle imprese fa ricorso a strumenti di IA per l’estrazione di informazioni da documenti di testo.
Ambiti di applicazione
In relazione agli ambiti aziendali di adozione di sistemi di IA da parte delle piccole imprese, si registra una maggiore diffusione nei processi di produzione, ad esempio per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%); a seguire la funzione di marketing o vendite, ad esempio per funzioni di assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (24,1%), la sicurezza informatica (21,1%) e l’organizzazione dei processi di amministrazione aziendale, come l’analisi dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita, (16,6%); con quote più contenuta l’uso di IA per le funzioni di logistica (10,3%) e la gestione delle risorse umane (5,8%).

 
Piccole imprese che usano almeno una tecnologia di IA nei principali paesi Ue
2021, incidenza % imprese 10-49 addetti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
 
 
Finalità di utilizzo di IA nelle piccole imprese in Italia
2021, incidenza % su imprese 10-49 addetti utilizzatrici di IA - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Piccole imprese che utilizzano IA per aree aziendali di adozione
2021, incidenza % su imprese 10-49 addetti utilizzatrici di IA - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat