STUDI – Manifattura recupera (+0,1%) livelli pre pandemia, in ritardo Germania (-5,9%) e Francia (-4,9%). Il trend della manifattura artigiana
Diverse incognite delineano un 2023 all’insegna dell’incertezza per le imprese italiane, mentre il settore manifatturiero - più esposto agli effetti del caro energia - mostra segnali di rallentamento dell’attività produttiva, dopo una ripresa post pandemia che è stata più robusta rispetto agli altri paesi europei. Come analizzato in una nostra recente analisi, sulle prospettive della manifattura nei prossimi mesi pesano alcuni fattori critici: la pressione dei costi dell’energia, dei trasporti e del credito, le incertezze per gli investimenti, il rallentamento del commercio internazionale, il lento ritorno alla normalità nelle forniture di materie prime lungo le filiere globali e la persistente difficoltà di reperimento del personale specializzato.
A novembre 2022 l’indice della produzione manifatturiera ristagna (+0,1%) dopo i cali dei due mesi precedenti, -1,0% ad ottobre e -1,5% a settembre. L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per i beni strumentali (+0,1%) mentre cala per i beni di consumo (-0,4%) e i beni intermedi (-0,3%). La produzione nel complesso del trimestre settembre-novembre 2022 segna un calo dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. La produzione manifatturiera, al netto degli effetti di calendario, diminuisce del 2,2% in termini tendenziali.
Il trend nei settori a maggiore vocazione artigiana - Nel comparto manifatturiero operano 230mila imprese artigiane con 847mila addetti, pari al 62,5% delle imprese del comparto e al 22,9% degli addetti della manifattura.
Tra i settori con una più alta presenza di occupati in imprese artigiane, a novembre registrano un aumento della produzione: Riparazione macchinari (+4,0%), Mobili (+3,4%), Pelle (+2,0%), Altre manifatturiere (+1,3%), Macchinari (+1,0%), Alimentari (+0,3%), mentre segnano un calo Vetro e ceramica (-1,3%), Prodotti in metallo (-2,4%), Legno (-3,2%) e Abbigliamento (-3,7%). In media ponderata con i pesi dell’occupazione artigiana l'indice segna un calo dello 0,5%.
Nei primi undici mesi del 2022, l’indice medio ponderato con i pesi dell'occupazione artigiana segna un aumento della produzione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In chiave settoriale è la moda a trainare l’aumento della produzione, con la Pelle in aumento del 10,4%, l’Abbigliamento del +9,4% e il Tessile a+2,7%; seguono le Altre manifatturiere con +3,4%, il Legno con +3,3%, i Macchinari con +2,6%, i Mobili con +1,9%, gli Alimentari con +1,4%; in territorio negativo rimangono la Riparazione macchinari (-1,5%), il Vetro, ceramica, cemento (-2,5%) e i Prodotti metallo (-3,5%).
Il confronto europeo - Il mese di novembre, a fronte della stazionarietà della produzione in Italia, si registra un aumento dell’1,2% in Ue 27 (+1,2%), più accentuato in Francia (+2,4%) rispetto alla Germania (+0,5%). Nei primi undici mesi del 2021 la crescita tendenziale della produzione è del 2,4% in Ue 27, con spunti positivi per Francia (+1,7%) e Italia (+0,7%), mentre ristagna (-0,1%) in Germania. È nel più lungo periodo che la manifattura italiana mostra la maggiore resilienza, segnando nel 2022 un completo recupero (+0,1%) dei livelli pre pandemia, a fronte del ritardo di Francia (-4,8%) e Germania (-5,9%).
La fase di recupero dopo la crisi da Covid-19 nei maggiori settori dell’artigianato registra un recupero in doppia cifra per Legno con +15,2% e Altre manifatturiere con +11,1%; seguono Mobili con +7,7%, Vetro, ceramica, cemento con +5,3%, Alimentari con +3,3% e Macchinari con +1,4%. Recupero da completare per Riparazione macchinari (-0,1%) e Prodotti metallo (-1,4%), mentre segnano una maggiore ritardo rispetto ai livelli pre pandemia i comparti della moda, con Tessile a -6,3%, Pelle a -11,2%, Abbigliamento a -29,2%. Per la moda va consolidato, meglio se accelerato, il recupero dell'ultimo anno per poter almeno avvicinare in tempi accettabili i livelli produttivi pre pandemia. Un’alta presenza di imprese artigiane nella moda – nelle quali lavora il 31,2% dell’occupazione del comparto - determina per l’indice medio ponderato con i pesi dell’occupazione artigiana un ritardo (-1,4%) rispetto ai valori del 2019.
Focus su gioielleria e oreficeria – All’interno della manifattura ad alta vocazione artigiana si registra una marcata performance positiva dal comparto della gioielleria, oreficeria e lavorazione di pietre preziose, un settore che segna una crescita dell’attività a doppia cifra, con la produzione dei primi undici mesi del 2022 che segna un aumento del +14,8% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Per la performance del 2022 il comparto della gioielleria e oreficeria è al 6° posto tra 151 comparti manifatturieri (classi Ateco 2007 a 4 digit). Rispetto al livello pre pandemia il settore segna un aumento della produzione del +28,0%, anche in questo caso collocandosi in 6° posizione.
L'Italia è il primo paese in Ue per valore della produzione di gioielleria e oreficeria, concentrando oltre la metà (53,6%) della produzione dei 27 paesi dell’Unione, davanti a Francia (19,6%), Germania (11,6%), Spagna (5,6%) e Belgio (3,7%); questi cinque paesi concentrano il 94,1% della produzione europea del settore.
Le tendenze del settore saranno al centro nel corso di VicenzaOro January, manifestazione fieristica che si tiene dal 20 al 24 gennaio, in cui Confartigianato Restauro promuove un intervento all’interno del convegno di apertura sul ruolo dell’impresa artigiana all’interno della filiera orafa. Nell’ambito della fiera, la Categoria ha organizzato anche la riunione del proprio Consiglio Direttivo Nazionale.
Dinamica produzione manifatturiera rispetto i livelli pre pandemia nei maggiori paesi Ue
Gennaio-novembre 2022 – var. % rispetto gen.-nov. 2019, indice corretto per calendario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Settori artigianato manifatturiero: occupati e trend produzione di breve e lungo periodo
Novembre 2022 - indice produzione corretto per calendario e destagionalizzato per m/m; addetti 2020
STUDI – In 9 regioni PIL nel 2023 sopra livelli pre pandemia, ma pesa caro-bollette, in 6 regioni sopra 140%
Il clima di incertezza contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL italiano del 2023, anno in cui la crescita rallenta nettamente rispetto a quella rilevata nel 2022. Secondo l’analisi delle più recenti stime dello Svimez dopo la crescita del +3,8% del PIL del 2022, nel 2023 la dinamica si ferma al +0,5%, grazie al +0,8% Centro-Nord mentre nel Mezzogiorno si registra un calo dello 0,4%. Si rilevano tassi di crescita doppi rispetto alla media per Liguria e Abruzzo, entrambe a +1,1%, e per Valle d'Aosta e Marche, entrambe a +1,0%, mentre le flessioni più intense si registrano in Molise (-1,0%) e Calabria (-0,9%); in diminuzione le restanti sette regioni del Mezzogiorno. Tra le maggiori regioni primeggiano Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, tutte e quattro in crescita dello 0,8%, e il Lazio con il +0,7%.
L’analisi territoriale è proposta nel report dell’Ufficio Studi “Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese - EVIDENZE REGIONALI” pubblicato oggi. Qui per scaricarlo.
La ripresa post pandemia - Rispetto al 2019, anno pre-pandemia, nel 2023 si rileva comunque un recupero con il PIL che è superiore dell'1,3% sempre grazie al Centro-Nord che cresce dell'1,8% mentre il Mezzogiorno è in ritardo mostrando un calo dello 0,7%. Crescite doppie rispetto alla media per Lombardia (+4,4%), Emilia-Romagna (+4,1%) e Trentino-Alto Adige (+3,6%) seguite da Friuli-Venezia Giulia (+2,4%) e Marche (+2,0%). Per le altre maggiori regioni si rileva una crescita dell'1,7% per il Veneto e dell'1,4% per il Piemonte mentre il Lazio diminuisce dello 0,3%.
Diffusa inflazione a doppia cifra - Uno dei fenomeni che più sta contribuendo a raffreddare la ripresa è una crescita dei prezzi al consumo, che presenta una intensità mai vista dalla nascita della moneta comune europea. A novembre 2022 l'inflazione cresce dell’11,8% e viene superata in otto regioni, cioè Sicilia (14,3%), Liguria (13,7%), Sardegna (13,6%), Abruzzo (12,9%), Umbria (12,5%), Puglia (12,5%), Emilia-Romagna (12,4%) e Toscana (12,0%); gli aumenti meno intensi sono quelli di Valle d'Aosta (+8,7%) e Basilicata (+9,1%), le uniche regioni a scendere sotto la soglia psicologica del 10%. In tal senso la nostra più recente analisi sulla ricaduta della corsa dei prezzi di elettricità e gas sui bilanci di imprese e famiglie stima che il caro-bollette per le micro e piccole imprese vale 23,9 miliardi di euro, un incremento che pesa per il 6,1% del loro valore aggiunto.
Alla crescita dei prezzi sta contribuendo una dinamica mai vista dei prezzi dell'energia: i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili - voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto - sono più che raddoppiati segnando a novembre il +130,1% ed in questo caso sono undici le regioni che superano la media, cioè Umbria (150,6 %), Liguria (142,6%), Abruzzo (142,4%), Molise (141,5%), Lombardia (141,5%), Piemonte (141,2%), Marche (138,3%), Toscana (137,8%), Emilia-Romagna (137,2%), Sardegna (135,9%) e Trentino-Alto Adige (132,2%); anche in questo caso gli aumenti minori sono quelli di Basilicata (+90,8%) e Valle d'Aosta (+92,2%) ma sono anch'essi vicini al raddoppio.
I contenuti del report – Il report pubblicato oggi, oltre a crescita e inflazione, tratteggia il contesto dell’economia italiana e delle politiche economiche ed esamina evidenze su base regionale per esportazioni, mercato del lavoro e del credito, demografia d'impresa, servizi digitali e turismo.
Dinamica del PIL 2023 in un anno e rispetto al 2019, pre-pandemia per regione
Variazione %, prezzi costanti. Pallini verdi: prime 5 regioni per PIL (Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Svimez e Istat
Dinamica tendenziale dei prezzi al consumo per regione
Novembre 2022. Variazione % dell'indice generale NIC - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica tendenziale dei prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili (esclusi quelli per trasporto) per regione
Novembre 2022. Variaz. % dell'indice NIC Coicop 04.5 (composiz. nel 2022: 48,2% elettricità, 46,2% gas e 5,6% altri combustibili) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
CAAF - ISEE 2023 ai blocchi di partenza
Il 31 dicembre sono scadute tutte le certificazioni ISEE rilasciate nel 2022.
Stiamo parlando non solo dell’ISEE ordinario, ma anche di tutti gli altri indicatori ad esso collegati e, quindi, dell’ISEE per minori, di quello per l’università (ISEU), per le prestazioni socio-sanitarie e finanche dell’ISEE corrente.
A partire dal 1° gennaio le nuove ISEE 2023 dovranno fare riferimento alla situazione reddituale del 2021 e a quella patrimoniale (mobiliare ed immobiliare) esistente al 31 dicembre 2021.
E’ importante ricordare che coloro che stanno percependo prestazioni assistenziali o agevolazioni economiche vincolate all’ISEE devono ricordarsi di aggiornare questo indicatore per il 2023 presentando una nuova DSU, al fine di poter continuare a percepire il beneficio. Ad esempio, per i percettori del reddito/pensione di cittadinanza la scadenza è il 31 gennaio, mentre per chi riceve l’Assegno Unico Universale (ex Assegni familiari) l’aggiornamento dell’ISEE va fatto entro il 28 febbraio.
Chi ritiene più favorevole una ISEE che faccia riferimento ad una situazione reddituale più recente (ultimi dodici mesi) può chiedere l’Attestazione dell’ISEE corrente che, a partire dal mese di Aprile, può coinvolgere anche il patrimonio da riferirsi al 31 dicembre 2022 anziché al 2021.
E’ importante prendere sempre visione della documentazione necessaria per la individuazione dei dati corretti da far calcolare nell’ISEE poiché, essendo la maggior parte di essi autocertificati dal dichiarante nella DSU, in caso errore, il cittadino potrebbe essere perseguito per false dichiarazioni. Gli sportelli territoriali del CAAF Confartigianato sono a disposizione per offrire ogni consulenza sulla materia e gestire, per conto dell’assistito, ogni fase della procedura ISEE.